Europee 2019, Lega (34,33%) e 5 Stelle (17,08%) invertono il risultato delle politiche 2018
La debacle dei 5 Stelle alle elezioni europee era già scritta nel primo risultato sull'affluenza al voto, con le circoscrizioni meridionali e le isole, bacini elettorali del voto grillino alle politiche 2018, che mostravano un interesse per queste elezioni molto scarso, con dati che in alcuni casi indicavano una differenza del 50% rispetto alla media nazionale. Percentuali solo in parte recuperate in serata in Puglia e Molise, ma non nelle altre regioni.
I numeri dei grillini in quelle circoscrizioni sono stati ulteriormente erosi anche dall'avanzata della Lega, non certo casuale. Infatti la crescita del partito di Salvini non si deve solo ai selfie del suo segretario, ma a ragioni tecniche, su cui la Lega ha lavorato, pretendendo l'approvazione di alcuni provvedimenti a supporto delle sue politiche in quei territori.
Qualche tempo fa, Report fece un'inchiesta molto accurata i cui dimostrò che i collettori di voti in tutto il sud che prima erano stati "arruolati" nelle file di Forza Italia, sistematicamente, stavano transitando in quelle della Lega.
I collettori di voti sono persone che controllano pacchetti di voto che garantiscono uno zoccolo sicuro di preferenze in certi collegi in tutte le elezioni, naturalmente in base a un do ut des che non va trascurato. La garanzia di posti di lavoro e stipendi assicurati è uno di questi.
Tra i provvedimenti che la Lega ha preteso dal Governo nei mesi scorsi vi sono 400 milioni da assegnare ai Comuni e la possibilità di effettuare gare d'appalto senza alcun bando per importi fino a 150mila euro. Collegando tra loro queste strategie, si riesce a spiegare come il partito di Salvini, seppur non conquistando il sud sia riuscito comunque ad insidiare le percentuali di voto dei 5 Stelle. Inutile sottolineare che tutto ciò, mentre è certo che riuscirà a promuovere il consenso, non riuscirà certo a promuovere legalità e buon governo.
Nelle circoscrizioni del nord e del centro dove già era radicata, la Lega ha vinto con largo margine.
Alla fine del turno elettorale delle europee, in attesa di conoscere l'esito di comunali e regionali in Piemonte (che presumibilmente non sarà molto diverso), i rapporti di forza all'interno del Governo si sono semplicemente invertiti. Adesso è la Lega ad avere i consensi dei 5 Stelle e viceversa, con il solo particolare che i 5 Stelle hanno ancora una maggioranza parlamentare, anche se devono decidere come utilizzarla.
La questione è semplice. I 5 Stelle devono approvare tutto ciò che Salvini dirà loro di fare o devono continuare ad opporsi, come hanno fatto nell'ultimo mese, alle richieste della Lega? Nel primo caso il Governo non potrà che continuare il suo percorso, nel secondo Salvini staccherà la spina e andrà al voto anticipato.
Il problema, sempre per i 5 Stelle, è che in un caso o nell'altro rischieranno comunque di essere danneggiati. Nella prima ipotesi, perderanno consensi per aver tradito il programma elettorale del 2018 quando si tornerà a votare per le politiche tra quattro anni (se non prima), nel secondo caso, se a votare si andasse subito dopo agosto, è già certo che risulterebbero sconfitti, visti i risultati delle europee e l'attuale "sentiment" degli elettori.