Il muro di silenzio sullo stato di contaminazione dei territori della Campania doveva cadere sin dal 1993 perché Carmine Schiavone aveva indicato con precisione le aree e le tipologie di sostanze mortalmente tossiche e contaminati che erano state interrate o sversate in vaste zone delle fertili campagne della regione e nei fiumi.
Chi aveva organizzato e dirigeva (e ancora lo fa) lo smaltimento dei rifiuti tossici e contaminanti prodotti dall’industria settentrionale sono rispettabili delinquenti ben introdotti nella mala-politica nazionale addirittura uno di loro era legato da vincoli familiari a un personaggio di primissimo piano del partito di maggioranza pro tempore che ha rivestito altissime cariche istituzionali. La camorra, la mafia e la ‘ndrangheta hanno solo offerto i territori dove collocare i veleni.
Le cronache fanno risalire le testimonianze di Schiavone al 1997, quando in realtà il motivo di scontro tra questo esponente di primo piano della camorra e gli altri capi scoppiò tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ‘90 proprio a causa dell’interramento di milioni di tonnellate di sostanze tossiche e radioattive che avrebbero distrutto la vita e contaminato irreversibilmente i territori e le falde acquifere della regione. Venne arrestato nel 1991 e divenne collaboratore di giustizia nel 1993: la magistratura e i massimi esponenti politici in carica dal 1993 al 1997 dovevano essere sicuramente a conoscenza della gravissima situazione.
Tutto invece viene spostato al 1997 a seguito dell’audizione di Schiavone dinanzi la Commissione parlamentare avvenuta il 1° ottobre 1997.
Presidente della Commissione: MASSIMO SCALIA, deputato del Gruppo Misto.Componenti della Commissione e presenti durante l’audizione: GIANFRANCO SARACA (Forza Italia), GIOVANNI LUBRANO DI RICCO (Verdi-Ulivo), ROBERTO NAPOLI (Cristiani Democratici) e GIUSEPPE SPECCHIA (Alleanza Nazionale).Presidente della Repubblica: OSCAR LUIGI SCALFAROPresidente del Consiglio: ROMANO PRODISegretario del Consiglio dei Ministri: ENRICO LUIGI MICHELIMinistero dell’Interno: GIORGIO NAPOLITANO, in carica dal 17 maggio 1996 al 21 ottobre 1998. (Sua la celebre frase “I pentiti, in Italia, sono troppi!”)Ministro di Grazia e Giustizia: GIOVANNI MARIA FLICK, Presidente della Corte Costituzionale dal novembre 2008 al febbraio 2009.Ministro dell’Ambiente: EDOARDO RONCHIPresidente della Corte Costituzionale: RENATO GRANATAVice Presidente del Consiglio: WALTER VELTRONIPresidente del Senato: NICOLA MANCINOPresidente della Camera: LUCIANO VIOLANTE.
Questi sono i nomi principali, quelli attorno al quale avrebbe potuto gravitare la decisione del segreto di Stato.
Un dato non ci è stato possibile reperire: il direttore del COPACO, cioè il comitato che ha preceduto il COPASIR, nato nel 2007.
Ci è invece possibile comunicare il nome del Segretario Generale del CESIS (Comitato esecutivo per i servizi di informazione e sicurezza): FRANCESCO BERARDINO.
Quindi, quando vi domandate chi siano i responsabili di quella sciagurata decisione, sapete che questi sono i nomi che dovete tenere bene a mente.
Durante l’audizione il pentito dichiarava esplicitamente: “Non solo Casal di Principe, ma anche i paesi vicini sono stati avvelenati. Gli abitanti rischiano tutti di morire di cancro, avranno forse vent’anni di vita”.
Al di là delle proteste ignorate della gente e i dati carenti sulla salute pubblica emessi dagli organi istituzionali ciò che fornisce riscontri a tali gravi affermazioni è l’unico grande studio sugli effetti delle discariche clandestine realizzato dal comando dell’US Navy di Napoli: oltre due anni di esami costati 30 milioni di dollari, per stabilire quanto fosse pericoloso vivere in Campania per i militari americani e le loro famiglie. Dal 2009 al 2011 è stata sottoposta a controlli approfonditi un’area superiore a duemila chilometri quadrati, analizzando aria, acqua, terreno di 543 case e dieci basi americane alla ricerca di 214 sostanze nocive. Alla fine la relazione completa viene inviata alle autorità italiane che la ignorano.
