Il Consiglio europeo si riunirà il 21 e il 22 marzo. Nei piani di Theresa May, in occasione di quell'appuntamento la premier britannica avrebbe dovuto chiedere ai 27 membri dell'Ue una proroga della scadenza per la Brexit, dal 29 marzo ad una data non successiva al 30 giugno (perché dal 1 luglio è previsto l'insediamento del nuovo Parlamento europeo), per evitare alla Gran Bretagna il voto di maggio alle europee.

Ma è quasi impossibile che questo accada. Per due motivi. Il primo è che la May non ha ancora ottenuto l'assicurazione dai parlamentari della sua maggioranza in precedenza contrari al suo accordo (gli unionisti del DUP e il gruppo dei conservatori da sempre favorevoli alla Brexit) che questa volta siano disposti a votarlo.

Il secondo motivo, inoltre, è ancora più complicato del precedente. Infatti, il voto per decidere la nuova data di scadenza (lunga o breve) per posporre la Brexit, su cui il Parlamento avrebbe dovuto esprimersi martedì o mercoledì, non ci sarà.

Lo ha fatto sapere oggi, a sorpresa, l'ormai mitico speaker della Camera dei Comuni, John Bercow, prendendo alla sprovvista la stessa premier che non si aspettava questa decisione.

Secondo precedenti che risalgono al 1604, nelle norme che regolano lo svolgimento dei lavori alla Camera dei Comuni è scritto che proposte sostanzialmente simili non possono essere votate più di una volta durante una stessa sessione del Parlamento.

Poiché l'emendamento presentato dal Governo sul sostegno all'accordo firmato dalla May con l'Ue, secondo Bercow, è sostanzialmente identico a quello già bocciato in precedenza per ben due volte, una a gennaio e l'altra la scorsa settimana, per tale motivo non può essere accettato e, quindi, messo in votazione.

In ogni caso, Bercow ha ricordato che la sua decisione non è da considerarsi definitiva... basta che il governo presenti un emendamento alternativo che non sia sostanzialmente identico a quelli già votati. In pratica, un nuovo rompicapo analogo al backstop nordirlandese.

Ci sarebbe però  un'altra strada, seppure non compatibile con i tempi, che potrebbe consentire di votare l'emendato presentato dalla May. Quella di terminare l'attuale legislatura ed aprirne un'altra, con nuove elezioni!

Quali possano essere adesso le nuove conseguenze di questa decisione sulla già intricatissima vicenda Brexit nessuno è in grado di dirlo, a parte quella di aumentare la confusione già esistente.

Dal versante dei "brexiters", comunque, aumentano adesso le speranze di una uscita senza accordo, possibilità evidentemente non esclusa neppure dai mercati che hanno visto calare la quotazione della sterlina.

I laburisti, all'opposizione, per commentare quanto sta accadendo ormai ricorrono direttamente alla satira.