Il Movimento Internazionale dei sacerdoti sposati commentando un articolo de "Il Messaggero" relativo anche al nuovo caso di "prete innamorato" di Avellino  specifica che la questione del celibato per i preti non è legata necessariamente alla riammissione al ministero dei preti sposati.

"Antonio Romano, sacerdote a Chiusano San Domenico, nella provincia di Avellino, ha annunciato su Facebook di essere innamorato di una donna: svestirà così l’abito talare e lascerà la Chiesa": questo uno dei titoli sui media (Fanpage) del caso di Avellino.

Per i preti sposati italiani don Romano non riconosce il suo sacerdozio  come ricevuto "per sempre" e di fatto ha annunciato di voler vivere per il futuro laicamente. Peccato per questo prete.

Rispetto per le sue scelte ma non danno credibilità ai preti sposati e non rappresentano la giusta causa dei preti sposati e le problematiche legate alla riammissione al ministero!


Di seguito uno stralcio dell'articolo di Franca Giansoldati apparso su Il Messaggero:

"La punta dell'iceberg. Il fenomeno dell'abbandono in tanti paesi del mondo hanno indotto da tempo il Vaticano a riflettere se non sia ora di togliere il divieto del celibato sacerdotale. Il nodo è spinosissimo e si trascina da tempo. Anche durante l'ultimo Sinodo sulla sinodalità è stato al centro di un aspro dibattito tra conservatori e progressisti. A voler abolire la regola secolare si sono pronunciati a vario titolo diversi esponenti di peso del Vaticano, facendo leva sul fatto che si tratta di una tradizione e non un dogma di fede. L'ultimo in ordine temporale che è intervenuto è stato l'arcivescovo Charles Scicluna, il quale rifletteva proprio sull'alto numero di preti in gamba che in questi decenni hanno gettato la tonaca alle ortiche per mettere su famiglia. «Se dipendesse da me, rivedrei il requisito del celibato. L'esperienza mi ha dimostrato che è qualcosa a cui dobbiamo pensare seriamente. Hanno preferito scegliere il matrimonio» ha detto al giornale maltese Times of Malta, spiegando, tra l'altro, che anche nella Chiesa cattolica i preti sposati già sono ammessi in taluni riti – per esempio quello greco-latino - al pari della tradizione ortodossa e bizantina. Nel frattempo il fronte di coloro al di là del Tevere sono sempre più convinti che sia arrivato il tempo di cambiare musica - anche per bilanciare un poco il calo delle vocazioni -  si è rafforzato e sembra puntare a dare battaglia quest'autunno, durante la seconda puntata del Sinodo sulla Sinodalità. Per molti riformatori consentire ai preti di metter su famiglia potrebbe arginare il problema del crollo delle vocazioni che, in previsione, rischia di mettere in seria crisi l'organizzazione ecclesiale in tanti paesi ormai toccati da una secolarizzazione galoppante.Papa Francesco poco tempo fa ha affermato che forse è giunto il tempo di ripescare la questione dei viri probati per sopperire alle necessità in cui ci sono gravi carenze di sacerdoti. Anche l'anno scorso Bergoglio ha parlato di nuovo della regola del celibato sottolineando che «non è eterna, come l'ordinazione sacerdotale», ma una «disciplina» che potrebbe essere rivista.Anche le Chiese protestanti e anglicane – oltre a quelle ortodosse - consentono i preti sposati. Tuttavia in questi anni si è avvertito anche lì uno spostamento contrario: diversi preti sposati anglicani si sono convertiti al cattolicesimo in Gran Bretagna dopo che è stata introdotta l'ordinazione per le donne alla quale erano fortemente contrari. Nel frattempo è persino nato un movimento – il Movement for Married Clergy (MmaC) -  che ha chiesto una commissione nazionale inglese per discutere come poter affrontare la carenza di sacerdoti, includendo l'abolizione della regola del celibato. Per ora il cardinale Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster ha risposto picche, ma potrebbe essere solo una mossa tattica in vista del prossimo sinodo autunnale".