Per capire il senso di questo articolo occorre far pulizia mentale da ogni pregiudizio e condizionamento, tornare dei semplici esseri umani che vivono in un paese pieno di insidie che possono distrugge la nostra esistenza in un attimo: dobbiamo diventare degli esperti artificieri e con gli strumenti della buona democrazia, della coscienza civile e del coraggio iniziamo a disinnescare le trappole che minacciano le nostre esistenze. Il primo passo verso la saggezza è ammettere la gravissima responsabilità di aver delegato alle persone sbagliate la tutela degli interessi collettivi e iniziare a pensare a delle alternative che possano garantirci una convivenza civile, pacifica e costruttiva.
La società di capitali rappresenta la peggiore espressione della creatività umana in assoluto: in nome e per conto di questo artifizio legislativo il denaro acquista “personalità giuridica” si anima e agisce attraverso individui che forti delle immense ricchezze che rappresentano e dei molteplici interessi che riescono ad intessere divengono inattaccabili: i cittadini non possono competere con “organismi” del genere che fagocitano sistematicamente la loro vita: chi ci prova viene travolto. Autostrade è uno dei molteplici esempi di quanto affermo, gradualmente emergono elementi che ci permettono di avere una visione concreta di tali realtà e del loro “modus operandi” grazie ad un clima di maggior trasparenza che stiamo vivendo.
All’indomani del crollo del ponte di Genova la primaria preoccupazione dell’amministratore delegato di Autostrade per l’Italia Castellucci è stata di tutelare gli interessi della società che rappresentava, la Gip della Procura di Genova Paola Faggioni lo definisce “(…) una personalità spregiudicata”. Ovviamente a fornire tali elementi di valutazione sono le contestatissime intercettazioni telefoniche ed ambientali che turbano la vita dei partiti, dei loro finanziatori e dell’imprenditoria d’élite che per curare i propri interessi ha contatto con molteplici ambienti.
Nell’ordinanza di rinvio a giudizio la Gip concentra la sua attenzione ovviamente sull’amministratore delegato e scrive: “Dall’ascolto di alcune conversazioni intercettate è emerso che all’indomani del disastro del ponte Morandi Castellucci ha cercato con ogni mezzo di ricostruire i buoni rapporti con lo Stato offrendo cospicue somme di denaro”, “In questo contesto rilevano alcune conversazioni dalle quali emerge la disponibilità da parte di Castellucci a offrire un aiuto economico per il salvataggio della Banca Carige al fine di ricucire i buoni rapporti con il Governo”. Pietro Modiano era il presidente della Carige che stava andando in bancarotta (poi ci è andata).
Continuando ad esplorare il segreto mondo delle intercettazioni la Guardia di Finanza incappa nel presidente della Regione Liguria Toti che telefona a Castellucci: “Senti Gianni ho parlato adesso a lungo con Modiano per la roba che ti ho proposto per la Carige: come dire è ovvio che noi lo saluteremmo con grandissimo favore, non so quale effetto possa avere io con Giorgetti (sottosegretario alla presidenza del Consiglio del primo governo Conte). Ovviamente una volta che tu mi dici che c’è la disponibilità io ci parlo con Giorgetti e con Salvini eh, per dirgli che è una cosa ovviamente concordata, evidentemente survey (sondaggio retribuito). Castellucci replica: “Io il problema è che per venderlo ai miei azionisti ho bisogno che sia all’interno di un quadro”. Toti recepisce il messaggio: “Eh lo so bene”. Castellucci:” Hai capito eh eh eh…” e Toti:” Eh però stai, stai dialogando con persone che di quel quadro non ne fanno parte….”. Toti è molto interessato alla faccenda e fa una proposta:” L’unica cosa che possiamo fare è chiedere alla Lega, e dire… ragazzi, noi ci stiamo esponendo per salvarvi una banca e togliervi rotture di coglioni….poi se non ne tenete conto siete dei pazzi!”. Il problema a cui si riferisce Toti è il Movimento 5 Stelle, in particolare il Ministro Toninelli che aveva chiesto la revoca della concessione e che sarà oggetto di una campagna mediatica vile e dissacratoria che aveva lo scopo di ridicolizzare una persona onesta e delegittimarla di fatto: il “sistema” cominciava a gettare la maschera e mostrava sfacciatamente fin dove aveva esteso i suoi tentacoli nella società italiana. Infatti il presidente della Regione Ligure afferma:” Dopodiché, io impegni per questo governo non me la sento di prenderne”. Castellucci replica: “Tu puoi fare solo l’ambasciatore tra virgolette” e Toti: “Io posso fare l’ambasciatore e tutta la moral suasion del caso…. nel momento in cui, dovesse uscire fuori una tua dichiarazione d’interesse secondo me che puoi concordare con Modiano dicendo a determinate condizioni, eh potrebbe essere una roba eh, poi diventa anche per loro complicato, ora cominciano ad essere tante le cose che state facendo insomma, quindi per me è una pressione che può essere comunque utile” aggiunge: “(…) non è una roba gigantesca perché penso sui centocinquanta milioni” ma ogni cosa ha il suo prezzo e Castellucci rilancia: “Il problema è che io per raccontarlo ai miei ho bisogno di qualcosa di più…. ovviamente”. Il “problema” 5 Stelle è insormontabile per cui Toti riprende: “Per quanto possa essere in più, può essere al massimo come si dice, una dichiarazione informale… di buon auspicio insomma”. Dall’ordinanza di rinvio a giudizio della Gip si delinea la strategia elaborata dall’a.d. di Autostrade per l’Italia: “(…) dal contenuto di tale conversazione emerge la disponibilità di Castellucci ad impiegare il denaro di Atlantia per contribuire a ‘salvare’ Carige, ma che questa iniziativa deve però essere inserita in un ‘quadro’, da riferire ai rapporti tra il gruppo e lo Stato concessionario (e in particolare alla garanzia di conservare la concessione tanto che Castellucci parla di azionisti). Il presidente Toti si sforza di non perdere l’occasione guardandosi bene dal fare promesse”.
