Secondo quanto dichiarato dai negoziatori qatarioti ed egiziani, e in base a quanto confermato anche dagli Stati Uniti, le possibilità di raggiungere un accordo per il cessate il fuoco a Gaza sono praticamente pari a zero. Hamas si dice disponibile a definire nel dettaglio quanto offerto da Biden nel documento del 2 luglio, ma gli stessi Stati Uniti, successivamente, lo hanno rivisto, inserendovi i desiderata di Netanyahu, da lui pretesi per evitare che si potesse giungere ad un cessate il fuoco nella Striscia, perché poi sarebbe stato difficile giustificare per Israele una ripresa del conflitto... fattore che per il premier israeliano potrebbe determinare la fine del suo governo e la sua stessa fine politica.

Nelle scorse ore il ministro delle Finanze Smotrich, uno degli estremisti che mira ad evacuare i palestinesi (di Gaza, Gerusalemme est e Cisgiordania) dai propri territori, non ha esitato a ricordare  - riassumendo nella sostanza quanto da lui dichiarato - che la vita dei detenuti israeliani a Gaza è sacrificabile per arrivare ad eliminare sia Hamas che Hezbollah, con quest'ultimo che sembra essere diventato un nuovo obiettivo della guerra genocidaria messa in atto da Israele.

Per capire la considerazione che il governo israeliano ed il suo esercito abbiano di coloro che dal 7 ottobre etichettano come "ostaggi" di Hamas, può essere utile leggere quanto pubblicato dal quotidiano Haaretz e riassunto poi dall'Australian Broadcasting Corporation in questo articolo sulla "direttiva Annibale".

Stabilito, pertanto, che della vita dei propri prigionieri ad Israele importa meno di niente, a questo punto diventa più chiaro quale sarà il futuro scenario del conflitto in atto che Israele sta già, ad ogni costo, disperatamente cercando di farlo diventare regionale, allargandolo a Libano e Iran.

Nella tarda serata di domenica, lo Stato ebraico ha preso di mira degli obiettivi militari, che a detta di Tel Aviv sarebbero stati controllati dall'Iran, nel governatorato di Hama, nella Siria centro-occidentale. Il bilancio non definitivo dell'attacco indica che almeno 16 persone sono rimaste uccise e 36 ferite, di cui 6 in gravi condizioni.

Inoltre, in queste ore, si stanno intensificando gli attacchi reciproci tra IDF e Hezbollah che colpiscono il sud del Libano e il nord di Israele, tanto che il primo ministro ad interim del Libano, Najib Mikati, ha invitato i diplomatici occidentali a un "incontro di emergenza" presso il palazzo del governo per discutere delle continue "violazioni della sovranità del Libano" da parte di Israele. Mikati ha chiesto l'incontro dopo che tre volontari della protezione civile sono rimasti uccisi venerdì in un attacco israeliano nella città di Froun. 

Da parte sua, Hezbollah ha annunciato oggi che i suoi mujaheddin hanno preso di mira la base militare israeliana di Ma'yan Baruch e di aver lanciato attacchi negli insediamenti di Hanita, Petist, Liman, Shlomi, Nahariya, Sa'ar e Gesher Haziv nel nord di Israele.

In Cisgiordania, che al momento è isolata dal resto del mondo perché l'IDF ha chiuso il valico che la collega alla Giordania (riaprirà martedì alle 10, ma solo per le persone e non per il traffico commerciale), continuano le scorribande di coloni ed esercito, con quest'ultimo che, dopo Jenin, sta concentrando la propria attività criminale contro altre località di quel territorio.

A Gaza, inutile dirlo, prosegue la carneficina in atto da ormai quasi un anno, con due ospedali, dei pochi rimasti (quello indonesiano e quello di Kamal Adwan nel nord della Striscia) che hanno denunciato il rischio di dover interrompere l'assistenza ai pazienti a causa dell'ormai prossimo esaurimento del carburante necessario per far funzionare i reparti.

Tutto questo mentre l'occidente continua ad essere silente e complice dell'apartheid e del genocidio orchestrato dallo Stato ebraico.




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