Il 24 Luglio, in una conferenza stampa voluta dalla Lega perugina, dove Simone Pillon ha vistosamente e completamente offuscato il ruolo istituzionale alla sicurezza, di cui l’Assessore Luca Merli ne è titolare con delega comunale, hanno parlato del contrasto alla criminalità in quel di Fontivegge; uno dei quartieri di Perugia dove maggiormente avvengono, da tempo ormai immemorabile espressioni di criminalità, risse, furti, scippi nonché bivacchi che ne fanno, oltre che uno stato di invivibilità della quotidianità , un luogo di pericolosità per l’incolumità personale dei cittadini.

Ma ciò che doveva essere, secondo i relatori, un provvedimento adeguato allo scopo, si è rivelato, ancora una volta, l’ennesimo “provvedimento volantino” e per dirla ancora più comprensibile, un atteggiamento che è sembrato più una precisa propaganda politica di partito che un effettivo lavoro di contrasto. Volendo usare una cruda espressione si potrebbe definire la classica quasi perfetta “marchetta politica”!

Tutto ebbe inizio quando il gruppo consiliare della Lega del Comune chiese (e il brutto è che lo ottenne) l’ennesimo intervento del Sindaco, Andrea Romizi (FI), attraverso una ulteriore ordinanza (ulteriore perché in precedenza, quando ancora il partito che onora Alberto da Giussano non sedeva sugli scranni comunali ne padroneggiava la Giunta, il Sindaco ne aveva emesse svariate, sempre con lo stesso tono senza avere un minimo di riscontro positivo), precisamente la numero 819/2020, dove si vietava espressamente ai titolari dei pubblici esercizi, ai titolari di esercizi di vicinato, ai titolari di distributori automatici, nonché agli esercenti il commercio su aree pubbliche della zona di Fontivegge di vendere per asporto bevande alcooliche, a decorrere dalle ore 18 e fino alle ore 6 del giorno successivo, fino al 15 agosto 2020. Nonché, ai fruitori, di consumare bevande alcoliche su area pubblica, per l’intera giornata e per lo stesso periodo.

Nulla da eccepire se non che, in teoria, poteva anche starci un ordine sindacale di fatta specie ma, in pratica, è un ulteriore sciocchezza che non è determinante se non a rendere noto a tutta la cittadinanza l’evidenza che i nostri politici/amministratori comunali, sono con l’acqua alla gola ma, pur essendo immersi nell’acqua, non sanno più che pesci pigliare per far fronte a questa primaria emergenza da risolvere per il bene di Perugia.

Ma sicuramente di questo se ne sono resi conto (anche molto bene) ed è per ciò che in passato, come seguitano a fare ora, vogliono il pugno di ferro con le loro assurde richieste di intervento.

Interventi che, richiesti in pochi anni, vanno dal voler blindare le strade cittadine con l’Esercito alle unità cinofile sparse per l’urbanità, come l’uso dei Taser (recentemente messi fuori legge dal Viminale) oltre che i controlli di vicinato, i quali ricordano molto da vicino i “Commissari del Popolo” nell’URSS che si facevano la spia gli uni con gli altri per individuare i non comunisti!

Ma così comportandosi, volendo questo stato che definisco “stato quasi di guerra”, che cosa intendono risolvere? Assolutamente nulla! I non risultati positivi del passato ne danno ampia conferma.

Le soluzioni stanno in ben altri provvedimenti.

“La costruzione sociale della sicurezza” è su questo tema, in sintesi, che le autorità della politica cittadina si devono proiettare, come interventi nel futuro, se vogliono avere nel tempo dei buoni risultati.

Solo dopo avere alle spalle una simile forte crescita potremo sperare in futuro in una situazione relativamente stabile. Atteggiamenti di negazione delle libertà individuali, come vogliono mettere in atto, non portano ne porteranno a nessuna soluzione democratica possibile.

Giampiero Tamburi (Perugia: Social City)