Di seguito l'articolo con la notizia tratta da "Il Resto del Carlino".
"Nel fine settimana il parroco viene bloccato da una noiosa influenza e i fedeli si adoperano per organizzare una liturgia della parola che, in situazioni straordinarie, assolve all’obbligo domenicale di partecipare alla messa.Non si tratta di una soluzione estemporanea, questo genere di imprevisti è regolato dal canone numero 1248 del diritto canonico, ma resta il fatto che la situazione risulta ancora essere eccezionale, sebbene sia già accaduto altre volte e non si tratti di un esperimento.Il vicario episcopale per il laicato, la famiglia ed il lavoro don Davide Baraldi si ammala e non può celebrare la messa domenica della chiesa di Santa Maria della Carità dove è parroco. Una volta ci si sarebbe attaccati al telefono per trovare un sostituto, ma la carenza di sacerdoti fa sì che oggi sia praticamente impossibile trovare un prete che sia disponibile nell’orario in cui è fissata la messa.A quel punto la comunità ha preferito applicare il già citato canone che nel secondo paragrafo recita: "Se per la mancanza del ministro sacro o per altra grave causa diventa impossibile la partecipazione alla celebrazione eucaristica, si raccomanda vivamente che i fedeli prendano parte alla liturgia della Parola, se ve n’è qualcuna nella chiesa parrocchiale o in un altro luogo sacro, celebrata secondo le disposizioni del Vescovo diocesano".Nel caso specifico la celebrazione è stata guidata da un diacono che ha svolto l’omelia dopo la lettura dei testi e del Vangelo. E’ stato possibile anche distribuire l’eucarestia dato che nel tabernacolo erano custodite un numero sufficiente di ostie consacrate. "E’ chiaro che nel mondo non sempre le comunità sono in grado di celebrare la messa col prete – spiega don Baraldi –. In Italia, che è un Paese ancora tradizionalista, il precetto ordinario è che la domenica si debba andare a messa. Ma anche all’interno della Cei su questo c’è dibattito e se n’è parlato anche nell’ultimo Sinodo. Credo sia anche più significativo che un ministro della stessa comunità celebri la liturgia festiva, rispetto a un prete magari sconosciuto che non conosce lo stile della comunità. C’è anche un valore in questo".Non è la prima volta che accade anche in una arcidiocesi come quella di Bologna dove vi è una attenzione particolare per la liturgia. "Alcune parrocchie lo fanno stabilmente, e senza fare tanti proclami. Visto il calo di noi sacerdoti penso che il futuro sia comunque questo con un coinvolgimento sempre maggiore dei ministri che sono a servizio della comunità".Coinvolgimento che è già molto attivo quando si parla di benedizioni pasquali con i parroci che sempre più spesso si fanno sostituire dai diaconi per poter garantire questo rito a tutte le famiglie".
Per il Movimento Internazionale dei sacerdoti sposati, fondato nel 2003 da don Giuseppe Serrone, bene tutto questo per arginare la crisi. "Ma perché i vertici vaticano non riammettono al ministero sacerdotale attivo i preti sposati che lo desiderano? Da anni sono disattesi i nostri appelli e offerte di collaborazione pastorale".