"Di Maio infame" e "Buongiorno Matteo" sono i due hashtag che Luca Morisi, il conduttore della "bestia", che giornalmente guida la propaganda in favore di Matteo Salvini, si è inventato giovedì e venerdì per sostenere sui social il "capitano" nella sua battaglia volta ad evitare il processo per il caso della Gregoretti.
Pesci pilota si sono adoperati per inviare post che accusavano Di Maio prima e Conte poi di essere dei voltagabbana perché, rispetto a quanto avevano detto in relazione al caso Diciotti, adesso la musica è cambiata.
Non facendo più la Lega parte della maggioranza, il caso Gregoretti allora è diventato di diversa natura rispetto al caso Diciotti di un anno fa. Questo è quello che pensano Salvini e i suoi parlamentari che adesso cercano di far passare il messaggio al popolo bue perché induca i 5 Stelle a cambiare idea.
Tutte le truppe sono mobilitate. L'avvocatessa parlamentare ed ex ministra Bongiorno, esperta in assoluzioni per prescrizione, ha sentenziato che i casi sono analoghi. Ugualmente, il promoter in veste di giornalista, Nicola Porro, ha confermato che il caso Diciotti ed il caso Gregoretti sono identici.
Inutile dire che anche l'interessato, Matteo Salvini, accusa i 5 Stelle di "aver perso onore e dignità per qualche poltrona insieme al Pd".
Qual è lo scopo della campagna? Evitare che il Senato voti per il rinvio a giudizio di Matteo Salvini che finirebbe per dover affrontare un processo rischiando fino a 15 anni di carcere.
La Giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato ha già incardinato il caso ed il voto dell'Aula è previsto per il 20 Gennaio.
Per finire, due considerazioni.
La prima riguarda il decreto sicurezza bis. I leghisti, Matteo Salvini in testa, si dimenticano che la nave Gregoretti è una nave militare e, come tale, non poteva e non doveva essere soggetta ad alcuna restrizione, tanto meno una imposta dal ministro dell'Interno.
La seconda riguarda le dichiarazioni di Matteo Salvini che si auto assolve e si auto incensa per quanto fatto, spacciandosi per difensore dei sacri confini della patria.
"Ho fatto il mio lavoro da ministro, e ne sono orgoglioso. Avevo il dovere di difendere la sicurezza del mio Paese e l'ho fatto col consenso dei colleghi di governo. Io sarei un sequestratore di persona? Se devo andare a processo, andrò a processo. Per quanto riguarda l'atteggiamento di Di Maio, che vuole farmi processare, posso solo dire che mi è sembrato squallido, da uomo piccolo piccolo".
Ma perché uno che dice che se deve andare a processo andrà a processo si preoccupa così tanto di fare pressione sugli ex alleati per evitare di andarci? Ma non diceva di non aver paura di niente e di nessuno? Forse ha timore che qualcuno, una buona volta, riconosca ufficialmente che Salvini non agisce per il bene della comunità, ma solo per motivi legati alla sua propaganda... in sostanza, per interesse personale.