vai alla prima parte...Riferisco, infine, in merito alla nave Ocean Viking, la quarta, battente bandiera norvegese, della ONG SOS Méditerranée, che ha operato dal 22 al 26 ottobre sei interventi, per un totale di 234 migranti, in area SAR libica e maltese. Quindi, come vedete, mai operati in area SAR italiana. A partire dal 22 ottobre, la Ocean Viking ha inviato richieste di place of safety alle autorità italiane, maltesi, libiche, francesi, greche e spagnole, e per conoscenza alla Norvegia. Nei confronti della Ocean Viking è stata adottata il 24 ottobre una nota verbale da parte del Ministero degli Affari esteri con rilievi analoghi a quelli formulati per le navi delle altre due ONG, la Humanity 1 e la Geo Barents, sollecitando la Norvegia, in quanto Stato di bandiera, a compiere ogni azione necessaria per l'individuazione di un place of safety per i migranti nell'esercizio dei propri poteri sulle navi...... nel primo pomeriggio dell'8 novembre i sistemi di rilevazione della posizione indicavano che la Ocean Viking, dopo avere sostato per diversi giorni davanti alle coste della Sicilia sudorientale, aveva iniziato, di sua spontanea volontà, la navigazione in direzione ovest, senza fornire alcuna comunicazione né alle autorità italiane né a Malta, Paese assegnatario dell'area SAR e molto più vicino dell'Italia ai luoghi degli interventi.La decisione della Ocean Viking di allontanarsi dalle coste italiane risulta essere stata presa dopo che i media avevano già diffuso la notizia che le persone soccorse a bordo delle altre navi ONG erano tutte sbarcate. I fatti, quindi, evidenziano come la Ocean Viking si sia diretta autonomamente verso le coste francesi, di sua spontanea ed esclusiva volontà.Una decisione questa non solo mai auspicata dall'Italia, ma che ha di fatto creato attriti sul piano internazionale, anch'essi assolutamente non voluti dal Governo, con il rischio di produrre ripercussioni sulle politiche migratorie a livello europeo, ma non come conseguenza di una decisione presa dal Governo italiano.

[Arrampicarsi sugli specchi è impresa ardua, ma a leggere certe insultanti ricostruzioni, tutto a questo sembra possibile, ndr]

...Pertanto, nelle circostanze che hanno visto protagoniste le navi ONG in questione, l'individuazione del place of safety avrebbe dovuto essere effettuata in prima battuta dallo Stato competente per l'area SAR in cui sono avvenuti gli eventi, quindi quasi sempre Malta, in cooperazione con lo Stato di bandiera delle navi, ovvero, in assenza del coordinamento, quantomeno da parte di Malta e dello Stato di bandiera, in cooperazione con gli Stati costieri limitrofi.Conseguentemente, la richiesta di un place of safety in territorio italiano avrebbe dovuto essere inviata alle autorità italiane dallo Stato di bandiera delle navi ONG, e non da queste ultime, come invece è avvenuto. Ebbene, nonostante ciò, l'Italia ha adottato una linea di azione ispirata a criteri di salvaguardia della vita umana, intervenendo anche in situazioni che andavano molto al di là dei suoi obblighi di diritto del mare ed europeo.E qui assume rilievo particolare la questione del comportamento delle navi delle ONG, a proposito delle quali vale osservare che proprio perché intervengono in contesti difficili esse devono coordinarsi con le autorità competenti, scambiando flussi informativi tempestivi e completi.È evidente che, se le ONG agiscono sistematicamente in modo autonomo, diminuisce la capacità dello Stato di area SAR di dirigere e condurre a buon fine le operazioni di salvataggio. Se, poi, come è avvenuto nei casi di specie, le navi ONG si dirigono verso i porti di uno Stato diverso da quello responsabile del coordinamento nell'area SAR senza osservare le procedure previste e in violazione delle leggi nazionali dello Stato costiero in materia di immigrazione, è legittimo considerare il transito di tali navi quale passaggio non inoffensivo, ai sensi dell'articolo 19 della Convenzione UNCLOS, anch'esso più volte citato.

[Però Piantedosi, che non sembra molto presente, si è dimenticato di dire che cosa dovrebbero fare le navi delle ong quando i centri di coordinamento si rifiutano di dar loro indicazioni sullo sbarco dei naufraghi, ndr.]

