I due "paperoni" prestati alla politica, uno d'oltreoceano, l'altro di casa nostra, hanno molto in comune. Entrambi sono entrati in politica perché avevano necessità di usarla per i propri personalissimi interessi... nonostante la politica debba regolare il bene comune.

Berlusconi aveva visto scomparire Craxi, la base di appoggio da lui utilizzata per far decollare il suo impero televisivo. Dopo aver fatto un casting per capire con chi avrebbe potuto sostituirlo, dovette arrendersi all'idea che la scena politica al tempo di mani pulite non gli offriva nessun profilo di cui potesse fidarsi. Obtorto collo - questo gli va riconosciuto - Berlusconi decise di "scendere in campo" personalmente. 

Anche Trump ha deciso di fare il politico per le proprie necessità imprenditoriali. Aveva deciso di creare un proprio canale tv d'informazione e partecipare alle presidenziali era un'ottima iniziativa per promuoverlo. Il guaio è che, probabilmente, al di là delle sue intenzioni, sdoganando il "politicamente scorretto" molti americani lo hanno preso sul serio e lo hanno eletto presidente.

La politica, anche in condizioni normali, è il regno dell'ipocrisia e delle contraddizioni, quindi, due personaggi come Berlusconi e Trump non possono certo essere accusati di essere o essere stati ipocriti e contraddittori rispetto ad altri che li hanno proceduti. La loro colpa, semmai, è quella di aver scardinato i recinti di ipocrisia e contraddizione, allargandone i confini all'infinito. Inoltre, entrambi lo hanno fatto ricorrendo agli stessi strumenti: utilizzare politiche populiste e trasformare avversari e problemi in nemici da combattere.

Dopo i primi fasti - le novità in un settore sono sempre bene accolte - anche i più accalorati sostenitori hanno capito trucchi e trucchetti di entrambi che, gradualmente, hanno visto scemare interesse e consensi nei loro confronti. 

Berlusconi è stato travolto dalla crisi economica, Trump da quella pandemica. Ma oltre alle scelte politiche e al conflitto d'interessi, a renderli simili vi sono anche i guai giudiziari che, riferendosi alla loro attività personale e imprenditoriale, finiscono però per "contagiare" anche il loro percorso politico. E così troviamo Berlusconi che denuncia la magistratura comunista e Trump che la collega al partito democratico.

L'ultimo capitolo della storia dei due "gemelli" riguarda il presidente degli Stati Uniti che, come rivelato dal New york Times, sarebbe indagato dalla procura distrettuale di Manhattan insieme alle sue società per possibile frode bancaria e assicurativa.

A voler mettere sotto inchiesta Trump è l'ufficio del procuratore Cyrus R. Vance Jr. che  in un'udienza presso un tribunale federale ha chiesto il sequestro di otto anni di documentazione fiscale, sia di Trump che delle sue aziende. I "Ghedini" di Trump, ovviamente, si sono opposti. La procura non ha specificato quale sia il focus dell’inchiesta, ma ha precisato che notizie "non smentite" comparse sui media rafforzano la motivazione della richiesta.

Come è andata a finire con Berlusconi lo sappiamo. Anche per Trump sarà lo stesso?