Angelo Baracca, docente emerito di Fisica Teorica dell'Università di Firenze, autore di numerose pubblicazioni sul nucleare, tra le quali, Scram ovvero la fine del nucleare (scritto nel 2011 con Giorgio Ferrari Ruffino), L' Italia torna al nucleare. I costi, i rischi, le bugie (2008), A volte ritornano: il nucleare. La proliferazione nucleare, ieri, oggi e soprattutto domani (2005), da tempo impegnato sul tema dell’impiego sia militare che civile del nucleare, intervistato dalla redazione Pro\Versi, sfata alcuni luoghi comuni sulla convenienza di un ritorno al nucleare e, anzi, sostiene con forza la necessità di abbandonarlo definitivamente.
Alla domanda se l’impiego civile del nucleare contribuisca alla riduzione del gas serra e del CO2, il prof. Baracca afferma che si tratta di una fandonia sfatata da vent’anni: “Vero è che nello stadio attuale di sviluppo […] le emissioni complessive sono inferiori rispetto ad altre fonti di energia, ma […] se potessero svilupparsi massicci programmi nucleari lo sfruttamento di minerali più poveri di uranio porterebbe ad un aumento delle emissioni complessive”.
Né vi sono dubbi, secondo Angelo Baracca, riguardo alla rischiosità dell’impiego massiccio del nucleare: “anche durante l'esercizio normale le centrali nucleari rilasciano emissioni radioattive. Le indagini epidemiologiche effettuate dimostrano nelle popolazioni che vivono nelle zone prossime alle centrali nucleari un aumento vari tipi di malattie, tra le quali tumori”.
I rischi sono aggravati anche dalla difficoltà di trattare le scorie: “Dopo 60 anni dal decollo dell'energia nucleare nessun paese ha ancora realizzato un deposito nazionale definitivo per i residui radioattivi. Decine di migliaia di tonnellate di combustibile esaurito si accumulano pericolosamente in piscine. Ormai solo la Francia esegue il ritrattamento, producendo, altre a scorie radioattive pericolosissime, ulteriore plutonio”. Ulteriore pericolo deriva dalla probabilità che si verifichino incidenti alle centrali nucleari. C’è la “probabilità di un incidente grave ogni 7-8 anni”.
Il prof. Baracca nega, inoltre la convenienza di un ritorno alla politica energetica del nucleare da un punto di vista dei costi dell’energia: “l'energia nucleare non è competitiva, mentre i costi delle rinnovabili sono in picchiata. I tempi di costruzione delle centrali si allungano, i costi lievitano, grandi capitali devono essere immobilizzati per tempi lunghi e non prevedibili”.
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