L’analisi del dossier completo di questa ricerca però offre la sola diagnosi completa dei mali del territorio campano, con risultati raccapriccianti.
Gli esperti che hanno curato la ricerca e redatto la relazione affermano che non vi sono zone esenti dai veleni infatti individuavano luoghi con “rischi inaccettabili per la salute” disseminati ovunque nelle due province di Caserta e Napoli, persino nel centro di Napoli. Per questo scrivono che è impossibile indicare zone sicure dove risiedere: i pericoli sono dappertutto, pure nella sontuosa villa di Posillipo dell’ammiraglio in capo. Sostengono che è necessario utilizzare acqua minerale per bere, cucinare, fare il ghiaccio e anche lavarsi i denti (aggiungo che l’igiene personale, lavare gli indumenti e la biancheria a diretto contatto con il corpo per molte ore come le lenzuola, le federe, l’intimo e l’abbigliamento che a contatto con la pelle costituiscono un rischio che con il tempo potrebbe creare problemi alla salute).
Nelle due province sopra riportate, i relatori affermano non si deve abitare al piano terra, dove penetrano i veleni che evaporano dal terreno e vanno evitate cantine e garage sotterranei. Indicano tre “zone rosse” intorno a Casal di Principe, Villa Literno, Marcianise, Casoria e Arzano dove molto chiaramente vietano di prendere casa: i rubinetti dell’acqua potabile pescano da pozzi contaminati da composti cancerogeni e dal suolo escono gas micidiali.
Nei grandi complessi abitativi statunitensi di Capodichino e di Gricignano d’Aversa le minacce per la salute sono considerate “accettabili” solo “perché il personale vi risiede in media per 2,2 anni e comunque per meno di 6 anni”: una scadenza che non va superata.
Le nostre istituzioni per anni non si sono curate di quanto stava accadendo a milioni di cittadini ignari, ci hanno lasciato mangiare quanto veniva coltivato nelle “terre dei fuochi”; hanno lasciato avvelenare gradualmente e indisturbatamente tutto il territorio nazionale e il Mar Mediterraneo: per la classe economico-criminale del Nord le priorità erano e rimangono la produzione, l’evasione fiscale, le delocalizzazioni, l’accumulare profitti e ridurre la classe media alla fame, di conseguenza eliminare i loro rifiuti illegalmente era e tutt’ora rimane un “obbligo morale”. Nel 2007 le autorità militari americane rispondevano alle richieste dei tremila militari che con le loro famiglie vivevano in un territorio sul quale fiorivano discariche abusive di ogni tipo e temevano per la loro salute.
Lo studio effettuato è stato unico nella storia per la complessità e la gravità del fenomeno inquinante presente sul territorio. La gamma di test realizzata in Campania è stata senza dubbio senza precedenti: l’istituto di ricerca dovette inventarsi un metodo scientifico su misura per le condizioni del nostro Paese, usando come riferimento i rigorosi standard ambientali statunitensi, che valutano non solo le sostanze sicuramente cancerogene, ma anche quello che probabilmente o potenzialmente possono causare tumori. L’obiettivo era chiaro: scoprire che tipo di elementi tossici ci sono, come la gente vi entra in contatto e cosa si può fare per proteggere il personale americano.
Per arrivare allo scopo hanno dovuto elaborare un modello speciale data la situazione particolarmente insolita e pericolosa, tale modello fu denominato “modello Napoli” che prende in considerazione non solo i rischi attuali, ma anche le malattie che potrebbero nasce in futuro per effetto dei veleni. L’esame del fenomeno dapprima è stato circoscritto al problema delle discariche e dei roghi dei rifiuti, partendo dai centri più compromessi per poi allargare lo studio a mille chilometri quadrati. Emersero subito moltissime difficoltà: l’impossibilità di sapere cosa era stato sepolto nei terreni (Schiavone sin dal 1993 aveva indicato i siti con precisione dove erano stati interrati i vari veleni e rifiuti nucleari), l’accesso limitato ai documenti italiani (il segreto di stato è inviolabile anche di fronte alla strage di cittadini) e, non ultimo, il ruolo della criminalità organizzata nella vicenda (per non parlare della criminalità istituzionale).
