I talebani avevano dichiarato di voler riconoscere i diritti delle donne e di non essere contrari alla loro istruzione o alla loro partecipazione al mondo del lavoro. Ma da quando hanno preso il potere da metà agosto, hanno chiesto a tutte le donne, eccetto quelle che operano nella sanità pubblica, di stare lontane dai posti di lavoro occupati in precedenza, almeno fino a quando la situazione della sicurezza non sarà migliorata. La stessa sicurezza che da loro era già stata tirata in ballo negli anni '90 per impedire alle donne di lavorare.
Adesso il portavoce Sayed Zekrullah Hashim, in un'intervista alla rete afgana Tolo News, ha dichiarato:
"Le donne che protestano non rappresentano tutte le donne afgane. ... Le quattro donne che protestano nelle strade non rappresentano le donne dell'Afghanistan. Le donne dell'Afghanistan sono quelle che danno figli al popolo dell'Afghanistan, che li educano secondo i valori islamici. Negli ultimi 20 anni, qualunque cosa abbia detto questo media, cosa hanno fatto gli Stati Uniti e il suo governo fantoccio in Afghanistan se non permettere la prostituzione negli uffici? ... Una donna non può fare il ministro. E' come se le mettessi sul collo un peso che non può sostenere. Non è necessario che le donne siano nel governo, loro devono fare figli".
In pochi avevano dubbi che le promesse iniziali dei talebani sarfebbero poi state mantenute. Ma stavolta, rispetto a venti anni fa, dovranno affrontare la tenacia di chi non è disposto a perdere i propri diritti e i propri sogni.
Queste le parole di una ragazza afgana a BBC News:
"Mi dicono di non andare alle proteste. Loro [i talebani] ti uccideranno. Ho combattuto con mio fratello per partecipare alla marcia di mercoledì. È importante che alziamo la voce. Non ho paura. Continuerò ad andare avanti di nuovo e ancora e ancora, finché non ci uccidono. È meglio morire una volta che morire un po' alla volta".
Nelle scorse ore è arrivata nei confronti dei talebani anche la condanna delle Nazioni Unite per la loro "risposta sempre più violenta" al dissenso, con l'uccisione di quattro persone durante le recenti proteste, dove contro i manifestanti hanno fatto uso di manganelli, fruste e munizioni vere:
"Chiediamo ai talebani di cessare immediatamente l'uso della forza e la detenzione arbitraria di chiunque eserciti il diritto di riunirsi pacificamente, consentendo ai giornalisti che seguono le proteste di poter svolgere normalente il loro lavoro", ha dichiarato alla stampa una portavoce dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani.