L'attività parlamentare riprenderà in pieno solo la prossima settimana. Intanto i partiti si preparano scaldando già i motori. Oltre ai problemi relativi a banche e aggiustamenti della legge di bilancio, legge elettorale e voto hanno la priorità nel loro raggio d interesse. Per questo, qualsiasi occasione di polemica che possa mantenere viva la campagna elettorale permanente cui saremo costretti ad assistere nei prossimi mesi, al di là che si voti o meno, sarà il leit motiv che accompagnerà le nostre giornate.

Le vicende di Virginia Raggi e dei 5 Stelle, nemici pubblici di tutte le forze politiche, saranno all'ordine del giorno. Ma saranno solo battaglie di giornata. La guerra vera e propria che si sta combattendo, o che ci si prepara a combattere, e su cui i partiti si stanno posizionando, è quella relativa alla legge elettorale e alla data del voto.

Lo ha fatto capire Matteo Orfini in una intervista rilasciata ieri al Corriere della Sera, in cui afferma che la legge elettorale va cambiata oppure si torna al voto subito.

Il presidente del Partito Democratico ha fatto saper di aver invitato gli altri partiti ad iniziare la discussione su una nuova legge elettorale che armonizzi il voto tra le due camere e possa correggere alla Camera l'anomalia Italicum, che adesso più nessuno vuole, e al Senato la legge proporzionale, creata dalla bocciatura del porcellum da parte della Consulta.

Ma gli altri partiti prima di decidere su una nuova legge, vogliono attendere l'esito del giudizio che la Consulta darà sull'Italicum, atteso per l'ultima settimana di gennaio, prima di mettere le mani su un nuovo testo di legge e poterlo così "adattare" in base alle loro convenienze, relative al mantenimento di poltrone e incarichi.

Il PD, rispetto agli altri partiti, ha un ulteriore problema: andare alle elezioni mantenendo Matteo Renzi alla guida del partito. Ciò equivale a votare prima che si possa svolgere il congresso a fine anno.

Dopo le dimissioni di Renzi e i due insuccessi elettorali che ne sono stati conseguenza, le amministrative in primavera ed il referendum costituzionale in autunno, logica avrebbe voluto che il Partito Democratico celebrasse un congresso quanto prima per verificare la linea politica del partito, confermando l'attuale segretario o scegliendone uno nuovo.

In base allo statuto del partito, il segretario del PD è, di regola, anche il candidato premier in pectore alle elezioni politiche. Per questo motivo, per non rischiare la poltrona di presidente del Consiglio alle prossime elezioni ammesso che il PD riesca a vincerle, Matteo Renzi si è fatto beffe della logica e del buon senso e non ha chiesto che si celebrasse anticipatamente il congresso.

Ovviamente, adesso Renzi ha intenzione di andare al voto entro primavera prima della data naturale del congresso del partito in autunno. Per questo, i renziani sono attivissimi nel promuovere qualsiasi iniziativa per mettere insieme una legge elettorale che il presidente della Repubblica Mattarella possa accettare come coerente tra le due Camere.

Quindi, quello che è certo, è che in base alle necessità di Renzi voteremo entro primavera. Improbabile che la minoranza PD possa riuscire a far svolgere il congresso del partito prima delle elezioni.

L'interrogativo sulla vicenda rimarrà comunque relativo alle scelte che la minoranza PD farà in quel caso. Difficile che Speranza e soci possano avere rappresentanza e visibilità in una nuova legislatura. Ma in quel caso, il PD riuscirà a conservare lo zoccolo di voti che viene da sinistra dopo che il partito di Renzi ha dimostrato di esser tutto ma non certo un partito di sinistra?