Nell’ultimo periodo sono rimasto molto affascinato dal mondo del doppiaggio, tanto da documentarmi e da iniziare a seguire svariati doppiatori, più o meno conosciuti, sui social. È buffo il fatto che, per quanto sia importante la figura del doppiatore, è ritenuta comunque un’arte sottovalutata. Un esempio sciocco: “Quanti di voi conoscono il nome del doppiatore italiano ufficiale del vostro attore preferito? Secondo me, proprio pochi di voi!”. Eppure, senza il doppiaggio italiano che ci permette di godere del cinema mondiale, il repertorio dei vostri film preferiti si ridurrebbe a solo quelli italiani! Per dare maggior rilevanza a questo mestiere, ho avuto l’opportunità di intervistare per voi Mirko Cannella.

  • Perché hai scelto il doppiaggio piuttosto che la recitazione (fisica/ visiva)? “In realtà sto cercando di portare avanti entrambe le strade, sia quella del doppiaggio sia quella del teatro/cinema, anche perché in fin dei conti sono simili. Per svolgerle entrambe bisogna essere attori. E si è attori sia davanti a un pubblico/telecamera sia davanti a un leggio in una sala buia come quella del doppiaggio.”
  • Come sono state le tue prime volte nella sala di doppiaggio? “I primi turni li ho fatti nel 2004, avevo 12 anni, essendo un bambino per me era un grande gioco. Mi divertivo tanto, ma allo stesso tempo avevo molta paura di quello che avrei dovuto fare, perché nel doppiaggio non mandano il copione a casa... quindi, un doppiatore non sa mai quello che andrà a doppiare.”
  • Quale accademia di doppiaggio hai frequentato? Ci puoi raccontare di questa esperienza? “Non ho frequentato accademie di doppiaggio, ma ho fatto vari corsi teatrali. I primi anni erano corsi amatoriali (i pomeriggi dopo scuola), mentre una volta finito il liceo sono passato a uno professionale. Ha cambiato la mia carriera perché mi ha permesso di imparare tanto e di crescere come attore e come persona.”
  • Quanto è stato importante per te il teatro? “Per me è stato ed è fondamentale. Perché il doppiatore non è un oratore che dice parole e basta, deve essere un attore! Per questo consiglio a tutti coloro che vogliono avvicinarsi a questo fantastico mondo di fare teatro.”
  • Dalla tua esperienza teatrale è nato anche il gruppo dei Pezzi di Nerd. Da cosa nasce questa idea? “Ci siamo conosciuti in accademia, stavamo nella stessa classe ed eravamo molto affiatati. Scherzavamo tanto... anche troppo! Infatti gli insegnanti spesso ci separavano perché ci bastava uno sguardo e ridevamo, riuscivamo a capirci al volo. Quindi un giorno ci siamo detti: “Perché non creiamo un gruppo?” e da lì è nata l’avventura dei “Pezzi di Nerd”, che ci ha portato in giro per l’Italia con le nostre commedie. Con una di queste, “Ho adottato mio fratello”, siamo anche arrivati a 100 repliche! Un traguardo importantissimo per una compagnia così giovane.”
  • Tra i personaggi che hai doppiato, qual è quello a cui ti sei più affezionato?“Sono tanti i personaggi a cui sono legato. Sicuramente devo nominare Rio de “La casa di carta”, Jughead di “Riverdale”, Mickey di “Shameless” e Billy di “Stranger Things”. Non continuo perché non finirei più! Mi affeziono tanto ai miei personaggi.”
  • Ti sei mai emozionato mentre doppiavi una scena? “Diverse volte. Nel corso degli anni ho prestato la voce ad attori fenomenali e spesso capita che seguendoli mi emoziono, sia quando ci sono scene commoventi sia quando non riesco a trattenere la risata.”
  • C’è un doppiatore italiano in particolare che reputi tra i migliori? “Sono tanti i doppiatori che reputo straordinari, anche in questo caso dovrei fare un elenco chilometrico. Tra questi ti posso dire Angelo Maggi, Simone D’Andrea, Stefano De Sando, Alessandro Quarta, Domitilla D’Amico, Claudia Catani... e potrei continuare ancora a lungo per quanti talenti ci sono nel doppiaggio.”
  • Parliamo de La Casa di Carta. Quando hai iniziato a doppiare la serie hai mai pensato che sarebbe diventata un tale fenomeno mediatico?“Avevo subito capito che era una serie fatta bene. Ma mai mi sarei aspettato questo successo! Nel corso degli anni ho fatto e visto tante serie belle, ma che non hanno avuto il boom de “La Casa di Carta”. Sarò sempre grato al direttore del doppiaggio Lucio Saccone per aver pensato a me per il ruolo di Rio. Lo porterò per sempre nel mio cuore.”