Luigi Di Maio un anno fa sgranò gli occhi innocenti e mi chiese sincero "e come controllo i gruppi Parlamentari, Paola?"Mi tremarono i polsi perché compresi che le funzioni istituzionali erano estranee alla sua formazione culturale, figlio dei suoi tempi, giovane sveglio, pragmatico e veloce si adeguava ad una prassi già vista e sperimentata da altri prima di lui, immemore, perché non lo ha mai saputo, che le cose possano essere diverse da così, era sincero e credeva davvero che a sbagliare fossi io che gli ricordavo questa cosa di altri tempi, la divisione dei poteri!Per riformare la politica si crede al contrario sia necessario ridurre ancora il potere e la rappresentanza del parlamento, con il taglio del numero dei parlamentari. Fino a farlo scomparire in un prossimo futuro, come è stato ipotizzati dallo stesso Di Maio e da Casaleggio, e prima di loro da Berlusconi.Un paradosso, un controsenso intollerabile che fa rivoltare nella tomba i tanto abusati "padri costituenti", ma si sa le parole non corrispondono più ai fatti, in politica.


Le riflessioni della senatrice ex grillina Paola Nugnes sono una fonte d'ispirazione per conoscere realmente con chi abbiamo a che fare. Questo, ci dovrebbe anche far capire che, al di là delle dichiarazioni di facciata, le consultazioni tra 5 Stelle e Pd, specialmente da parte di Di Maio, sono soprattutto una questione di sopravvivenza politica... non solo per continuare ad avere un ruolo nel futuro governo, quanto piuttosto per continuare ad avere un ruolo nel movimento.

E ciò a dimostrazione ulteriore di quanto il movimento anarchico sia in realtà un movimento monarchico... e pure poco incline al rispetto della Costituzione.

E solo partendo da queste considerazioni, si può spiegare la fumata grigia, quasi nera, dell'incontro di ieri tra Di Maio e Zingaretti, insieme a Conte, e le delegazioni dei due partiti. Non c'è unità di vedute su programma e contenuti con differenze sulla manovra finanziaria, oltre al nodo Conte su cui i 5 Stelle hanno adesso chiesto una dichiarazione finale: o c'è il via libera ad un suo reincarico, oppure è inutile continuare le trattative.


Zingaretti ha accettato questa trattativa con i 5 Stelle, al di là delle strategie renziane che nulla hanno a che fare con gli interessi del Partito Democratico, come era prevedibile che fosse: un atto di responsabilità su invito del Colle.

I 5 Stelle, invece, come atto di responsabilità per evitare di scomparire alle prossime elezioni. È chiaro che, tra i due, chi abbia maggior interesse a trovare un accordo sia Di Maio ed il fatto che tenga il punto su questioni di bandiera come la premiership di Conte fa pensare che l'ipotesi di un suo dietrofront per ritentare un'alleanza con la Lega, non sia del tutto un'ipotesi da scartare, a meno che non decida di scartarla il presidente della Repubblica.

Comunque, è ormai evidente e dimostrato che gli italiani e i loro interessi, anche per questi profeti del cambiamento che dicevano di essere diversi dagli altri politici, sono l'ultima cosa a cui pensano.