Vincenzo Petrosino- Oncologo Chirurgo- SALERNO -

Nel mondo, specialmente nell’ultimo decennio, si stanno moltiplicando gli studi che mettono in relazione l’esposizione ad inquinanti ambientali, specialmente i metalli pesanti, con le patologie Tiroidee, diversi tipi di cancro e tante altre patologie come quelle cardiovascolari ad esempio ma anche malformazioni e sterilità maschile.

Dallo stesso sito dell’istituto superiore di sanità è possibile leggere:

“I metalli pesanti come il cadmio, il piombo e il mercurio sono sostanze inquinanti spesso presenti nell’aria come risultato di diversi tipi di attività industriale. Anche quando la loro concentrazione nell’atmosfera è bassa, si possono accumulare nel terreno entrando nella catena alimentare (sia via terra che via acqua). 

All’esposizione ai metalli pesanti sono associati molteplici effetti sulla salute, con diversi gradi di gravità e condizioni: problemi ai reni e alle ossa, disordini neuro comportamentali e dello sviluppo, elevata pressione sanguigna e, potenzialmente, anche cancro al polmone. Nonostante i miglioramenti tecnologici abbiano portato a una diminuzione nell’esposizione ambientale, il cadmio, il piombo e il mercurio sono ancora presenti nell’atmosfera, spinti anche a grande distanza dalle loro fonti di emissione dal trasporto atmosferico” Il rapporto “Health risks of heavy metals from long-range transboundary air pollution”, pubblicato congiuntamente dall’Oms Europa e dalla Convention Task Force on the Health Aspects of Air Pollution, si basa sui contributi di un gruppo internazionale di esperti. Lo studio riesamina le informazioni disponibili sulle fonti, sulle proprietà chimiche e sulla distribuzione spaziale dell’inquinamento atmosferico provocato da cadmio, piombo e mercurio, valutando anche i rischi potenziali per l’Europa”.

www.epicentro.iss.it/ambiente/metalli_aria_OmsEu2008
qui è possibile scaricare il rapporto completo:
drive.google.com/open?id=1QbiG-8oL5nllo3ai4Xb4kH0bC93zvpoO


Molti di questi metalli pesanti sono stati individuati, da diversi gruppi di ricerca nel mondo, in quantità superiori alla norma in alcune matrici biologiche.

Circa un anno fa alcuni ricercatori ritrovarono alcuni di questi metalli anche nel tessuto canceroso delle mammelle femminili. (noi abbiamo rilevato questo nel sangue di donne ammalate di cancro mammario)

Questi metalli addirittura potrebbero non solo in qualche modo essere responsabili delle trasformazioni neoplastiche (attraverso diversi meccanismi e stress ossidativi) ma interferire con la “terapia che viene fatta alle persone ammalate”.

I metalli sono presenti nell'aria, nell'acqua, negli alimenti e sono spesso dispersi nell'atmosfera e nel suolo a causa delle attività industriali; alcuni sono essenziali, ovvero richiesti dal nostro corpo, ma ad alte concentrazioni possono diventare tossici (cromo, ferro, rame e zinco), mentre altri non svolgono alcun ruolo specifico nei processi vitali (alluminio, nichel, arsenico, cadmio, mercurio e piombo).

I metalli pesanti sono sottoprodotti di inceneritori combustione di benzina o gasolio (automobili, camion, aerei), fonderie, vernici, insetticidi e prodotti agricoli quali disinfettanti; possono essere assorbiti per inalazione, ingestione o persino contatto con la pelle, sebbene in misura minore.

Ognuno di questi metalli, ad alte concentrazioni, può causare intossicazione acuta e può interessare più organi e sistemi.

Diversi metalli sono stati classificati come cancerogeni definiti o probabili dalla IARC; arsenico, berillio, cadmio, cromo e nichel sono cancerogeni 

Numerosi studi in letteratura hanno messo in evidenza i meccanismi molecolari di tossicità indotti da metalli specifici, quali arsenico, cadmio, cromo, nichel, piombo e bario; secondo l'IARC, il danno avviene attraverso lo stress ossidativo, modificazioni del DNA anche grazie a meccanismi di stress epigenetici, e come risultato della loro capacità di agire come interferenti endocrini.

Sono meccanismi complessi e difficili da comprendere, basta tenere presente che sono “azioni che richiedono tempo forse anche decenni”, quindi meccanismi che sono meno impattanti di una pandemia come quella che stiamo vivendo, ma non per questo da sottovalutare.

In realtà si parla di pandemia silenziosa, che non è una invenzione fantascientifica di chi vorrebbe un ambiente più pulito, ma scienza.