La Gip si avvale di un’altra intercettazione per comporre il puzzle infatti Castellucci dopo aver impostato l’operazione ‘salvataggio Carige’ viene ricontattato da Modiano: “Ciao Giovanni! Stai a sentire… noi stiamo proseguendo su questa pista. Abbiamo visto Garavaglia e gli abbiamo spiegato questa cosa. Lui ovviamente la trova molto positiva. Ne parlava con Salvini il quale ne parlava con Di Maio per dire: amici… o mettete i soldi pubblici o lasciate mettere i soldi ai Benetton” e Castellucci ribadisce: “Con gli annessi e connessi?”. “Eh esatto….. ehm con annessi e connessi. Però a questo punto lui…. che il Garavaglia è sulle piste di Di Maio…. mettiamola così”. Castellucci propone: “Però perché non gli dici a Garavaglia se mi contatta prima a me che così facciamo un giro di orizzonte…. sul fattibile e l’infattibile”. “Non sarebbe affatto male”.
I termini della transazione sono molto semplici: Atlantia salva Carige dal commissariamento e il Governo rinuncia alla revoca della concessione ai Benetton. Il problema sono i 5 Stelle e i morti che arrivavano a 84 con la faccenda del viadotto di Acqualonga. Che ruolo riveste Carige nei rapporti tra la Lega e Atlantia? Quale tutela di un interesse collettivo riveste questa operazione?
La Gip della Procura di Genova sottolinea: “Come si vede anche dalla telefonata con Modiano emerge che la disponibilità manifestata da Castellucci all’aiuto economico per il salvataggio di Carige non è per nulla incondizionata tanto da far riferimento agli annessi e connessi ossia evidentemente le promesse che tenta di estorcere a proposito della concessione”. Garavaglia appartiene al partito della Lega e in quel periodo rivestiva l’incarico di sottosegretario all’Economia. Le indagini non hanno potuto stabilire se Garavaglia abbia incontrato Castellucci e se Toti abbia tentato di persuadere Giorgetti e Salvini a favorire Autostrade in cambio del salvataggio di Carige. Oggi Toti dichiara di aver parlato con Castellucci nel puro intento di salvaguardare i risparmiatori della banca in crisi: “(…) qualsiasi intenzione di ottenere appoggi da parte del governo non ha trovato in me alcuna sponda”.
Dopo il crollo del ponte il presidente della Regione Liguria ha immediatamente manifestato di essere contro la revoca della concessione ai Benetton infatti dichiarava testualmente: “Non tocca alla politica decidere chi sono i responsabili, tocca ai tribunali della Repubblica decidere chi ha le colpe”. E ancora: “Ho chiesto al governo che questo non avvenga, credo che non sia utile a Genova, alla Liguria e a tutto il paese”. Noi cittadini (e probabilmente anche il premier Conte e Toninelli) all’inizio non sapevamo nulla delle clausole contenute nel contratto di concessione a vantaggio della famiglia Benetton ma Toti & C. sicuramente ne erano al corrente. Per loro quei contratti non erano “secretati”, per noi cittadini si.
A Matteo Salvini quel crollo creava un grosso problema, gli bastava la campagna contro gli immigrati clandestini a fargli guadagnare punti. Parte con cautela il 21 settembre 2018: “Genova e l’Italia non cercano vendetta, ma cercano giustizia e futuro”; nel luglio 2019 dichiara: “Revoca della concessione? Aspettiamo il parere di avvocati e giuristi. Paghi chi sbaglia: se i vertici hanno sbagliato devono pagare ma non ci devono andare di mezzo i lavoratori” francamente non capisco cosa c’entrino i lavoratori in questo squallido mercato. Arriviamo al 14 agosto 2019, primo anniversario della tragedia, il ministro dell’Interno affermava: “(….) squallido che in una giornata come questa ci sia qualcuno che parla ancora di Autostrade, di Benetton. Chi sbaglia paga, io non faccio né il giudice, né l’ingegnere, né l’avvocato”. Quel giorno i parenti delle vittime pretesero ed ottennero dal premier Conte l’allontanamento dei rappresentanti di Atlantia e di Aspi dalla cerimonia di commemorazione delle vittime: mai prima d’ora dei cittadini hanno inviato un messaggio così potente a tutti gli italiani (annessi e connessi). La signora Egle Possetti presidente del comitato dei parenti delle 44 vittime pronunciò un discorso duro e chiaro, fu molto esplicita parlando delle clausole inique che tutelavano il concessionario, chiedeva verità, giustizia e la revoca della concessione: “(…) ma per la loro memoria dobbiamo avere molta determinazione per la verità”. Il 20 agosto 2019, 6 giorni dopo, Salvini faceva cadere il governo.
