Siamo tutti consci che, in epoca di pandemia, gli ambienti chiusi, come le aule degli istituti scolastici, rappresentano una grande criticità, soprattutto se queste hanno un volume ridotto; basti pensare che la grandezza media delle aule scolastiche Italiane è di 25-30 metri quadri, in cui spesso sostano per 5-6 ore al giorno 20 alunni più il docente . Siamo altrettanto informati che in luoghi chiusi senza un’adeguata ventilazione, la qualità dell’aria indoor degrada velocemente con l’aumentare delle concentrazione di particelle dannose ed eventuali virus.
Un bambino di 10 anni emette respirando da seduto, circa 14 litri di C02 (anidride Carbonica) ogni ora, mentre un adolescente ne diffonde 27 litri; in palestra , durante un’attività fisica se ne emettono circa 85 l. Ciò significa che in mancanza di ricambio d’aria completo, cioè aprendo le finestre per almeno 15-20 minuti ogni ora, in cinque ore avremmo, per una classe di 20 alunni, l’ambiente saturato da 2700 litri di anidride carbonica. Valore di gran lunga superiore allo 0,15% del volume totale ritenuto tollerabile, con evidenti ripercussioni non solo sulla salute degli alunni, ma anche sulla capacità di concentrazione degli stessi.
Per valutare la qualità dell’aria nei luoghi chiusi, generalmente si misura la concentrazione di CO2 (anidride carbonica) e COV ( composti organici volatili ). Ad una maggiore presenza di CO2 corrisponderà, se presenti, una maggior concentrazione di germi o virus.
Dunque, come sottolinea l’epidemiologo Prisco Piscitelli, vicepresidente della SIMA-UNESCO Società italiana di medicina ambientale: “l'aria viziata in classe rappresenta un problema ben noto che acquisisce nuova criticità nel caso ci fossero uno o più alunni portatori del virus in una classe senza ricambi d'aria adeguati, con buona pace del metro di distanza tra i banchi monoposto”. (qui la relazione )
Un’aria più pulita certamente porta oltre che ad una diminuzione dei casi di infezione, (la sola classica “influenza “stagionale ) anche ad una riduzione di “composti organici”, prodotti dalla respirazione di tante persone in un ambiente chiuso ( la cosiddetta “aria viziata”) , riducendo la quantità di CO2 che provoca sonnolenza, minore lucidità e difficoltà di concentrazione .
Per un corretto dimensionamento di un sistema di ventilazione/purificazione è essenziale tenere a mente che viene comunemente ritenuta buona, un’aria ambiente con concentrazioni di anidride Carbonica inferiore ai 500 ppm ( parti per milione del volume totale del locale ) , accettabile al di sotto dei 1200 ppm , dannosa se al di sopra dei 1500 ppm. Ad alto rischio per la salute se superiore ai 5000 ppm (secondo gli standard ASHRAE ).
Vediamo cosa succede in un’aula di 30 m2 (90 metri cubi) dove sono presenti 20 alunni adolescenti più il docente :
Ogni ora verranno prodotti circa 560 litri di CO2 , che rapportati al volume del locale rappresentano circa 6000 ppm ogni ora. Ben 4 volte il massimo tollerabile in un contesto scolastico. Di conseguenza, se volessimo areare più o meno adeguatamente l’ambiente dovremmo fare in modo che ci siano almeno 4-5 ricambi d’aria totali ogni ora. Nell’esempio descritto il sistema di aerazione o purificazione dovrà avere una portata reale ( cioè quanti metri cubi di aria riesce a "trattare") di almeno 400-450 mc/ora .
A questo proposito si allega un semplice prospetto di dimensionamento
E’ chiaro quindi che i sistemi di purificazione domestici, adatti per piccoli spazi e soprattutto in grado di trattare aria in locali dove sono presenti poche persone, risultano poco potenti e NON SONO UTILIZZABILI allo scopo, a meno che non se ne mettano 4 o 5 per ogni aula.
Non sono assolutamente consigliabili, anzi da VIETARE, depuratori d’aria con la funzione di umidificazione. E’ piuttosto chiaro che, in tali condizioni eventuali virus, germi e batteri contenuti in goccioline o aerosol sarebbero ulteriormente avvantaggiati nel circolare più facilmente nell’ambiente.