L'assurda informativa di Crosetto in Parlamento sugli attacchi di Israele alle sedi UNIFIL in Libano
Nella seduta di giovedì 17 ottobre il Ministro della Difesa Guido Crosetto ha reso all'Assemblea una informativa urgente del Governo sugli attacchi alle sedi UNIFIL in Libano da parte dell'esercito dello Stato ebraico di Israele.
E che cosa ha detto Crosetto? Riportiamo le conclusioni...
"Per questa ragione, dobbiamo anche convincere Israele, un Paese amico, affinché riprenda ad essere un interlocutore con cui si possa dialogare, anche in modo duro, ma con lo spirito costruttivo nell'interesse della pace e della stabilità. Occorre spiegare a Israele che deve riprendere il dialogo con la comunità del mondo e con tutti i Paesi, che muoversi da solo non aiuta neanche Israele.Solo così noi potremo rendere credibili ed efficaci gli sforzi della comunità internazionale nel Medio Oriente, isolare gli estremismi, contrastare le spinte di disgregazione regionale e sostenere il percorso di normalizzazione nelle relazioni tra i Paesi della regione. ...E questa cosa deve insegnarci come noi dobbiamo affrontare il momento in cui queste ferite si aprono, come dovremmo provare a suturarle prima possibile, come abbiamo la necessità che venga fatto attraverso enti sovranazionali, attraverso la multilateralità, attraverso l'ONU, non attraverso un modo di parte di affrontare queste crisi.E se non oggi, se non in Medio Oriente, se non oggi in Libano, quando la comunità internazionale è doppiamente scossa per quello che ha visto accadere a Gaza, per i civili che ha visto cadere ovunque e che sta vedendo cadere, per il coinvolgimento stesso di un emblema della comunità internazionale, se non oggi, quando troveremo le condizioni per poter costruire un percorso di questo tipo?Ripeto: non esiste alternativa alla guerra se non un impegno sovranazionale e multilaterale. Questo è quello che noi ci stiamo impegnando a fare, questo è quello che il Governo si impegna a fare, questo è quello che noi continueremo a fare anche in Libano".
Crosetto e il governo Meloni, a quanto si apprende, sono amici di un Paese, Israele, che oltre all'apartheid pratica il genocidio e non indicano Israele come una nazione governata da criminali estremisti cui applicare sanzioni di ogni genere e grado per impedirgli dal continuare ad ammazzare chiunque. No! Secondo Crosetto, a quella manica di delinquenti che guidano lo Stato ebraico con l'approvazione e il supporto di altri delinquenti che li hanno votati è necessario "spiegare" che "deve riprendere il dialogo con la comunità del mondo e con tutti i Paesi" e "che muoversi da solo non aiuta neanche Israele".
Come ciò vada spiegato a Israele, Crosetto però si è dimenticato di spiegarlo al Parlamento. Inoltre, si è dimenticato anche di far sapere quanto tempo ancora la comunità internazionale debba attendere perché Israele inizi a comprendere i propri errori, anzi... i propri crimini.
Un aspetto, quest'ultimo, che Crosetto evidentemente ritiene secondario, se non superficiale, visto che ad essere sterminati dal morale esercito dello Stato ebraico sono solo dei palestinesi e dei libanesi... di cui si dimentica di ricordare che la confessione religiosa è anche cristiana. Una precisazione dovuta al fatto che in altre circostanze, per lo schieramento (post) fascista cui lui appartiene, l'appartenenza religiosa era un fattore cui dare la massima importanza. Evidentemente, dato che i cristiani adesso vengono sterminati da degli ebrei e non dai musulmani, il problema non sussiste.
Per fortuna in Parlamento non ci sono solo degli inconsapevoli ipocriti come Crosetto, ma c'è anche gente che si ricorda che esiste il diritto internazionale umanitario e che esistono degli strumenti per tentare di applicarlo. Questo è ciò che ha "spiegato" Nicola Fratoianni a Crosetto:
"Signor Ministro, innanzitutto voglio ringraziarla per essere venuto il prima possibile in quest'Aula a riferire sugli ultimi eventi che rendono, se è possibile, diciamo, ancor più insopportabile, incredibile, drammatica l'escalation che sta infiammando, ormai da più di un anno, il Medio Oriente. Gli attacchi alle basi dell'UNIFIL, come lei ha prontamente dichiarato, sono un crimine di guerra e anche per questo vorrei ringraziarla, per la chiarezza delle parole che ha utilizzato; è bene farlo, perché le parole hanno un peso, signor Ministro. Ed è per questo che vorrei chiederle perché lei, il Governo della Repubblica, avete tardato così tanto a usare parole così chiare. Quelli contro UNIFIL sono crimini di guerra, come stabilito, in modo molto chiaro, dall'articolo 8, comma 2, capo b), dello Statuto della Corte penale internazionale, ma sono crimini di guerra quelli che per un anno intero si sono riversati sul popolo palestinese a Gaza, sono crimini di guerra quelli che da molti anni si scaricano sul popolo palestinese in Cisgiordania, con l'occupazione illegale, con gli insediamenti legali, con le deportazioni della popolazione civile.Vede, glielo ricordo non per un elemento di banale polemica politica, che su questioni come queste dovrebbe, diciamo, finire in fondo alle nostre preoccupazioni; glielo ricordo perché questa questione ha a che fare precisamente con il cuore del suo discorso. Insomma, penso che il Parlamento di questo dovrebbe discutere, altrimenti ci esercitiamo in un'infinita orgia retorica, come quella che continuo ad ascoltare