Una sana dialettica rappresenta la migliore difesa immunitaria per la democrazia. Quello che sta accadendo attualmente in Italia è l’imbarbarimento sia del linguaggio formale ma anche e soprattutto dei contenuti di coloro che usano professionalmente la parola: giornalisti, opinionisti, politici, utenti dei social.

La Federazione europea dei giornalisti ha dichiarato: “È responsabilità etica dei media cancellare i messaggi razzisti, discriminatori, che incitano alla violenza o irrispettosi della dignità delle persone e “bannare” i loro autori” richiamando l’attenzione sulla china che ha preso la manifestazione delle proprie opinioni soprattutto in Italia. Appaiono sui quotidiani a tiratura nazionale, in prima pagina, titoli indegni per articoli di incitamento all’odio dai contenuti verbali e non che hanno lo scopo di diffondere intolleranza, paura, pregiudizio e odio verso un individuo o gruppi di individui accomunati ad altra appartenenza sociale o culturale, orientamento politico, sessuale, religioso, disabilità ed etnia. 

Nello scorso secolo, la teoria della superiorità della razza ariana e i nazionalismi esasperati hanno aperto le porte a discorsi di incitamento all’odio che sono degenerati nel nazismo in Germania e fascismo in Italia con tutte le sue tragiche conseguenze. Quell’atroce esperienza ha lasciato un segno profondo nelle società civili post belliche, l’ideologia nazi-fascista è sopravvissuta ed è ben radicata nelle coscienze delle vecchie generazioni che le hanno tramandate alle nuove come una “fede”.

Quando l’attuale premier ha ricevuto una email con minacce di morte è scoppiato il finimondo. Il Presidente degli Stati Uniti riceve numerose minacce, anche di morte, ogni settimana: i personaggi pubblici sono soggetti a tali manifestazioni di inciviltà. Il “terrorista” è stato individuato in due ore, era un giovane siciliano di 27 anni, che ha reagito emotivamente al provvedimento di revocare il Rdc agli “occupabili” senza preoccuparsi di creare posti di lavoro nonostante i fondi del PNRR reperiti da Conte presso la UE.  Ricostruite le circostanze, l’episodio si può definire una “sciocchezza” compiuta da una persona sicuramente preoccupato per la sua situazione lavorativa/finanziaria. 

Quello che invece mi ha indignato è stato l’uso strumentale che ne ha fatto “Libero” che titolava “Questo Conte è pericoloso”: come mai l’Ordine dei giornalisti non censura coloro che disonorando la professione si prestano a linciare moralmente una persona per bene. 

All’indifferenza di fronte alla sofferenza di milioni di cittadini in difficoltà si aggiunge una campagna diffamatoria mai vista prima, sguaiata, vigliacca e feroce nei confronti di un politico che ha cercato di dare una mano a chi non ha voce. L’autore afferma che l’ex premier Conte è pericoloso perché le sue visite agli italiani che non contano hanno lo scopo di scatenare violenze e odio verso l’attuale governo per condizionarne l’operato e raccogliere consenso.  Il Giornale titola: “Odio di cittadinanza” – viene definito un incendiario; Libero: “Questo Conte è pericoloso” - “soffia sul fuoco della rivolta” e continua affermando con preoccupazione chi si occuperà di un piromane come lui.  Sallusti continua: “e non intendo quali magistrati bensì quale psichiatra? Ha mollato la pochette e ha imbracciato il mitra”: con tutto il rispetto dovuto all'essere umano penso che lo psichiatra serva più a lui e a chi come lui.   La gloriosa Repubblica rincara la dose: “Conte va dove si accende la protesta”, tradotto - va in giro a fomentare la rivolta. 

È l’unico politico che ha il coraggio di andare tra coloro che un sistema parassita e vile ha trascinato nella povertà. Libero definisce l’autore dell’email “Il giovane fannullone minaccia di morte Meloni e sua figlia”, il pennivendolo dimentica di inserire l’insulto del premier “dipendenti dal metadone di stato”; Renzi li ha definiti percettori del “reddito di criminalità (da uno che esalta il rinascimento arabo con costo del lavoro zero); Salvini degli immorali (da uno che non ha mai lavorato). Questi soggetti, se hanno diritto ad esprimere la loro opinione hanno pure l’obbligo di stare attenti a come parlano perché istigano chi li ascolta all’odio verso i deboli. 

Invece di fare informazione, questi seminatori di zizzania, spargono immondizia su di una iniziativa a favore degli esclusi, danno voce alla stoltezza di chi definisce il Rdc come “voto di scambio” addirittura accostandolo ad un reato penale di stampo mafioso: non si fanno alcun scrupolo per il danno morale che provocano in molti loro lettori.  Sono secoli che esiste il problema nel Sud dell’Italia per una serie di ragioni storiche e politiche: il sottosviluppo ha sempre fatto gioco al Nord industrializzato, l’ILVA ne è uno degli esempi più squallidi di sfruttamento degli impianti fino all’esaurimento e di abbandono. Quella industriale è una logica criminale che toglie fin che può e poi lascia i cocci a chi resta.

Anche aver assistito alla prima de “La Scala” di Milano in mezzo a comuni cittadini l'ex premier ha raccolto critiche comunque. Se questi sputano veleno è un buon segno per i cittadini onesti, solo che sarebbe ora che chi può si rimbocchi le maniche e cominci a dargli una mano concretamente con attività sul territorio e progetti da realizzare: più si è e meglio si affrontano le fatiche e l’odio.