Gli F-16, i caccia da combattimento di fabbricazione americana, sono molto attesi dall’aviazione ucraina per i prossimi mesi, che ripone su di essi grandi speranze di riconquistare il dominio del cielo. Però non sembrano portare bene alle autorità di Kiev. Reznikov, il ministro della Difesa che aveva lavorato molto per ottenerli, è rimasto coinvolto nelle dicerie e nelle accuse di corruzione e scandali finanziari. Dopo di che è stato messo fuori gioco da Zelensky qualche settimana fa.

A fine agosto, tre piloti sono morti in un incidente nel corso di un addestramento: uno di loro era considerato un futuro asso dell’aviazione militare e avrebbe certamente pilotato i primi F-16 dispiegati da Kiev. E ora gli alleati euroatlantici minimizzano il ruolo di questi jet nel teatro dell’attuale conflitto e non si sbilanciano sulla loro effettiva importanza.

Sui giornali occidentali si comincia a leggere che sì, gli F-16 sono fondamentali per la vittoria finale, però non sono più tanto nuovi e soprattutto non sono mai stati impiegati contro un avversario militare del calibro della Russia. E anche qui, la potenza militare russa viene alternativamente descritta come un colabrodo, debole e demotivata, per poi diventare formidabile e ostica nelle parole dei generali americani. Lo stesso comandante delle forze aree statunitensi in Europa, generale James Hecker, dice che i jet non sono una “pallottola d’argento”, cioè non sono un’arma risolutiva.

Il segretario americano all’aeronautica Frank Kendall spiega che sono un modo per dare all’aviazione ucraina delle capacità che oggi non ha, ma non rappresentano un fattore determinante per ribaltare le posizioni in campo. I dubbi più profondi sull’effettiva importanza di questi aerei, nonché sulla reale volontà occidentale di fare qualcosa di decisivo, dovevano già venire quando i Paesi fornitori (Danimarca e Olanda in primis) non hanno detto con precisione quando li daranno e quanti.

Certamente alcune decine e certamente nei prossimi mesi: ma sembrano essere troppo pochi e troppo tardi, davvero troppo tardi.