La premessa era desolante: “Siamo partiti dal considerare che in Italia non esistevano regole e un meccanismo valido per farle applicare (in parole povere - ognuno se la cantava e se la suonava come più gli faceva comodo e ciò accade tutt’ora basta pagare e chi non ci sta viene annientato). Nel corso del tempo è apparso chiaro che l’incapacità di far rispettare la legge da parte delle istituzioni ha contribuito alla situazione di Napoli”.
I tecnici americani iniziano a controllare l’acqua che esce dai rubinetti: la diagnosi è angosciante, riporto fedelmente le tabelle allegate al dossier pubblicate anni dopo.
Acqua – test condotti in residenze private di nuove aree della provincia di Napoli e Caserta.
Rubinetti connessi a rete pubblica.
24% con rischi inaccettabili per la salute su 459 case esaminate. I rischi inaccettabili per la salute dovuti a: coliformi totali (inclusi fecali) 5% delle case; piombo 5% delle case.Presenze di sostanze cancerogene superiori ai livelli regionali, ma inferiori alla soglia di pericolo: uranio nel 31% delle case; diossine nel 14%; PCE nel 17%.
Rubinetti connessi ai pozzi privati.92% con rischi inaccettabili per la salute su 65 case esaminate. Rischi inaccettabili per la salute dovuti a nitrati 84%; coliformi totali 82%; PCE 58%; coliformi fecali 28%; fluoruro 12%; rame 11%; uranio 5%.Rischi superiori alla media ma inferiori alla soglia di accettabilità: diossine 14% delle case; uranio 88% delle case.
Rubinetti nelle basi americane.
Sostanze con rischi inaccettabili per la salute nell’acqua potabile.
Parco Artemide (Lago Patria): piombo; nickel; naftalene.Parco Eva (Teverola): nickel.Parco Le Ginestre (Capua): PCE; Coliformi totali (inclusi fecali).
Acqua per irrigare nelle basi americane.
Sostanze con rischi inaccettabili per la salute per l’acqua usata per irrigare nelle basi statunitensi.
Parco delle Ginestre (Capua): Bi-Etilesifalato; coliformi fecali; coliformi totali; nitrati; PCE; uranio; zinco.Grignano: nitrato; nitriti; diossine; coliformi totali.Capodichino: nitrati.Caney Park (Campi Flegrei): nitrati, cloroformio; coliformi totali (inclusi fecali).
Volendo semplificare: il 92% dei pozzi privati che forniscono le case costituiscono “un rischio inaccettabile per la salute”. Ma ci sono minacce anche negli acquedotti cittadini: esce acqua pericolosa dal 57% dei rubinetti esaminati nel centro di Napoli e dal 16% a Bagnoli.
Ci si domanda come pure la rete pubblica risulta inquinata. Gli americani esaminano le 14 sorgenti che alimentano la città, tutte in ottime condizioni. Le tubature sono vecchie, con manutenzioni e controlli carenti. E scoprono che l’acqua dei pozzi clandestini riesce ad entrare nelle condotte urbane, soprattutto in provincia: c’è “un’alta incidenza di pozzi privati senza autorizzazione connessi ad acquedotti”, con “una scarsa prevenzione per evitare il riflusso”.
Così, in particolare con la bassa pressione dei mesi estivi, i veleni delle discariche possono finire in tutti i rubinetti. Inoltre i tecnici americani trovano una sostanza usata come solvente industriale in più la metà dei pozzi infatti il PCE o tetracloroetene è considerato a pieno titolo cancerogeno. Rilevano anche livelli nocivi di rame e prodotti usati per potabilizzare l’acqua.
La diossina invece è concentrata nel territorio di Casal di Principe e Villa Literno ma, pur essendo alta, non costituisce una minaccia (con il tempo non credo che non contribuisca insieme all’assorbimento di altre sostanze simili a danneggiare il metabolismo); anche nell’acquedotto pubblico è presente questa sostanza ma rimane nei limiti di tolleranza: l’individuazione della fonte d’inquinamento spetta alle autorità inquirenti che naturalmente si sono prudentemente fermate dinanzi al “segreto di stato”: quando c’è di mezzo lo stipendio e/o la carriera le “forze dell’ordine” e i magistrati hanno ignorato l’immane e crudele strage di innocenti e la rovina del corredo genetico che colpirà le generazioni future.
Si può ben dire che, in questo “tristo” Paese la verità è stata condannata all’ergastolo ostativo senza alcuna speranza. Occorre rinfrescare la memoria a che facilmente dimentica!