In Italia è ormai diventata una specie di moda l'utilizzo del termine riforma per far rendere digeribile, se non indispensabile, qualsiasi cosa, fosse pure una schifezza assoluta. La riforma costituzionale non poteva certo venir meno a questo assunto.

Nel migliore dei mondi possibili, una riforma della Costituzione è anticipata da un dibattito pubblico nel paese con diversi punti di vista, alcuni dei quali coincidenti. In un paese normale, tali punti di vista verrebbero poi riassunti dai rappresentanti delle forze politiche, discussi in Parlamento e sintetizzati in un testo il più possibile condiviso.

Naturalmente, tale riforma non sarebbe comunque la riforma di tutti, e non tutti troverebbero il testo condivisibile. Però, il risultato sarebbe comunque espressione di uno sforzo che avrebbe in ogni caso interessato tutti gli italiani ed il testo avrebbe avuto una sua coerenza, espressa in finalità ben indicate.

Oggi, invece, siamo chiamati a votare una riforma non pasticciata, ma letteralmente ingarbugliata, incasinata, illogica ed in molti punti anche incredibilmente inutile perché ciò che dovrebbe essere apportato con il nuovo testo esiste già!

Cerchiamo di spiegare in dettaglio quanto anticipato in questa premessa. Iniziamo prendendo spunto dalla praticità e dalla velocità con cui si legifera in Italia. Nell'attuale legislatura sono state approvate un numero enorme di leggi, molto più di quanto sono stati in grado di fare gli altri parlamenti europei. Il presidente del Consiglio ha detto di aver fatto più riforme di qualsiasi altro governo e, allo stesso tempo, ci dice che il Parlamento italiano è una palude perché le leggi vanno avanti e indietro tra Camera e Senato! C'è qualcosa che non torna.

In realtà il tempo medio di approvazione di una legge, in Italia, è di circa due mesi. Solo la volontà dei partiti impedisce la velocità di approvazione di una legge, non certo il bicameralismo che, anzi, al contrario di ciò che viene propagandato dal Sì, consente un iter legislativo più veloce, perché le due Camere possono lavorare contemporaneamente su provvedimenti diversi. La doppia approvazione è una garanzia per una verifica dei contenuti e per la correzione di eventuali anomalie o illogicità. I tempi di passaggio da una Camera all'altra non riguardano la Costituzione, ma i regolamenti. Se la maggioranza attuale avesse voluto accelerare il percorso di "tutte" le leggi, avrebbe semplicemente dovuto portare all'ordine del giorno la modifica dei regolamenti delle rispettive Camere, indicando che una legge una volta incardinata e discussa deve concludere il suo iter in tempi certi, senza venir dimenticata e non più calendarzzata.

Invece, si cambia la Costituzione per non cambiare i regolamenti di Camera e Senato.

Ma qualcuno potrà dire che il nuovo Senato riduce i costi della politica togliendo lo stipendio a 300 senatori, anche se quel aualcuno dimentica che 100 senatori dovranno poi essere rimborsati.

Ma se il costo del Senato è un elemento importante della riforma, perché allora non abolirlo del tutto? Il risparmio sarebbe stato assolutamente più evidente, semplificando anche l'iter di approvazione delle leggi.

I sostenitori del Sì allora, prontissimi, interverranno con un nuovo argomento: il nuovo Senato tutela le autonomie locali. È stato disegnato proprio con questo scopo, addirittura prendendo spunto dall'esempio di altri paesi europei, vedi la Germania.

In realtà, in Germania, i senatori, anch'essi nominati, rappresentano ognuno gli interessi della regione di appartenenza. In Italia, il Senato delle autonomie è formato da consiglieri regionali e sindaci che rappresentano il partito da cui provengono... in pratica una riproposizione del Senato attuale, fatto da gente che farà due lavori e che voterà su specifiche questioni, ma non solo di carattere locale.
Infatti alcune leggi licenziate dalla Camera richiederanno anche il voto del Senato, la cosiddetta doppia lettura!

La differenza, rispetto a prima è che non si saprà chi dovrà votare che cosa, perché a stabilirlo è il nuovo articolo 70, il cui testo è un misto tra un rebus e un anagramma e la cui interpretazione, essendo scritto pure con i piedi, potrà richiedere spesso e volentieri l'intervento della Corte Costituzionale a cui, già si dice, sarà  associato anche il parere della Pizia, riesumata da Delfi per l'occasione ed in procinto di trasferirsi in pianta stabile a Palazzo della Consulta.

Ma allora gli amanti del vecchio, i sostenitori del No a prescindere, coloro che non pensano al futuro, vogliono impedire una corretta e più sana applicazione del federalismo?
Non è così. Infatti, i sostenitori del No si chiedono perché questa riforma propagandi mirabilie per provvedimenti che già possono e che già dovrebbero essere presi adesso. Renzi e i suoi sodali dicono, ad esempio, che dopo la riforma lo Stato potrà assicurare la parità di trattamento nella sanità.

Ma, purtroppo per Renzi, è già così! Infatti, lo dice già adesso l'articolo 120 della Costituzione. Se gli enti locali non sono in grado di assicurare norme per garantire l’incolumità e la sicurezza pubblica, lo Stato si sostituisce agli enti locali. Quelli che sostengono il Sì vogliono dare a bere agli italiani che la nuova riforma farà qualcosa che è già in vigore da decenni!

E che dire del Senato delle autonomie. Adesso a mediare tra Stato e regioni vi è un'organo che si chiama Conferenza Stato Regioni, che ha una propria sede e che si riunisce, da decenni, regolarmente. E con la nuova Costituzione, con il Senato delle autonomie, la Conferenza Stato Regioni decadrà? Ma certo che ... no! E allora, quale sarà il ruolo di due organi che faranno la stessa cosa? Mistero. Nessuno è in grado di dirlo. Probabilmente organizzeranno degli incontri di pugilato o dei tornei di briscola per vedere chi tra i due dovrà prevalere su un determinato argomento.

Per far comprendere il caos che ci aspetta nel caso passi il Sì, ci sarebbe anche da aggiungere il problema, non certo di poco conto, di come e quando potranno riunirsi in  Senato persone che devono partecipare anche ai lavori di oltre quaranta assemblee diverse!

Con questi semplici argomenti, si capisce quanto sia insensata questa riforma che ci viene auspicata come fantastica e necessaria. E non si venga neppure a dire che le opposizioni non abbiano provato a cercare di modificare quello che il Governo ha imposto a maggioranza, evitando qualsiasi tipo di confronto in aula, con la ministra per le Riforme, Boschi, intenta a flirtare in alcuni momenti con lo smartphone, in altri addirittura con Verdini.

Ma se questa riforma è stata fatta in modo così assurdo, ciò può solo significare che chi l'ha fatta è un incapace oppure ha volutamente fatto un obbrobrio a cui ha aggiunto alcune opzioni di salvaguardia, come la possibilità di far passare qualsiasi legge di carattere locale utilizzando l'interesse nazionale e di aggirare il voto di fiducia legiferando con l'utilizzo della clausola che costringe il Parlamento ad approvare una legge entro 70 giorni, per governare non da presidente del Consiglio, ma da capo di Stato, trasformando surrettiziamente la repubblica parlamentare in repubblica presidenziale.