Sviatlana Tsikhanouskaya, la leader dei democratici bielorussi fuggita in Lituania per evitare le ritorsioni di Lukashenko per averlo sconfitto alle presidenziali del 2020, su Twitter ha dichiarato:

"Il regime bielorusso intensifica la crisi dei confini: i migranti vengono spinti al confine da uomini armati. Il traffico di migranti, la violenza e i maltrattamenti devono cessare. È necessaria una risposta forte".

Una dichiarazione accompagnata da un video dove si vedono centinaia di persone camminare nella stesa direzione di fianco ad un'autostrada. Il confine di cui parla la Tsikhanouskaya è il confine tra Bielorussia e Polonia.

A seguito di ciò, il ministro della Difesa polacco, Mariusz Blaszczak, sempre su Twitter, ha reso noto che oltre 12mila soldati sono stati schierati al confine, in aggiunta ai 10mila già presenti. 

In pratica, la disperazione degli ultimi viene usata da una parte dal regime bielorusso come arma di ritorsione per vendicarsi delle sanzioni imposte dall'Europa al governo di Minsk, dall'altra come arma di propaganda da parte del governo polacco per promuovere la propria linea politica di stampo sovranista basata sui respingimenti.

Polonia, Lituania e Lettonia affermano che negli ultimi mesi c'è stato un aumento del numero di persone provenienti principalmente dal Medio Oriente e dall'Asia che cercano di entrare illegalmente nei loro Paesi dalla Bielorussia.
 
Le condizioni per i migranti bloccati al confine, in special modo adesso che le temperature sono in netto calo a causa dell'approssimarsi dell'inverno, iniziano ad essere talmente difficili da risultare persino fatali per molti. Infatti, diversi sono morti per ipotermia nelle foreste nei pressi del confine polacco.