Esteri

Oltre 300 rabbini americani si oppongono al prossimo governo Netanyahu per la presenza del Partito Sionista Religioso

Il possesso della terra è una condizione preliminare per la sovranità dello Stato di Israele e l'indebolimento degli insediamenti, soprattutto in parti del Paese come la Galilea centrale e il Negev nord-orientale, costituisce un pericolo primario per la società israeliana.

Questo è uno dei punti principali della piattaforma politica degli estremisti di destra del Partito Sionista Religioso, ex Tkuma, che mirano ad aumentare la presenza degli insediamenti ebraici nei Territori occupati.

Grazie ad un accordo politico con estremisti di questo tipo, che tra l'altro mirano pure a rivedere i diritti civili riconosciuti in Israele come ad esempio quelli alla comunità LGBT, il Likud di Netanyahu si appresta a governare il Paese con conseguenze che preoccupano persino alcuni rabbini... degli Stati Uniti!

Infatti, alcuni giorni fa oltre 330 rabbini americani, compresi alcuni di primissimo piano che guidano le comunità ebraiche delle principali città statunitensi, hanno firmato una lettera aperta volta ad impedire la partecipazione nel prossimo governo di Israele degli estremisti di destra del Partito Sionista Religioso.

La lettera è stata firmata da rabbini di diverso orientamento, persino da conservatori, compresi quelli che appartengono alle comunità di Filadelfia, Washington, Chicago e Los Angeles, come il rabbino emerito John Rosove.

Non proprio una notizia secondaria, considerando che è frequente che ministri del governo israeliano parlino nelle sinagoghe americane per raccogliere sostegno alle loro iniziative in patria.

Autore Giuseppe Ballerini
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