Vengo ora ad alcune considerazioni che attengono al ruolo delle imbarcazioni di ONG nelle dinamiche dei flussi di immigrazione irregolare nel Mediterraneo centrale. ....Su di un piano più generale, l'Italia ha sempre sottolineato la necessità che gli arrivi dei migranti conseguenti ad intervento di recupero in mare non possano pesare sui soli Paesi che rappresentano la frontiera esterna dell'Europa e che geograficamente sono più esposti ai flussi. Queste considerazioni valgono ancor più nel caso in cui gli interventi conseguono ad operazioni non coordinate dagli Stati e condotte da navi facenti capo a ONG e spesso in acque SAR non italiane, come è avvenuto per l'appunto nei casi che abbiamo descritto.Per questo abbiamo sostenuto, e sosterremo, l'esigenza di un maggior coinvolgimento dello Stato di bandiera dell'imbarcazione nel garantire che i propri comandanti rispettino le norme di diritto del mare e che assumono la responsabilità della gestione dei migranti. ...Ebbene, com'è noto, questa forma volontaristica di ricollocazione non riesce a decollare, sia perché il numero di impegni di relocation assunti dagli Stati membri partecipanti rappresenta solamente una frazione molto esigua del numero effettivo di arrivi irregolari in Italia nel corso di quest'anno, sia perché il numero di trasferimenti finora effettuati è molto basso; ad oggi, a fronte di una disponibilità manifestata da 13 Stati europei per oltre 8.000 ricollocamenti, sono state effettivamente trasferite dall'Italia solo 117 persone, di cui 74 in Germania, 38 in Francia e 5 in Lussemburgo. ...In questa prospettiva, nel solco dei recenti contatti con i Paesi del Med5, ho condiviso l'intenzione di presentare un piano volto a rilanciare l'impegno europeo in favore dei principali Paesi terzi di origine e transito dei flussi migratori. ...Come efficacemente indicato dal Presidente del Consiglio, serve un “piano Mattei” per l'Africa, cioè programmi di investimento di ampio respiro verso i Paesi destinatari. ...Sempre in coerenza con gli impegni programmatici del Governo, stiamo affrontando il tema della migrazione legale...In una prospettiva globale di approccio ai temi migratori si inserisce, infatti, lo strumento collaudato, come dicevo, dei corridoi umanitari. ...Nella stessa direzione, in recenti contatti con i Paesi del cosiddetto gruppo MED 5 ho anticipato l'idea di un possibile intervento normativo nazionale per creare percorsi di ingressi legali in favore di quei Paesi terzi che garantiscano concretamente la loro collaborazione nella prevenzione delle partenze e soprattutto nell'attuazione dei rimpatri. ...È, infatti, indispensabile che la gestione dei flussi non sia abbandonata allo spontaneismo né, tanto meno, alle organizzazioni criminali dei trafficanti di esseri umani. Abdicare al controllo delle frontiere equivale a favorire le reti criminali e mettere a repentaglio l'incolumità dei migranti e la sicurezza dei cittadini dei Paesi di destinazione dei flussi. ... A testimoniarlo non ci sono soltanto i morti in mare, ma anche chi, sopravvissuto, si ritrova schiavo, costretto a vivere nei ghetti, vittima di tratta o anche, nella migliore delle ipotesi, di sedicenti cooperative che impiegano manodopera senza alcuna tutela.L'Italia continuerà, come ha sempre fatto, a rispettare i suoi impegni internazionali e pretenderà, a buon diritto, che gli altri Stati facciano lo stesso. L'Italia non è venuta mai meno - e certo non lo farà con questo Governo - alle sue tradizioni di solidarietà e di accoglienza. Bisogna, però, riconoscere, senza ipocrisia, che l'accoglienza ha un limite invalicabile nella capacità dello Stato di ingresso di assicurare percorsi di integrazione concreti ed efficaci e in questo senso il controllo dei flussi migratori è condizione indispensabile per coniugare sicurezza, legalità e coesione sociale. 

[Naturalmente, avendo gravi problemi di memoria, Piantedosi si è dimenticato di quando faceva il capo di gabinetto a Salvini che cancellava gli Sprar, cioè il sistema di accoglienza e integrazione di cui adesso l'assenza. Imbarazzante].