All'Assemblea Nazionale del Partito Democratico, con oltre 600 delegati presenti riuniti a Roma all'Hotel Parco dei Principi, Matteo Renzi si è presentato dimissionario, dando così automaticamente avvio alla "stagione" del Congresso che dovrà eleggere il nuovo segretario.

Nel suo discorso, che ha aperto i lavori dell'Assemblea, Matteo Renzi, come suo solito ha pronunciato l'apologia di se stesso e di ciò che ha fatto, invitando la minoranza del PD a riflettere sulle conseguenze di una scissione. Una minima autocritica sulla sua esperienza di governo non c'è stata. E neppure una benché minima riflessione ed apertura sui tempi di realizzazione del congresso si è sentita.

Il perché il Partito Democratico di Renzi non sia un partito che fino ad ora abbia avuto qualcosa a che vedere con la sinistra - e non si capisce perché in futuro dovrà essere diversamente - lo ha spiegato perfettamente Guglielmo Epifani nel suo intervento, ricordando a Renzi le conseguenze reali della sua azione di governo riguardo al lavoro, alla scuola, alla legge elettorale, al referendum sulle trivelle, alle tasse.

È di sinistra consentire i licenziamenti collettivi? È di sinistra fare una riforma della scuola che non piace a nessuno e che causa uno sciopero con oltre il 60% di adesioni? È di sinistra fare una legge elettorale con un ballottaggio che assegni la maggioranza dei seggi ad un partito che al primo turno può avere avuto il 20% di voti? È di sinistra costringere regioni a guida PD a chiedere un referendum, perché si è negato loro dialogo e spiegazioni su un provvedimento licenziato dal governo? È di sinistra diminuire le imposte alle imprese, quelle sulla prima casa, per tutti anche per i ricchi, e non intervenire per ridurre l'Irpef che invece riguarda la totalità dei lavoratori dipendenti, quelli che le tasse le pagano sempre e comunque? Perché non si è cominciato da loro a diminuire le tasse? E nella prossima finanziaria, Gentiloni avrà le risorse per farlo?

Queste semplici considerazioni sono sufficienti a segnare la distanza tra cosa sia Renzi e che cosa in tre anni di governo abbia prodotto Renzi e tra cosa sia e cosa dovrebbe essere (e fare) un partito di sinistra.

I renziani sono indispettiti e, forse, terrorizzati da una scissione del partito che provocherebbe l'addio delle correnti che rappresentano la sinistra. Il motivo? Non avere più la possibilità di poter definire il Partito Democratico come partito di centro sinistra e, quindi, non avere più la possibilità di poter "ingannare" quegli elettori meno attenti che ancora credono che il PD di Renzi possa avere una qualche continuità con la storia del PCI.

Non potendo più ingannare quegli elettori con la forma, sebbene fossero già stati ampiamente traditi e truffati nella sostanza dei contenuti, per Renzi e i suoi "seguaci" si aprirebbe la possibilità che i numeri del "loro" PD forse non sarebbero proprio più gli stessi. È questo, quasi sicuramente, il motivo di fondo degli inutili appelli all'unità.

Ma è così tanta l'arroganza e la presunzione di Renzi, che per lui non è possibile fare un'analisi neppure vagamente oggettiva del suo operato. Quindi, che la sinistra vada per la sua strada.

Da vedere se questa sinistra, avrà la forza e, soprattutto, la dignità per iniziare a intraprenderla. Non sarebbe la prima volta che alle parole non seguirebbero i fatti.

Ma quello che nel PD di Renzi, comunque vada, non sembra venga capito è che comunque il partito si è già scisso e si è scisso dalla cosa più importante di tutte: i suoi elettori! La vocazione maggioritaria del PD di Renzi è andare a prendere i voti di Forza Italia. Dal punto di vista della concretezza è assolutamente legittimo. Però dal punto di vista della logica, dell'etica e della coerenza, se è questo l'obbiettivo del PD, è difficile credere che possa rappresentare chi vorrebbe che il partito dicesse e facesse anche qualcosa di sinistra. Per questo, i 5 Stelle sono cresciuti fino a navigare, seppure nei sondagi, intorno al 30% dei voti.

E che questo sia il problema del PD lo ha affermato anche Gianni Cuperlo che, nel suo intervento, si è chiesto: «Questo è ancora il luogo dove la sinista ha un senso?»