Il ministro dell'Interno Piantedosi ha reso oggi alla Camera dei Deputati un'informativa urgente per conto del Governo sulla gestione dei flussi migratori e, in particolare, sui recenti interventi di assetti navali di organizzazioni non governative nel Mediterraneo centrale.

Questo è quello che Piantedosi ha dichiarato.


L'azione del Governo sulle migrazioni è e resterà, sempre, ispirata a umanità e fermezza. Non abbiamo nessuna intenzione di venir meno ai doveri di accoglienza e solidarietà nei confronti di persone in fuga da guerre e persecuzioni. Al contempo, affermiamo con determinazione il principio che in Italia non si entra illegalmente e che la selezione di ingresso in Italia non la fanno i trafficanti di esseri umani... il percorso da seguire è quello di governare le migrazioni, anziché subirle. 
Intendo preliminarmente osservare che i numeri delle operazioni in mare, per oltre 90 mila ingressi di migranti nel solo 2022, mostrano un aumento di circa il 60 per cento rispetto allo stesso periodo del 2021, incidendo pesantemente sul sistema di accoglienza nazionale già provato dagli arrivi dall'Ucraina, 172 mila persone. Nel periodo che va dal 1° gennaio 2021 al 9 novembre 2022, le ONG, nell'ambito di 91 eventi di sbarco, hanno portato sulle coste italiane 21.046 migranti, di cui 9.956 nel 2021 e 11.090 finora nel 2022. 