dai colleghi, anche da chi mi ha appena preceduto, quando si insiste sulla nostra amicizia nei confronti di Israele e del suo popolo. Ma perché? Qualcuno me lo spieghi, di chi siamo nemici? Siamo nemici del popolo palestinese? Siamo nemici del popolo iraniano, che, peraltro, combatte per la sua libertà contro il regime repressivo degli ayatollah? Di chi siamo nemici? Noi siamo amici di tutti i popoli, credo, no?E allora, invece di esercitarci con la retorica, occorrerebbe concentrarci sull'enorme problema che abbiamo e che lei, peraltro, ha indicato: il naufragio definitivo del diritto internazionale, degli organismi sovranazionali, della loro possibilità di intervenire nelle crisi perché quelle crisi non abbiano come unico sbocco quello della violenza, delle armi, della guerra, del sopruso. È questo o no il punto che abbiamo di fronte? E allora, se questo è il punto, io credo che lei sia d'accordo con me, credo di aver capito bene, lo ha detto in chiaro, nel suo intervento. Oggi più che mai, diceva a proposito del Libano, dove se non lì dovrebbe intervenire la forza di un organismo sovranazionale in grado, nel nome del diritto, di far fuoriuscire dall'incubo della guerra?Se questo è il punto, c'è qualche domanda che dobbiamo però farci anche noi e che riguarda anche il nostro ruolo, la nostra funzione. Certo, nessuno è in grado di risolvere problemi che hanno una portata epocale, globale con il tocco magico di una bacchetta, ma i nostri comportamenti hanno sì, invece, la forza e la possibilità di incidere perché le cose cambino, di intraprendere la giusta strada. E allora vede, signor Ministro, se non abbiamo la forza e la capacità di usare le parole con lo stesso peso in ogni situazione, se non abbiamo la capacità di far seguire alle nostre parole atti che siano in grado di dare sostanza al nostro posizionamento, eh beh, insomma, lì comincia a perdere credibilità la funzione di parole come diritto internazionale, l'autorevolezza dei luoghi sovranazionali. Cominciano a morire lì, nell'ipocrisia, nel doppiopesismo. Quando diciamo crimine di guerra di fronte all'attacco, indegno, contro le basi UNIFIL e non diciamo crimine di guerra di fronte al genocidio del popolo palestinese, beh lì la forza del diritto internazionale è travolta dall'ipocrisia e dal doppiopesismo; quando, di fronte alla criminale invasione russa dell'Ucraina, la comunità internazionale emette sanzioni, dispensa il sostegno militare come se non ci fosse un domani - sempre più armi, sempre più distruttive - e, di fronte a quel che accade in Palestina, in Libano, si limita agli appelli e alla moderazione. Insomma, ancora oggi, signor Ministro, io ho ascoltato le sue parole: dobbiamo convincere Israele. Convincere? No, bisogna che qualcuno intervenga perché Israele si fermi; tanto per cominciare qualche atto può essere messo in campo.Perché non abbiamo emesso sanzioni non contro i singoli coloni criminali - l'abbiamo fatto, meno male, vivaddio - perché non emettiamo sanzioni contro il Governo di Israele? Il Governo di Israele, il governo criminale di Benjamin Netanyahu va sanzionato, perché viola sistematicamente il diritto internazionale. Ma insomma, cosa deve accadere ancora? Lei, giustamente, richiama la crisi delle Nazioni Unite. Nel giro di poche settimane, l'ambasciatore israeliano è andato all'ONU, ha preso la Carta delle Nazioni Unite e ha fatto così (straccia un foglio di carta), l'ha strappata davanti all'Assemblea generale delle Nazioni Unite; poi ci è andato Benjamin Netanyahu ed è stata una palude di antisemiti. Ma insomma, io vorrei capire, ma che deve succedere ancora perché intervenga qualche atto?Noi abbiamo proposto - diciamo, neanche tutte le opposizioni l'hanno votata - che venga presa in considerazione la sospensione dell'Accordo di associazione UE-Israele, la sospensione, prendiamola in considerazione - l'articolo 2 di quell'Accordo lo prevede -, ma se non siamo noi a far rispettare e a richiamare il rispetto del diritto internazionale, ma come pensate che la nostra amicizia possa avere una qualche utilità, nell'interesse del popolo israeliano? Come pensate che possa essere rivisto il mandato dell'UNIFIL, in questa condizione? L'ONU è umiliata dal doppiopesismo, non suo, Ministro, naturalmente, ma di una comunità internazionale che continua ad affrontare la guerra come strumento ormai ordinario di soluzione dei conflitti, come, appunto, un gioco del posizionamento geopolitico globale. Così non ne usciremo, non ne usciremo, non ne usciremo, a prescindere dal nostro posizionamento su quella crisi o sull'altra, non ne usciremo.Oggi occorre una grande iniziativa, che ogni Paese può fare per parte sua, naturalmente, ma che deve cominciare a fare. Non mi si dica più “siamo un Paese che ha la sua forza, non potete chiedere a noi di risolvere tutti i problemi”, lo so benissimo, ma intanto si cominci ad andare nella giusta direzione. Serve un'iniziativa globale che restituisca dignità, peso, autorevolezza, credibilità, forza, strumenti alle strutture sovranazionali, una riforma delle Nazioni Unite. Ma perché questo possa avvenire, serve la capacità di porsi di fronte a queste crisi, senza un doppiopesismo, che ormai è non solo insopportabile, ma è parte in causa significativa della perdita di credibilità delle parole, delle istituzioni e degli strumenti di soluzione dei conflitti per via pacifica e diplomatica".