Venerdì l'esercito russo ha effettuato un nuovo massiccio attacco su molte delle regioni ucraine lanciando  numerosi missili, anche sulla capitale Kiev, causando la morte di almeno 25 civili, soprattutto nelle città dell'Ucraina centrale,  Uman e Dnipro, dove sono stati colpiti dei condomini.

L'aeronautica militare ucraina ha dichiarato che le forze russe hanno lanciato l'attacco attorno alle 4 del mattino utilizzando aerei strategici Tu-95 provenienti dall'area del Mar Caspio, aggiungendo che 21 dei 23 missili da crociera Kh-101 e Kh-555 utilizzati sono stati abbattuti, oltre a due droni.

Per il Ministero della Difesa russo, l'attacco avrebbe avuto come obiettivo il "dispiegamento temporaneo" delle unità di riserva dell'esercito ucraino e che "l'obiettivo è stato raggiunto". Anche il ministero della Difesa britannico non esclude che l'attacco sia stato un tentativo di Mosca di intercettare la rotta dei rifornimenti militari ucraini, comprese le unità di riserva, a differenza di quanto accaduto in passato dove gli obiettivi erano invece rappresentati dalle infrastrutture energetiche.


Questo sabato, in Crimea, le autorità russe di Sebastopoli hanno denunciato un attacco effettuato da droni che ha causato un enorme incendio in un deposito di petrolio nella baia di Kozacha, ultimo degli attacchi ucraini effettuati contro infrastrutture russe presenti nella penisola a partire dall'agosto 2022. La Crimea, come ormai Zelensky ripete da tempo, è considerata parte del territorio ucraino che Kiev intende liberare dalla presenza dei russi prima di poter avviare dei colloqui di pace.


Nelle ultime ore, da segnalare anche che Zelensky ha ufficializzato il problema del grano ucraino che viene respinto da alcuni Paesi europei. Ieri lo ha fatto con una telefonata al presidente del Consiglio europeo Charles Michel, a cui ha chiesto la rimozione dei divieti sui prodotti alimentari ucraini da parte di cinque membri dell'UE, definendone l'impatto "distruttivo".

I cinque Paesi membri cui fa riferimento sono Polonia, Ungheria, Bulgaria, Slovacchia e Romania che hanno sospeso l'importazione di grano e cereali ucraini, per proteggere i loro mercati. Quelli citati sono Paesi dove grano e cereali ucraini transitano via terra. Il prezzo conveniente ha fatto sì che tali prodotti abbiano iniziato a confluire anche nei mercati locali, finendo in concorrenza con la produzione nazionale, abbassandone il prezzo e mettendo così in difficoltà i produttori locali.

Sabato, il ministero degli Esteri ucraino ha comunicato di aver consegnato una nota di protesta all'ambasciata polacca e all'ufficio di rappresentanza dell'UE a Kiev sulle restrizioni commerciali all'importazione dei propri prodotti agricoli.

Ieri, comunque, dopo quasi due settimane di negoziati, il commissario europeo per il commercio Valdis Dombrovskis ha annunciato che i cinque Paesi sora citati hanno "raggiunto un accordo politico" con la Commissione europea per un pacchetto di sostegno da 100 milioni di euro per compensare i loro produttori di grano, semi di girasole, mais e colza.