[Le capacità di esprimersi e di far di conto di Piantedosi appaiono piuttosto scarse visto che, parlando delle operazioni in mare, non è chiaro se si riferisca alle sole ong che, in base ai numeri da lui forniti, annualmente, riescono a far sbarcare circa il 10% dei migranti che arrivano in Italia.]...Un altro dato significativo aggiornato e utile per documentare la crescita della pressione migratoria è fornito dalle commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale. Alla data del 10 novembre scorso, sono state presentate 69.078 richieste di protezione internazionale, vale a dire ben il 56 per cento in più rispetto al 2021 e sono state emesse 50.048 decisioni, pari a circa il 27 per cento in più rispetto al 2021. Di queste decisioni il 57 per cento ha avuto come esito un diniego, mentre il 43 per cento si è concluso positivamente con l'attribuzione delle seguenti forme di protezione: un 13 per cento è stato riconosciuto come rifugiato, un 12 per cento ha ottenuto la protezione sussidiaria e il 18 per cento quella speciale.Dal raffronto tra i dati degli arrivi, quelli di presentazione delle domande di asilo e del loro limitato accoglimento, si desume chiaramente che la maggior parte delle persone che giungono in Italia è spinta da motivazioni di carattere economico e, quindi, non ha titolo a rimanere sul territorio nazionale. Questa rappresentazione mostra plasticamente che la specificità italiana è costituita dagli sbarchi che vedono il nostro Paese nella posizione di gran lunga più sfavorita circa gli ingressi via mare rispetto a qualsiasi Stato europeo, con ciò rendendo del tutto inconferente qualsiasi comparazione che non ricomprenda gli sbarchi.....Ma vengo ora ai fatti degli ultimi giorni. Gli interventi oggetto della presente informativa sono stati condotti dalle navi ONG Humanity 1, Geo Barents, Rise Above e Ocean Viking, le tratteremo una per una.È importante sottolineare che la totalità degli interventi è avvenuta in aree SAR non italiane, precisamente maltesi e libiche, e che nessuno di essi è stato coordinato dal centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo italiano, né di altri Paesi. Queste le singole vicende delle navi coinvolte. La nave Humanity 1, battente bandiera tedesca, della ONG SOS Humanity, ha eseguito tre interventi di recupero nel periodo dal 22 al 24 ottobre scorso, per un totale di 180 migranti, in aree SAR libiche e maltesi.A partire dal 23 ottobre, la Humanity 1 ha inoltrato alle autorità italiane, oltre che a quelle maltesi e libiche, e per conoscenza alla Germania, numerose richieste di place of safety. Il 24 ottobre, il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, con una nota verbale indirizzata alla Repubblica Federale Tedesca, Stato di bandiera, ha sottolineato che gli interventi di recupero dei migranti sono stati svolti dalla nave in piena autonomia e in modo sistematico in aree SAR libiche e maltesi, senza ricevere indicazioni delle autorità statali responsabili delle predette aree, informate, al pari dell'Italia, solo ad operazioni avvenute.La nota ha altresì rilevato che la condotta della nave non era in linea con lo spirito delle norme europee ed italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all'immigrazione illegale [ma non ha chiarito quali avesse violato, ndr], sollecitando lo Stato di bandiera a compiere ogni azione necessaria per l'individuazione di un place of safety per i migranti, nell'esercizio dei propri poteri sulle navi....Il 2 novembre ho rappresentato al nostro Ministro degli Affari esteri l'esigenza di mantenere aperte le interlocuzioni con la Germania, al fine di sollecitare l'esercizio della sua giurisdizione sulla stessa nave e di acquisire informazioni sulle persone a bordo, che non ci sono state mai date. In pari data, l'ambasciata tedesca, negando ogni responsabilità dello Stato di bandiera, ha chiesto al nostro Ministro degli Affari esteri di fornire un sollecito supporto allo sbarco in un porto italiano delle persone a bordo delle navi della ONG, invocando il rispetto delle convenzioni internazionali in materia....Nella serata del 4 novembre, a seguito dell'ingresso della Humanity 1 in acque territoriali nazionali, ho adottato, sulla base dell'articolo 1, comma 2, del decreto-legge n. 130 del 2020, di concerto con il Ministro della Difesa e con il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, avendone preventivamente informato il Presidente del Consiglio dei ministri e il Consiglio dei ministri, il divieto di sostare nelle acque territoriali nazionali oltre il termine necessario ad assicurare le operazioni di soccorso e assistenza nei confronti delle persone in condizioni emergenziali ed in precarie condizioni di salute segnate dalle competenti autorità nazionali.Il provvedimento specificava, altresì, che a tutte le persone rimaste a bordo dell'imbarcazione sarebbe stata comunque assicurata l'assistenza occorrente per l'uscita dalle acque territoriali. Sottolineo che l'adozione del provvedimento appena evocato non ha imposto un divieto di ingresso assoluto, ma ha stabilito un divieto di sosta nelle acque territoriali oltre il tempo necessario a consentire la presa in carico delle situazioni di vulnerabilità a bordo.Il 5 novembre alla nave Humanity 1 è stato indicato il porto di Catania per le operazioni di soccorso e di assistenza alle persone in precarie condizioni di salute. Nella serata, il locale ufficio di sanità marittima ha autorizzato lo sbarco di 143 dei 179 migranti a bordo. Il 6 novembre, il comandante della Humanity 1, nonostante gli fosse stato intimato, in ottemperanza al decreto interministeriale, di lasciare il porto di Catania, dichiarava di non volersi allontanare fino a che non fossero sbarcati anche i rimanenti 36 migranti. Dopo tre giorni, l'8 novembre, a seguito di valutazione psichiatrica dell'équipe medica dell'azienda sanitaria locale salita a bordo della nave, tutti i migranti sono sbarcati.Quanto alla Geo Barents, la seconda nave, battente bandiera norvegese, della ONG Medici senza frontiere, informo che tra il 27 e il 29 ottobre la nave ha eseguito sette interventi in area SAR maltese, recuperando 572 migranti. Dal 27 ottobre al 5 novembre la nave ha inoltrato alle autorità maltesi ed italiane per conoscenza e a quelle norvegesi ripetute richieste di place of safety. Il 29 ottobre la Farnesina, con una nota verbale alle autorità norvegesi, anche qui formulava rilievi analoghi a quelli espressi per la nave Humanity 1 con riguardo alle modalità di svolgimento degli interventi e al mancato coordinamento da parte delle autorità italiane, sollecitando la Norvegia a svolgere ogni azione necessaria per l'individuazione di un place of safety per i migranti. Il 3 novembre l'ambasciata norvegese declinava ogni responsabilità come Stato di bandiera, affermando di contro la competenza dello Stato responsabile dell'area SAR, vale a dire Malta, ed in subordine degli Stati costieri limitrofi. Anche in questo caso, il nostro Ministero degli Affari esteri inviava un'ulteriore nota verbale all'ambasciata norvegese con le medesime richieste formulate alla Germania per la Humanity 1. A seguito dell'ingresso della nave nelle acque territoriali nazionali il 5 novembre, ho adottato anche qui il provvedimento di divieto nei confronti della Geo Barents, analogamente a quello della Humanity 1. Il 6 novembre alla nave è stato comunicato il porto di Catania quale luogo designato per le operazioni di soccorso e assistenza, e nella serata le autorità sanitarie competenti hanno autorizzato lo sbarco di 357 dei 572 migranti a bordo. Il 7 novembre è stato intimato al comandante della Geo Barents di lasciare il porto di Catania, in ottemperanza al decreto interministeriale. Lo stesso giorno la nave, con comunicazione telematica indirizzata alle autorità italiane, contestando il provvedimento di divieto, ha segnalato il progressivo deterioramento della situazione a bordo e la sussistenza di condizioni di pericolo per la vita e l'incolumità fisica dei migranti, soggiungendo che tre di essi, immediatamente soccorsi, si erano gettati in mare dal ponte e che altri minacciavano di farlo. Anche qui, dopo tre giorni, l'8 novembre, a seguito di valutazione psichiatrica dell'équipe medica della locale ASL salita a bordo della nave, tutti i migranti sono sbarcati. Una vicenda del tutto diversa, se ne è parlato, riguarda la nave Rise Above, una nave più piccola, battente bandiera tedesca, della ONG Mission Lifeline, che ha tratto a bordo 95 persone a seguito di tre interventi operati il 3 novembre in acque SAR di Malta. A partire dal 3 e fino al 7 novembre, la nave ha inoltrato alle autorità italiane, oltre che maltesi, libiche, tedesche e tunisine, diverse richieste di place of safety. Il 7 novembre, data la criticità delle condizioni descritte dal comando di bordo, con particolare riferimento alla scarsità di viveri e di carburante che avrebbe permesso la navigazione per non oltre 24-48 ore, il Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo italiano ha dichiarato lo stato di emergenza a bordo, e pertanto, d'intesa con il Ministero dell'Interno, ha comunicato alla nave di dirigersi verso il porto di Reggio Calabria, dove tutte le persone sono sbarcate il giorno seguente.Questa è la motivazione del trattamento diverso che ha ricevuto questa nave rispetto alle altre due.

[continua...]