"Per conquistare gli elettori della classe operaia, e forse anche le elezioni di oggi, i democratici devono attaccare le élite economiche. Ma la campagna di Kamala Harris non ha offerto in modo coerente una risposta anti-élite al populismo di destra di Donald Trump".

Così il giorno delle elezioni, prima che iniziassero a chiudersi i seggi, scriveva Milano Loewer sul magazine Jacobin.

L'articolo si conclude con queste parole:

"Oggi, molto è in bilico e una seconda presidenza di Trump pone immensi pericoli per la democrazia americana. Ma la fattibilità di quella democrazia dipende anche da come i democratici risolveranno la tensione al centro del partito: saranno il partito delle classi professionali e delle élite aziendali, o abbandoneranno i loro vecchi alleati per sostenere i lavoratori contro un sistema corrotto?"

Gli elettori che avrebbero dovuto votare dem, perché in passato lo avevano fatto credendo che ciò avrebbe migliorato la loro condizione, nelle presidenziali 2024 hanno guardato al loro portafoglio e ai prezzi del cibo e del carburante, decidendo di tentare la carta Trump.

Perché? È spiegato sempre nello stesso articolo: 

"Nel mese scorso, la sensazione di possibilità e ottimismo dopo il DNC [il congresso dove è stata ufficializzata la candidatura della Harris] è stata eclissata dalla realtà della politica dell'establishment democratico e da un calo nei sondaggi. La direzione della campagna nelle ultime settimane ha danneggiato Harris in generale, ma soprattutto con gli elettori critici appartenenti alla classe operaia in Stati come la Pennsylvania. Infatti, dato il modo peculiare in cui i sondaggi sono stati ponderati in questo ciclo, la classe operaia potrebbe in realtà essere persino più decisiva di quanto i sondaggi suggeriscano.Mentre il messaggio democratico di Harris non sembra essere stato efficace con gli elettori, è stato piuttosto efficace nel sopprimere il dissenso dall'ala progressista del suo stesso partito che è giustamente terrorizzata da una seconda presidenza Trump. Quella fetta di partito non ha avuto molta voce in capitolo, mentre Harris si faceva dettare l'agenda da donatori e consulenti di Wall Street su tutto, dalle imposte sulle plusvalenze alla Palestina. Quella voce silenziata e rimasta in silenzio non ha fatto alcun favore alla sua campagna".

Il risultato è sotto gli occhi di tutti.

È divertente vedere l'analogia con quanto accade anche in Europa, e in particolar modo in Italia, dove la sinistra pretende di esser definita tale nonostante, credendo di allargare il proprio consenso, dica di voler fare, seppure in modo più educato, le stesse cose della destra... con il risultato di farsi votare solo da coloro che guardano ai principi e non tanto al portafoglio.

È  così difficile sperare che prima o poi qualcuno, a sinistra, riesca a rendersi conto dei propri errori e inizi a proporre ricette di sinistra? 

Il paradosso, anche negli Stati Uniti, è che coloro che hanno creduto a Trump e ai miliardari che lo supportano (Musk e Vance ne sono i rappresentanti), "forse" potranno risparmiare qualcosa andando a fare la spesa o  a fare il pieno dell'auto, ma quanto risparmiato lo pagheranno con gli interessi nei servizi, dalla sanità alla scuola, e saranno ancor più poveri rispetto a prima.

Grazie a Trump? No, grazie alla Harris e a quei presunti democratici che pretendono di etichettare le politiche liberiste come politiche di sinistra.