App Immuni un flop nazionale: scaricata solo dal 12% della popolazione Italiana
Certamente un "app" non fortunata, Immuni, e neppure tanto amata dagli italiani... un evidente flop anche se si vuol far credere che comunque contribuirà a ridurre alcuni contagi. L'app Immuni è stata scaricata solo dal 12% degli Italiani, cioè da circa 4,3 milioni di persone sugli oltre 60 milioni residenti nel Paese.
Lo ha comunicato giovedì nell'aula di Palazzo Madama, in risposta all'interrogazione della senatrice Paola Boldrini sulla diffusione e l'efficacia dell'applicazione Immuni, la ministra per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione, Paola Pisano.
Ecco la risposta integrale della ministra Pisano:
“Come è noto, dopo l'autorizzazione del Garante per la protezione dei dati personali, dal 15 giugno l'app Immuni è funzionante in tutta Italia. L'applicazione del Ministero della salute, al cui sviluppo ho contribuito fornendo supporto tecnologico nell'ambito delle mie competenze, costituisce uno degli strumenti di contrasto alla diffusione del coronavirus, nell'ambito della strategia sanitaria dello stesso Ministero. Stando all'ultimo dato a me disponibile, l'app è stata installata da oltre 4.300.000 utenti; secondo una ricerca dell'università di Pavia, questo dato rappresenta circa il 12 per cento della popolazione italiana tra i quattordici e i settantacinque anni in possesso di smartphone necessari per l'utilizzo dell'applicazione.Per quanto riguarda il contributo dell'applicazione nella lotta al coronavirus, secondo il Ministero della salute i soggetti positivi in possesso dell'applicazione che hanno acconsentito all'invio del messaggio di notifica sono 46. Dal 13 luglio a oggi i soggetti allertati grazie all'applicazione risultano essere stati 23. Grazie ad "Immuni", quindi, 23 persone hanno avuto la possibilità di conoscere il rischio da contagio a cui sono state esposte. Questo dimostra l'utilità dell'applicazione.Il problema non è individuare la soglia "x" o "y" di download per valutare l'efficacia o meno dell'applicazione. Quando sento ripetere che l'università di Oxford ha segnato al 60 per cento la soglia minima di utilità degli strumenti di notifica di esposizione al Covid-19, mi domando perché non si legga mai il periodo successivo dello studio in questione. Permettetemi di citare, come lo riferisce la Massachusett institute of technology review: «Molti resoconti e analisi dei media hanno ripreso una frase dal rapporto, che recita: "I nostri modelli mostrano che possiamo fermare l'epidemia se circa il 60 per cento della popolazione utilizza l'app". Ma hanno regolarmente omesso la seconda metà della frase: "Anche con un numero inferiore di utenti dell'applicazione stimiamo comunque una riduzione dei casi di coronavirus e di decessi"».Non ho mai detto che l'applicazione sia l'unica soluzione al contenimento del virus. In Italia l'applicazione rientra in una strategia complessiva che si basa anche su altre misure di contenimento. Naturalmente più si amplierà la diffusione dell'applicazione, più sarà conosciuta e più questa sarà in grado di contribuire ad agevolare le azioni di contrasto al coronavirus.Il commissario Arcuri ha dato avvio a una campagna di comunicazione volta a sensibilizzare i cittadini di tutte le età circa l'utilizzo dell'applicazione, soprattutto per coloro che vivono e operano in piccoli centri urbani, all'interno delle imprese, delle associazioni, delle università e anche delle scuole. L'utilizzo dell'applicazione nelle scuole è stato suggerito dal comitato tecnico-scientifico e anche l'Ispettorato generale della sanità militare ha sensibilizzato tutto il personale delle Forze armate all'utilizzo dell'applicazione.Concludo: vogliamo che l'Italia riparta a tutti gli effetti, dai posti di lavoro, alla scuola, al turismo, vitale per il nostro Paese, e che lo faccia in sicurezza. Più siamo e più saremo a scaricare "Immuni" e più saremo in grado di spegnere nuovi potenziali focolai con vantaggi per tutti noi”.