Giovedì, al Viminale, vi è stato un incontro tra il ministro dell'Interno e vicepremier Matteo Salvini e il ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del Turismo Gianmarco Centinaio con i rappresentanti delle associazioni di allevatori sardi e dei produttori caseari. Alla riunione era presente il presidente della Regione Sardegna Francesco Pigliaru.
Tema dell'incontro, il prezzo del latte, attualmente 60 centesimi, pagato agli allevatori sardi dalla filiera che si occupa della trasformazione del prodotto. Prezzo ritenuto troppo basso, tanto da non riuscire neppure a coprire i costi di produzione.
Matteo Salvini che aveva dichiarato che avrebbe risolto il problema dei pastori sardi in 48 ore, al termine dell'incontro ha dichiarato: «Sono felice di aver passato la giornata di San Valentino in mezzo ai lavoratori e ai produttori. Le parti si sono avvicinate, il governo ha già messo a disposizione soldi e la possibilità di approvare un decreto urgente, contiamo che entro poco tempo la produzione riprenda e strade, stalle e aziende ritrovino la serenità. Il tavolo si trasferisce sabato in Sardegna, con il ministro Centinaio, e da domenica sarò anche io nell'Isola.»
Il politichese di Salvini, tradotto in italiano, ci dice che neppure lui è riuscito a trovare uno sbocco alla situazione, nonostante le "rodomontesche" affermazioni che avevano preceduto il tavolo.
Ed ancor più confusa la situazione appare se si legge il riassunto dell'incontro dal punto di vista del ministro dell'Agricoltura, Centinaio: «Il 21 al mio Ministero, quando ci sarà il tavolo di filiera sempre su questo argomento, perché ci sposteremo al Ministero delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Ice si è resa disponibile a ragionare con noi per vedere cosa si può fare per promuovere questo prodotto in giro per il mondo e quindi l'obiettivo finale è quello di far vendere il più possibile. |...|
I consorzi vengono commissariati nel momento in cui c'è un illecito e io a chi ha parlato di commissariamento la domanda che faccio è se sapete che c'è un illecito fatemelo sapere. Abbiamo proposto un Prefetto che controlli tutta la filiera, per vedere se ci sono stati errori e illeciti. E' normale se ci saranno errori o illeciti, chi ha sbagliato paga. |...|
Sarò in Sardegna sabato mattina a ragionare con chi era qua questa sera per cercare di capire se la notte o qualche giorno avrà portato un po' di consiglio a tutti. Il tavolo prosegue a oltranza. Ho invitato i pastori a tornare sul territorio e confrontarsi con i loro colleghi e ho invitato gli industriali a tornare in azienda e capire fin dove possono arrivare, partendo da un presupposto. Che questo Governo ci ha messo la faccia, ci ha messo tanto, anche la disponibilità di mettere a disposizione dei fondi.»
E i pastori sardi come sono rimasti dopo questo incontro? Delusi e forse rassegnati.
"Ieri dopo 6 lunghe ore ci siamo alzati delusi e non possiamo dire certo dalla politica o dai sindacati ma esclusivamente dagli industriali. Ognuno ha fatto la sua parte senza colori di appartenenza.. per un po' abbiamo pensato di avercela fatta, ma gli industriali non sono andati oltre gli 0,70 centesimi + Iva.
Però non ci sentiamo di dirvi che non c'è speranza... anzi il contrario. Loro volevano dare 0,70 di acconto e poi tra un mese, quando il ritiro sarà iniziato, sederci al tavolo e rivalutare il prezzo.
Abbiamo puntualizzato che le nostre lotte non possono andare all'industriale e che in questo ritiro non ci giochino come hanno sempre fatto e che noi vigileremo. Noi ce l'abbiamo messa tutta, però non ci arrendiamo e abbiamo chiesto che siano loro a scendere in Sardegna sabato e risolvere il problema.
Fino ad allora dobbiamo tenere il fronte con tranquillità, sperando che la notte porti consiglio agli industriali."
Ergo, neppure Salvini ha la bacchetta magica. Comunque, le elezioni regionali in Sardegna rimangono l'unica arma di ricatto in mano ai pastori per riuscire ad ottenere quanto più possibile dalla loro protesta prima del voto.
La Lega si è intestata questa iniziativa in rappresentanza del Governo per sfruttarla in chiave elettorale. I 5 Stelle si sono ritirati in buon ordine, lasciando inspiegabilmente ancora una volta a Salvini la possibilità di farsi propaganda alle loro spalle. Qualunque accordo accettino i pastori prima del voto sarà così rivenduto dalla Lega come un eccezionale successo personale di Matteo Salvini.