Papa Francesco è stato accolto da un lungo applauso nel momento in cui ha varcato la soglia dell'Istituto, intitolato all'attuale sovrano del Marocco, dedicato alla formazione degli imam, dei predicatori e delle predicatrici, voluto proprio da re Mohammed VI e inaugurato nel marzo del 2015.

Un applauso che certo non poteva essere rifiutato, visto che ad accompagnare il pontefice vi era anche il re del Marocco, oltre al fatto che si trattava di un'occasione storica e degna di essere "festeggiata".

Durante la visita il Papa ha assistito ad un video in cui è stata riassunta l'attività dell'istituto nato per combattere la manipolazione dell'Islam da parte dei gruppi estremisti: "Cambiare questa situazione - ha detto Mohammed VI - richiede che le persone siano introdotte agli insegnamenti ortodossi dell'islam, e questo è il motivo per cui ho voluto stimolare la conoscenza: per aiutare la mia comunità e convincerla che la religione è per la pace e il bene". Ed è da sottolineare che l'istituto marocchino è aperto anche alle donne.



Significativo, poi, anche l'incontro del Papa con una rappresentanza dei migranti presenti in Marocco, avvenuto presso la Caritas di Rabat, dove, dopo il saluto dell'arcivescovo di Tangeri, mons. Santiago Agrelo Martinez, Franceso ha ascoltato la testimonianza di Abena Banyomo Jackson, costretto a lasciare il Camerun per le condizioni di vita della sua famiglia e che oggi, grazie all'incontro con un sacerdote, lavora alla Caritas e aiuta i fratelli migranti.

Bergoglio si è poi rivolto ai presenti con parole, come è facile immaginare, non gradite ai cosiddetti sovranisti, che hanno scoperto nei migranti un'ottima leva per la loro propaganda.

Il Papa ha ricordato come le sfide poste dalle migrazioni vadano affrontate "con generosità, prontezza, saggezza e lungimiranza, ciascuno secondo le proprie possibilità", promuovendo l'iniziativa della Conferenza intergovernativa di Marrakech con cui è stato ratificato il Global Compact.

Francesco, in relazione ai migranti, ha ricordato l'importanza di accogliere, proteggere, promuovere e integrare che, di fatto, per le persone significa essere coinvolte "piuttosto che tacere", soccorrere "piuttosto che isolare", edificare "piuttosto che abbandonare", perché "siamo tutti coinvolti" e tutti siamo "necessari per garantire una vita più degna, sicura e solidale".

E sempre in relazione al patto mondiale siglato a Marrakech, il Papa ha sottolineato l'importanza e la necessità dell'ampliamento dei canali migratori regolari come strumento per contrastare i trafficanti di esseri umani, senza però dimenticare, nel frattempo, di mettere in sicurezza "le vie migratorie che sono spesso, purtroppo, teatri di violenza, sfruttamento e abusi di ogni genere".

Inoltre, per prevenire discriminazione e xenofobia, è necessario che si affermi l'idea che "nessuno è uno scarto umano", in modo da promuovere attività di integrazione, partendo da qualsiasi "veicolo essenziale di comunicazione interculturale", così da responsabilizzare i migranti verso la società che li sta accogliendo, per far sì che imparino a rispettarne "le persone e i legami sociali", "le leggi e la cultura" per uno sviluppo umano integrale "di tutti".

Quindi, è necessario non lasciarsi condizionare da paure e ignoranza, indicate come barriere istintive di autodifesa, che però possono essere superate grazie ad una società "interculturale e aperta" in un percorso da fare in comune tra migranti e coloro che li accolgono, creando "città capaci di valorizzare la ricchezza delle differenze nell'incontro con l'altro".

Il Papa ha poi ringraziato tutte le persone che hanno operato ed operano a supporto dei migranti e dei rifugiati.