L’ambiente in cui viviamo purtroppo è stato tristemente oggetto di aggressioni, di smaltimenti dolosi e colposi e anche di poca attenzione da parte di tutti i governi.

Spesso credendo che il progresso dovesse avere anche un prezzo si è andato avanti per decenni stratificando nell’ambiente sostanze su sostanze che purtroppo il genere umano ha in un modo o nell’altro assorbito.

Ogni individuo reagisce con il mezzo ambiente e ha anche reazioni diciamo personali a questo mezzo e a tutto quello che in esso è contenuto. 

Ecco che dopo diversi decenni sono probabilmente venute fuori una serie di patologie, condizioni, anche mutazioni che potrebbero condurre a cambiamenti delle nostre future generazioni. 

L'esposizione della popolazione ai prodotti chimici nell'ambiente e negli alimenti è oggi una delle principali preoccupazioni per le istituzioni sanitarie.

 Dovremmo iniziare a misurare queste sostanze sia negli individui malati che in quelli sani, e non solo nell'ambiente o negli alimenti, al fine di rilevare la loro presenza e la potenziale relazione con varie malattie nel territorio.

Purtroppo dobbiamo anche dire che al momento sembra poco conciliabile la prevenzione primaria ad esempio le produzioni industriali (vedi Ilva- Sarroch- Basilicata- Augusta) con la salute umana. 

Tutto questo specialmente perché si è perso troppo tempo giungendo al colmo del bicchiere. 

Bisognava parlare di eco sostenibilità di molte opere diversi anni fa, bisognava controllare i territori e le industrie e gli smaltimenti diversi anni fa. Bisognava tracciare i rifiuti pericolosi delle aziende, controllare le emissioni in atmosfera e trovare soluzioni anni fa.  

Forse oggi è ancora possibile, ma a mio giudizio è senz’altro “tardi”.  

Poco, troppo poco, si continua a fare per questo problema anche se esiste in molti conoscenza del problema che pochi anni fa veniva misconosciuto. Nonostante tanti protocolli, tavoli tecnici (TROPPI), conferenze e riunioni varie, si sente ancora parlare di “vecchie cose” di portare avanti opere impattanti. Contemporaneamente poi, si sbandiera la salvaguardia dell’ambiente.

Sembra quasi che esiste ancora un poco di confusione in tanti e qualsiasi tentativo di curare l’ambiente fa emergere la parola magica spesso usata come dispregiativo “i soliti ambientalisti “.

Si dimentica che invece è la stessa scienza, la stessa medicina, gli stessi uomini e ricercatori che dovranno cercare rimedi per il Covid, ad avere raccontato già e continuano a raccontare che esiste un problema serio con gli inquinanti ambientali.

Spesso forse non si conosce bene che nel caso ad esempio dei metalli pesanti è inutile gridare allo scandalo se presenti nel fiume Sarno e nelle cozze e innalzare la bandiera di ambientalista e poi magari continuare a dire sì all’Ilva di Taranto o agli aeroporti di Firenze e Salerno e magari poi combattere domani contro le fonderie e impianti di Bio massa….

 Quello che voglio sottolineare ancora una volta è che la lotta vera per la salvaguardia della salute umana e quindi verso il pieno riconoscimento del sacrosanto articolo 32 della Costituzione Italiana (La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività....) o avviene per tutto, o non ha senso alcuno.

La salvaguardia della salute è a 360 gradi non può essere solo per settori o per interessi o anche spesso “per campagne elettorali o necessità politiche del momento”

Se l'articolo 32 è importante nella pandemia da Covid non può non essere considerato nel caso di altre problematiche che creano danni alla salute. 

Abbiamo pubblicato due lavori pilota su riviste internazionali negli ultimi anni e il terzo in via di pubblicazione , accendendo anche noi una importante spia rossa nel mondo. Infatti tali studi hanno messo in evidenza appunto la presenza di questi metalli nel sangue e nel capello di pazienti ammalati di cancro e patologie tiroidee  e residenti in prossimità di criticità ambientali da almeno 10 anni. 

Qui è possibile scaricare i nostri studi pilota sui metalli, cancro e patologie tiroidei pubblicati su riviste internazionali 

drive.google.com/open?id=1Z9ZyRnoPdSBD-P9InIFeJ_QZjsTRIZUU 

https://symbiosisonlinepublishing.com/cancerscience-research/cancerscience-research52.php
link.springer.com/article/10.1007/s10534-018-0091-9

Qui è possibile ascoltare la  presentazione , tenuta dalla dottoressa Coletta che espone i primi risultati del progetto di ricerca   al  106° congresso  della Sio a Roma nel  2016