L'11 dicembre 2018, l'onorevole Marcello Gemmato (FDI) prendeva la parola alla Camera e dichiarava quanto di seguito riportato:

«La V Commissione (Bilancio), all'atto delle votazioni dei subemendamenti alla legge di bilancio, ne ha votato uno presentato dal collega Trizzino e condiviso e sottoscritto da me che prevedeva un limite rilevante all'ingresso delle società di capitale in farmacia. In particolare, il subemendamento prevedeva che le società di gestione degli esercizi farmaceutici dovessero essere costituite per almeno il 51 per cento da farmacisti iscritti all'albo. Lo stesso veniva reso ammissibile, la maggioranza dava parere favorevole, veniva votato e passava, approvato. Il giorno dopo, all'apertura della seduta, il Presidente Fico lo espungeva dal testo in esame in quanto conteneva disposizioni di carattere ordinamentale, e quindi estranee alla legge di bilancio.

Al netto dei profili di dubbio rispetto a questo stralcio ex-post, ricordo che il subemendamento era stato approvato, era stato reso ammissibile e approvato all'interno della Camera, però la riflessione è che probabilmente più del 30 per cento dei provvedimenti in esame alla legge di bilancio potevano essere considerati ordinamentali. Ritengo però, Presidente, che vada salvata e resa salva la volontà politica di quella Commissione, che evidentemente giudicava e giudica la legge n. 124 del 2017, ovvero l'ingresso del capitale delle catene finanziarie in farmacia, quanto meno venefico per un'istituzione della nostra nazione che è quella delle farmacie private convenzionate che, ricordo, ricoprono il territorio nazionale, dal cucuzzolo della montagna, dal paese più piccolo fino al centro cittadino, in maniera omogenea, 200 metri l'una dall'altra, una croce verde e un camice bianco.

L'ingresso del capitale finanziario nelle farmacie, o peggio ancora, la possibilità che ci entri la malavita, così come ci viene assicurato dalle cronache di questi giorni a Milano, dove sono state sequestrate alla 'ndrangheta alcune farmacie, ci dice appunto che la politica deve intervenire (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E per questo, Presidente, l'appello che faccio alla maggioranza è di porre mano e di salvare quella volontà politica evidenziata durante l'approvazione di quel subemendamento. Fratelli d'Italia ci sarà e sarà a supporto della maggioranza, conscia del fatto che difendere la farmacia oggi significa difendere il diritto alla salute del popolo italiano».

A chiusura del suo intervento, gli pplausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia.

Ma che cosa è la legge n.124 del 2017? Una legge che reca "disposizioni finalizzate a rimuovere ostacoli regolatori all'apertura dei mercati, a promuovere lo sviluppo della concorrenza e a garantire la tutela dei consumatori, anche in applicazione dei principi del diritto dell'Unione europea in materia di libera circolazione, concorrenza e apertura dei mercati, nonché delle politiche europee in materia di concorrenza".

Grazie a quella legge voluta dal Governo Renzi, Stefano Pessina, amministratore delegato di Walgreens Boots Alliance, azienda americana leader mondiale nel settore della vendita di prodotti farmaceutici, può iniziare ad espandere la sua catena di farmacie anche in Italia. Due, sotto il marchio Boots, sono già state aperte a Milano.

Quale potrebbe essere il problema se ciò accadesse? Che il settore delle farmacie finirebbe, con buona probabilità, per essere affidato ad un'unico gestore, una multinazionale che ottimizzerebbe su qualsiasi aspetto della vendita mirando al massimo profitto, tramite la massima razionalizzazione dei costi e che finirebbe per causare la chiusura di molti punti vendita e disagi per gli utenti dei piccoli centri.

Per questo, Lega e 5 Stelle, con il contributo anche di alcuni partiti dell'opposizione, avevano presentato un emendamento che prevedeva che le società di gestione degli esercizi farmaceutici fossero costituite per almeno il 51 per cento da farmacisti iscritti all'albo, in modo da rendere inefficace il testo della legge n.124, per quanto riguarda le farmacie.

Quell'emendamento espunto da Fico nella legge di Bilancio è stato poi ripresentato successivamente da Lega e 5 Stelle, ma in quel caso, il giorno in cui lo dovevano approvare, entrambi i gruppi lo hanno ritirato. Perché?

Un mistero che non è stato spiegato, anche perché un portavoce dei 5 Stelle intervistato in merito, non è stato in grado di farlo.

Tutto questo è documentato nell'inchiesta di Giuliano Marrucci titolata "Il male & la cura", trasmessa da Report lunedì 1 aprile. Perché le forze politiche che sostengono il Governo del cambiamento, populiste per essere a servizio del popolo, prima presentano un emendamento che ritengono possa giovare al popolo per poi, a qualche ora dalla firma, decidere di ritirarlo senza spiegarne il motivo?

Un ritiro, tra l'altro, che finisce per favorire gli interessi di un italiano che vive a Montecarlo e che in Italia ha trovato, e neppure in modo certo limpido come dimostra il servizio di Report, il denaro per costruire il suo impero tra Regno Unito e Stati Uniti, alla testa del quale, nei prossimi mesi, si vuol "mangiare" gran parte delle farmacie del nostro Paese.