I temi all'ordine del giorno erano due: l'esame del testo del decreto fiscale e l'esame della lettera dei Dombrovskis e Moscovici ricevuta lo scorso 18 ottobre 2018.
Al termine della riunione, il premier Conte e i vicepremier Di Maio e Salvini, che lo affiancavano a entrambi i lati, hanno tenuto una conferenza stampa.
Questo è ciò che ha dichiarato Conte, che ha iniziato il suo intervento prendendo prima in esame l’articolo 9 della legge di bilancio e le norme che avevano creato lo scontro tra 5 Stelle e Lega: «Sapete che mi ero riservato la rilettura dell’articolato per verificare le perplessità e i dubbi di natura tecnica posti e avevo rifissato questo Cdm che poteva riservarsi anche interventi più sostanziosi.
Abbiamo approvato il decreto fiscale nella sua stesura definitiva, abbiamo raggiunto un pieno accordo.
C'è un accordo politico per cui in sede di conversione di questo decreto legge troveremo una formulazione adeguata a tutti i contribuenti che versano in situazioni di specifiche, oggettive difficoltà economiche.
Nella sostanza ora consentiremo un ravvedimento operoso, ma abbiamo pensato che forse resta scoperta una delle promesse contenute nel contratto.
A scanso di equivoci abbiamo anche valutato che tutto sommato poteva prestarsi a equivoci qualche causa di non punibilità, che avrebbe consentito di stimolare contribuenti ad aderire, ma avrebbe dato un segnale di fraintendimento, quindi non ci sarà nessuna causa di non punibilità.»
Poi Conte si è occupato anche del giudizio negativo sulla manovra da parte della Commissione Ue, nei confronti della quale, non pare esserci però l'intenzione di comunicare alcun ripensamento sui contenuti della manovra, ma solo la disponibilità di effettuare incontri per spiegarne la correttezza e la validità dei numeri in essa espressi.
«Ho riferito - ha detto Conte - delle interlocuzioni con Merkel e Macron. Il clima che abbiamo in Europa è di dialogo e di disponibilità e lo abbiamo ribadito, siamo comodamente collocati in Europa.
La cosa più importante è spiegare la manovra ai nostri interlocutori europei. Per questo intendo incontrare Juncker. Stiamo varando il piano di riforme strutturali più grande nella storia d'Italia.
Sono queste le cose che servono di più al nostro Paese. Solo da queste avremo l'aumento del Pil dallo 0,5 all'1,2. Siamo convinti di non aver gonfiato i nostri numeri.»
Poi, è stata la volta di Salvini che ha parlato, in relazione al Governo, di compattezza e serenità: «Quello che poteva essere un passo indietro, poi è diventato un passo avanti, visto che ora faremo la rottamazione delle cartelle di Equitalia.»
E sull'Europa ha poi aggiunto: «Non c'è alcun proposito di uscire dall'Ue o dalla moneta unica, stiamo bene in Ue le cui regole vogliamo modificare.»
Questo, invece, il riassunto di Di Maio su "pace fiscale" ed Europa: «Abbiamo ribadito all'unanimità in Cdm che non c'è alcuna volontà di favorire chi ha capitali all'estero. Grazie a questo decreto nasce oggi uno Stato amico che aiuterà la parte più debole dei contribuenti. E' stato un pomeriggio di lavoro proficuo.
Finché resterò capo politico del Movimento 5 Stelle e finché ci sarà questo governo non c'è nessuna volontà di lasciare la Ue o la zona euro... c'è la volontà di sedersi con le istituzioni dell'Unione europea.»
Di manine quest'oggi non si è più parlato ed entrambi i vicepremier hanno dimenticato di essersi scambiati, reciprocamente, le qualifiche di bugiardo ed idiota. In ogni caso, se la possibile crisi politica è rientrata, perché evidentemente non ritenuta vantaggiosa per entrambi, l'approccio all'altro problema cui si trova di fronte il Governo, il giudizio sulla manovra di bilancio da parte della Commissione Ue, è stato affrontato dando l'impressione di non avere l'intenzione di effettuare alcuna modifica alla manovra. Se questo potrà avere, nell'immediato, scarse o nulle conseguenze in merito a multe o sanzioni da parte di Bruxelles, potrà invece essere un problema per quanto riguarda i mercati a cui, invece, il Governo non sembra badare... almeno finché gli imprenditori del Veneto non ricorderanno a Zaia che gli interessi sui fidi bancari non sono più sostenibili. Allora, per certo, il Governo si ricorderà del cambiamento anche in relazione alla legge di bilancio.