Passa il tempo e troviamo Egle Possetti sempre presente e più determinata che mai: “Ho usato parole forti perché in questi due anni abbiamo sentito cose inaccettabili” e in merito alla revoca: “Dobbiamo alzare la testa, come faccio ad avere fiducia in chi gestiva un’infrastruttura che ha causato un danno irreparabile? L’errore madornale è stato firmare una concessione di questo tipo: lei firmerebbe un contratto in cui c’è scritto che anche in caso di grave colpa non può essere tolta al concessionario? Non esiste! Chi ha firmato questa concessione?” Dice bene! Infatti le responsabilità vanno ricercate anche tra coloro che rappresentavano gli interessi dello Stato e hanno trattato e concluso il contratto; chi ha ratificato in parlamento la concessione e chi negli anni a divenire non ha effettuato i controlli dovuti perché costoro hanno delle gravissime responsabilità tanto quanto Atlantia e forse di più.
Le tragedie degli altri devono farci riflettere, non possiamo riportare in vita quelle persone ma abbiamo l’obbligo morale non solo verso le vittime e i loro familiari ma anche verso noi stessi che continuiamo a vivere in un paese tradito dall’indifferenza, dall’egoismo e da squallidi giochi di potere.
Leggendo alcuni brani delle intercettazioni e considerandoli da semplice cittadina mi domando: oggi, in un paese come il nostro, cosa si può intendere per Stato e per Governo? Nel caso specifico lo Stato è un termine astratto, i cittadini appaiono figure marginali, rivestono importanza per i politici nel momento delle elezioni, per l’imprenditoria solo quando vengono usati strumentalmente in occasione di contenziosi tra le parti sociali per ottenere immunità, finanziamenti pubblici e quant’altro. Per Atlantia le vittime erano un “problema” da risolvere al più presto con un accordo con i parenti condizionato alla firma di una liberatoria seguendo la consuetudine dei “pochi, maledetti e subito”. Per i Benetton occorreva salvare la faccia, scaricare le responsabilità e mantenere il possesso della gallina dalle uova d’oro a tutti i costi. Emergeva subito la violenza tipica di chi non vuole rendere conto a nessuno della propria cattiva coscienza, non vuole assumersi le proprie responsabilità offrendo lo squallido spettacolo di una “crisi di onnipotenza”.
Dobbiamo renderci conto che sono stati stravolti schemi e limiti per una convivenza civile; sfigurati gli elementi portanti della democrazia piegandoli a scopi settoriali che hanno escluso gradualmente i cittadini dalla vita politica ed economica trasformandoli in pedine a servizio di interessi personali. Attraverso una manipolazione sottile e sapiente questo sistema ha imposto modelli che hanno influenzato lentamente i comportamenti sul piano sociale, morale, economico e familiare di una collettività passiva determinando un appiattimento interiore con la conseguente perdita dell’unico patrimonio di cui la natura ci ha dotato: l’originalità individuale che rappresenta la vera fonte di ricchezza per “noi insieme agli altri”. Il capitale considera l’essere umano un elemento per accrescersi e lo usa o lo dismette a suo piacimento soffocando gradualmente la volontà e la concreta possibilità di essere veramente liberi di realizzare le nostre aspirazioni. Sono decenni che questo Truman Show va avanti facendoci trascorrere giorni pieni di illusioni che ci fanno sprecare la nostra vita dietro falsi bisogni, desideri, sensazioni e sentimentalismi a danno di una coscienza sveglia, della nostra capacità di provare autentici sentimenti e la naturale aspirazione ad essere autenticamente liberi. Molti vivono di apparenze che diventano ogni giorno più costose e difficili da mantenere, che impongono sacrifici pesanti ed inutili allontanando l’uomo dalla realtà che è l’unica cosa con la quale si deve confrontare: questa è l’unica via gli permette di evolversi verso il libero arbitrio e l’assunzione di responsabilità. Questi schemi prefabbricati ad arte hanno il potere di trasformare l’individuo in un “servo in cerca di padrone” di questi maghi neri che gli propinano le loro micidiali ricette allo scopo di ricavarne profitto. Occorre il coraggio di rifiutare le loro offerte e ciò non è facile né privo di rischi.