Se fosse ancora viva Zenobia, la Regina di Palmira non esiterebbe a chiamare e complimentarsi con uno smartphone di ultima generazione Tsa ing-wen, donna che dal 2016 ricopre il ruolo di Presidente della Repubblica di Taiwan. Sì, perché la politica taiwanese oltre a tale carica riveste anche quella di Presidente del Partito Progressista Democratico, da sempre sostenitore della lotta all’indipendenza di Taiwan dalla Cina.
L’ex avvocata classe 1956 che aveva già in passato negoziato alcuni accordi commerciali con la Cina viene descritta come una donna paziente, prudente ed equilibrata che predilige, nei suoi accordi, vantaggi a lungo termine per gli interessi che difende. La sua rielezione nel 2020 dopo la vittoria precedente del 2016 è apparsa come una scelta sicura, il rinnovato rapporto con Washington e il supporto degli Stati Uniti nei confronti della sua amministrazione sono stati altri elementi decisivi.
Tsa non si è inchinata alla potenza cinese ma ha approfittato degli aiuti provenienti dagli Stati Uniti per consolidare la posizione indipendentista di Taiwan anche a costo di qualche sacrificio soprattutto in ambito economico. Il suo governo non è affatto deciso di accogliere proposte diplomatiche da parte della Cina che minano la libertà dell’isola e dei suoi cittadini.
Negli ultimi mesi parlando della Pandemia COVID19 i media hanno elogiato il modello di lockdown utilizzato a Wuhan che ha ridotto in maniera drastica i contagi nella città e nella provincia cinese. Pochi però si sono soffermati su quello che è accaduto a Taiwan che dall’inizio del diffondersi del Coronavirus nel mondo ha conteggiato solamente 441 contagi dei quali solo 7 deceduti.
Se non ci fossero di mezzo giochi politici e interessi economici il modello da prendere in considerazione avrebbe dovuto essere proprio quello di Taiwan che per quanto fosse un’isola dista solamente 160 Km dall’epicentro iniziale dell’epidemia.
Eppure la ‘’provincia ribelle’’ come viene etichettata dalla Cina non ha neppure un rappresentante nell’OMS per i veti imposti negli anni passati da Pechino. La Cina imbarazzata dalla vicenda del coronavirus e dal modello Taiwan, minaccia tutti i paesi che hanno ingaggiato in questo periodo rapporti con l’isola.
La strategia di Taiwan e del governo di Tsa dopo la superba gestione della pandemia è stata quella della cosiddetta ‘’soft power’’, termine utilizzato per tracciare un’abilità persuasiva nei confronti di altri stati. Paradossalmente per l’isola la pandemia è stata un’occasione d’oro da sfruttare per mettersi in mostra e attirare l’attenzione di tutti. Non è affatto un caso che numerosi paesi hanno espresso parole al miele nei confronti del ‘’governo ribelle’’ dopo aver ricevuto in donazione migliaia di mascherine e dispositivi di protezione individuali.
Ad oggi il paese di Tsa è riconoscituto solamente da 15 paesi ma chi lo dice che dopo l’eccellente lavoro svolto finora non possa essere riconosciuto indipendente da altri paesi e potenze mondiali? Chissà, staremo a vedere e nel caso ciò accadrà Taiwan avrà sconfitto definitivamente la Cina.