Manbij è una città di circa 100mila abitanti a maggioranza islamica che in linea d'aria dista un centinaio di chilometri ad est di Afrin e meno di 30 dal confine nord con la Turchia. Anche Manbij è un obbiettivo dell'avanzata dell'esercito turco nel nord della Siria controllato dai curdi.
Ma rispetto ad Afrin, nell'area di Manbij sono presenti circa 2mila militari americani che hanno fatto da supporto logistico e strategico all'alleanza delle forze ribelli anti Assad per liberare il nord della Siria dalla minaccia dello Stato Islamico.
La spina dorsale delle Forze Democratiche Siriane è costituita dai curdi dell'YPG (Yekîneyên Parastina Gel, Unità di Protezione Popolare) che può essere sintetizzata come ala militare del Partito dell'Unione Democratica (PYD), il principale partito curdo siriano.
Per la Turchia, l'YPG è un'associazione terroristica e l'operazione "ramo d'olivo" all'interno della Siria è ufficialmente giustificata per salvaguardare il proprio confine meridionale.
In realtà, dopo che l'Isis non costituisce più un pericolo, i turchi vogliono sradicare la presenza militare curda in Siria ed impossessarsi del territorio per evitare che, in conseguenza di accordi internazionali, possa essere riconosciuto ufficialmente come primo nucleo di uno Stato curdo che costituirebbe una sorta di calamita per le aspirazioni separatiste dell'enclave curda che occupa gran parte dell'est della Turchia, oltre ad alcune aree nel nord di Siria, Iran e Iraq.
La Russia, per il momento, ha preso le distanze da questa nuova piega presa dal conflitto siriano, raccomandando prudenza e moderazione. Gli Stati Uniti hanno fatto altrettanto, ma la loro presenza nell'area di Manbij non potrà non essere definita in un modo o nell'altro, dato che i turchi hanno già fatto loro presente che devono interrompere qualsiasi fornitura di armi all'YPG.