Il 22 ottobre 2014, Parlamento Europeo e Consiglio dell'Unione Europea hanno approvato una direttiva sulla realizzazione di un'infrastruttura per i combustibili alternativi a firma dei due rispettivi presidenti, Martin Schulz e Benedetto Della Vedova.
Gli Stati membri si sono impegnati a mettere in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi a tale direttiva entro il 18 novembre 2016, informandone anche la Commissione.
Mobilità elettrica, biocarburanti, idrogeno, Gnl. Su questi temi si è iniziato a dibattere e lo ha fatto la Cgil con una conferenza pubblica dal titolo Trasporto sostenibile e carburanti alternativi tenuta nella sua sede di Corso d’Italia a Roma.
Il governo olandese ha deciso un approccio molto drastico al problema, scegliendo il divieto di vendita di auto a benzina e gasolio, per avere già entro il 2025 un parco vetture totalmente a zero emissioni in favore dell’utilizzo soprattutto di auto elettriche.
In Italia il ministero dello Sviluppo ha elaborato nel corso di quest'anno un piano sul Gas Naturale Liquefatto ed uno sulla mobilità a Idrogeno, prevedendo 27 mila veicoli a celle a combustibile entro il 2025 ed 8,5 milioni di veicoli nel 2050, a cui si dovrebbero aggiungere 23 mila autobus a celle ed una rete di rifornimento di 5 mila punti vendita.
Per quanto riguarda l'auto elettrica, sempre secondo il MISE, gli obiettivi indicati, prevedono 13 mila punti di ricarica e 130 mila veicoli entro il 2020, con una rete di 6 mila stazioni di ricarica veloce.
Questa che sarà sicuramente una rivoluzione nella mobilità, integrata con un piano per lo sviluppo e la diffusione di energie alternative a quelle fossili potrebbe costituire un punto di partenza concreto per un piano di sviluppo virtuoso che possa creare punti di Pil e posti di lavoro.
Speriamo che il Governo attuale possa essere illuminato sulla via indicata dall'Europa (che ogni tanto riesce anche a fare qualcosa di utile) oltre a perdersi su questioni poco più che propagandistiche sull'industria 4.0 che riguardano in modo principale l'organizzazione delle fabbriche e che poco possono portare in termini di Pil.