Il risultato nelle urne relativo alle elezioni per il rinnovo del Parlamento catalano ha dato il seguente risultato:
Partiti indipendentisti
ERC, 23,70% e 32 seggi
JxCAT, 25,19% e 34 seggi
CUP, 2,96% e 4 seggi
Partiti unionisti
Cs, 27,41% e 37 seggi
PP, 2,22% e 3 seggi
Altri partiti
PSC, 12,59% e 17 seggi
CatComú, 5,93% e 8 seggi
Il nuovo Parlamento catalano si riunirà non più tardi del 23 gennaio ed eleggerà il nuovo presidente dell'assemblea. A quel punto il Parlamento deciderà la nomina del nuovo presidente della Generalitat che dovrà occuparsi di governare la regione. Se entro due mesi non si dovesse trovare un accordo in tal senso, in base all'attuale legislazione, i catalani saranno chiamati nuovamente alle urne.
Il primo partito, dopo questo turno elettorale che - in un giorno lavorativo - ha portato nei seggi l'81,9% dei 5.554.394 catalani che avevano diritto al voto, è risultato Ciudadanos con Inés Arrimadas che, in teoria, dovrebbe essere la candidata a diventare presidente del nuovo Governo catalano.
Il problema, per lei, è che però non ha una maggioranza che la possa supportare. Anche facendo ricorso a scenari che avrebbero del surreale, ipotizzando una coalizione, che, oltre a Cs, comprenda anche popolari, socialisti e Podemos, il numero di seggi non riuscirebbe comunque a raggiungere i 68 richiesti per avere, anche seppur di un solo voto, la maggioranza in Parlamento. Quindi, che gli unionisti possano governare la Catalogna è, in questo momento, impossibile da credere.
Al contrario, gli indipendentisti, sommando i seggi ottenuti da Junts per Catalunya, Esquerra Republicana de Catalunya e Candidatura d'Unitat Popular, possono raggiungere i 70 seggi ed avere la maggioranza nell'assemblea costituita da 135 parlamentari.
Ma anche in questo caso non vi è l'assoluta sicurezza di ciò. Due sono i motivi. Il primo è di ordine politico e riguarda l'alleanza tra i tre partiti. Il Cup, nonostante abbia perso sei seggi rispetto alla precedente legislatura, è comunque determinante. Però, tra i tre schieramenti, è quello con una visione più radicale per quanto riguarda l'indipendenza della Catalogna ed un possibile dialogo con Madrid. Quindi, è da vedere se e come potrà essere costituita un'alleanza tra i tre partiti. Ma non bisogna neppure dimenticare che un programma di confronto con Madrid su posizioni meno radicali potrebbe coinvolgere anche socialisti e o Podemos.
C'è infine un altro problema che si affaccia all'orizzonte. Molti dei neo parlamentari catalani sono in carcere e Puigdemont, attualmente all'estero, se dovesse tornare in Spagna verrebbe immediatamente arrestato. E Puigdemont potrebbe essere addirittura il presidente indicato della nuova Generalitat. Rimanendo così la situazione, c'è da capire come i nuovi eletti potranno esercitare il loro voto, visto che, essendo detenuti, non potranno partecipare alle sedute del nuovo Parlamento.
Una situazione paradossale che lo stesso Mariano Rajoy non ha certo contribuito a chiarire. Nel primo pomeriggio di venerdì 22 dicembre, il premier spagnolo ha indetto una conferenza stampa per commentare il voto in Catalogna. A chi gli ha chiesto come gli eletti del nuovo Parlamento potranno esercitare il loro diritto di rappresentanza, Rajoy ha risposto che non dipende da lui dare una risposta a tale situazione, che è esclusivamente in mano alla giustizia. Saranno pertanto giudici e tribunali a decidere.
Dal canto suo, Rajoy ha ribadito la bontà delle misure dell'articolo 155, votato da una larga maggioranza del Senato spagnolo e supportate - parole sue - dal consenso di tutta Europa e di tutto il mondo!
Quale sarà il rapporto del governo spagnolo con la nuova Generalitat catalana? Rajoy ha dato la sua disponibilità al dialogo per risolvere la crisi attuale. Dialogo, però, che dovrà realizzarsi in base alla legalità dettata dall'attuale Costituzione.
Il risultato del voto catalano è sicuramente indigeribile per Mariano Rajoy. Resta da vedere su che basi sarà disposto a trattare con gli indipendentisti e se questi saranno disposti o meno a dialogare senza che arrivi un qualche segno concreto di allentamento delle misure dell'articolo 155 da parte di Madrid.