Lo scorso febbraio, Walter Sabatini, a proposito del trasferimento di Alex Teixeira dal Jiangsu Suning al Corinthians, aveva detto che le possibilità che andasse in porto erano pari a zero: «Il Corinthians ha lavorato molto, ma i cinesi hanno cambiato idea all’ultimo momento. E questo accade con frequenza».

Una dichiarazione alquanto sibillina un mese fa, ma oggi molto più esplicativa. Infatti, l'ex-direttore sportivo della Roma, coordinatore del settore sportivo di Suning, questo pomeriggio ha rassegnato le dimissioni dall'Inter per quanto riguarda il ruolo di "commissariamento" con il quale soprintendeva l'attività del ds Ausilio. Non è ben chiaro se a quelle di oggi seguiranno anche le dimissioni dal ruolo che lo vede impegnato in Cina.

Ma al di là delle sorti di Sabatini, di cui non c'è motivo di preoccuparsi, queste dimissioni fanno un certo rumore perché seguono quelle di Capello dalla guida tecnica del Jiangsu Suning, dopo aver tirato fuori la squadra da una situazione di classifica molto difficile nella scorsa stagione.

«Stiamo parlando in un clima di serenità - ha voluto chiarire Sabatini -. Adesso l’Inter e lo staff tecnico devono stare tranquilli, ma battaglieri... e io non voglio creare confusione. L’Inter deve fare l’Inter come nelle ultime partite, per me sarebbe una consolazione per un’esperienza poco esaltante. Al momento, si discute in totale comprensione reciproca.»

Il problema che però sta dietro a queste due importanti dimissioni, quella di Capello prima e adesso quella di Sabatini, è la strategia di Zhang Jindong, il proprietario di Suning. Gli scenari relativi al mondo del calcio adesso sembrano completamente diversi rispetto a quelli di un paio di anni fa e, come dimostrano questi addii, per Suning il pallone non apparirebbe più così strategico come in precedenza e, di conseguenza, è facile ipotizzare che gli investimenti nel settore non potranno che diminuire.

E lo sta a dimostrare anche il mercato invernale dell'Inter, un'anticipazione di quello che attende la squadra in futuro: autofinanziamento. In pratica, prima si vende e poi si compra. Niente di così drammatico, per carità. Però, come è ormai ampiamente dimostrato, nel calcio di oggi questa strategia, ma solo se ben applicata, riesce al massimo a consentire di allestire una squadra che possa ben figurare nel campionato italiano, ma con poche - se non scarse - possibilità di vincerlo.

Questo potrà essere giudicato sufficiente dai tifosi di un club che non molti anni fa si è aggiudicato, nello stesso anno, la vittoria in Champions League, Serie A e Coppa Italia?