Sotto i 400, 397 per la precisione di cui la metà in Lombardia e Piemonte, il 26 maggio i nuovi casi di contagio da Covid, che portano il totale delle persone che hanno contratto il virus a 230.555.

Il numero totale degli attualmente positivi è sceso a 52.942, con una decrescita di 2.358 assistiti rispetto a ieri.

Nel dettaglio, i casi attualmente positivi sono 24.477 in Lombardia, 6.941 in Piemonte, 4.146 in Emilia-Romagna, 2.431 in Veneto, 1.522 in Toscana, 1.438 in Liguria, 3.538 nel Lazio, 1.575 nelle Marche, 1.184 in Campania, 1.539 in Puglia, 513 nella Provincia autonoma di Trento, 1.430 in Sicilia, 375 in Friuli Venezia Giulia, 909 in Abruzzo, 179 nella Provincia autonoma di Bolzano, 42 in Umbria, 224 in Sardegna, 31 in Valle d’Aosta, 238 in Calabria, 174 in Molise e 36 in Basilicata.

Tra gli attualmente positivi, 521 sono in terapia intensiva, con una decrescita di 20 pazienti rispetto a lunedì, 7.917 i ricoverati con sintomi, 268 pazienti in meno rispetto a ieri. 44.504 quelli in isolamento senza sintomi o con sintomi lievi.

Il numero complessivo di dimessi e guariti sale a 144.658, 2.677 persone in più rispetto a 24 ore fa.

Oggi i deceduti sono 78 e portano il totale a 32.955.


«Una seconda ondata è temuta da tutti gli scienziati del mondo», da detto il ministro della Salute Roberto Speranza a Sky TG24. «La storia delle epidemie ci consegna un elemento ricorrente, i decisori politici non possono sottovalutare questa eventualità: dobbiamo farci trovare pronti. 

Le scelte che stiamo facendo, ad esempio che i posti letto in terapia intensiva aumentino del 115%, l’idea di assumere un numero significativo, inedito, di infermieri di quartiere, sono tutte cose che servono esattamente perché siamo preoccupati dall’ipotesi di una seconda ondata: il Paese deve farsi trovare pronto e deve farsi trovare pronto nella sua interezza». 

E sulle conseguenze della Covid, secondo la Società italiana di pneumologia, per chi ne è stato colpito la malattia non finisce, talvolta, quando si viene dichiarati guariti. Infatti, i polmoni dei pazienti rimangono a rischio per altri 6 mesi dalla guarigione, mentre il 30% delle persone colpite dal Sars-CoV-2 avrà disturbi respiratori cronici.