Per completare la sua trasformazione in Forza Italia, alla Lega mancava ancora qualcosa. Infatti dopo aver catturato i consensi di Berlusconi e dopo aver cambiato il colore delle proprie bandiere da verde a blu, per il partito di Salvini era necessario mettersi in pari anche in relazione alla questione giudiziaria.

Così, mentre da una parte i giudici dovrebbero conformarsi ai desiderata della Lega, dall'altra i suoi membri si sono dati da fare per acquisire il numero più alto possibile tra inchieste e rinvii a giudizio, in modo da ricalcare le orme, anche in questo campo, dei colleghi di Forza Italia.

A finire sotto la lente dei magistrati - per ora solo della Corte dei Conti - per ultimo è stato Massimo Garavaglia, deputato leghista e vice ministro all'Economia, che di recente è salito agli onori della cronaca dichiarando che non ci sarebbero problemi nel trovare le coperture agli oltre 20 miliardi di euro per disinnescare le clausole di salvaguardia e non aumentare l'Iva nel 2020, perché il Governo farà esattamente ciò che ha sempre fatto - dice lui - in passato: praticamente ignorandole (come se questo fosse consentito dalle regole europee, da quelle di bilancio dell'Italia e non andasse ad aumentare il debito pubblico)!

Ma non è per questo che Garavaglia è finito sotto inchiesta.

L'inchiesta risale al 2016, in seguito ad un articolo pubblicato dal Corriere in cui il quotidiano dava la notizia della vendita a Milano, avvenuta nel 2014, di Palazzo Beretta, immobile di Corso Italia 19, ceduto dall'Ats (ex Asl) a Cassa depositi e prestiti per 22 milioni di euro, per poi essere da questa rivenduto a Beni Stabili a 38 milioni.

E dopo aver venduto l'immobile sottoprezzo, Ats ha continuato ad utilizzarlo, pagando un canone al nuovo proprietario.

Per tale motivo, Garavaglia (allora assessore all'Economia della Regione Lombardia), insieme ad altri che hanno avallato vendita e locazione (l'ex direttore generale Ats Walter Locatelli, l'ex vicedirettore generale di Infrastrutture Lombarde Guido Bonomelli, l'ex direttore generale al Welfare Walter Bergamaschi), è finito sotto inchiesta. La Procura lombarda della Corte dei Conti ha quantificato il possibile danno erariale dell'operazione sopra descritta in un valore compreso tra 2 milioni e 13 milioni di euro per la vendita e di oltre 6 milioni in relazione alla locazione.

Il viceministro Massimo Garavaglia è anche sotto processo a Milano con l'accusa di turbativa d'asta, sempre per una vicenda che riguarda la sanità, relativa ad una gara del 2014 per il servizio di trasporto di persone dializzate, che aveva un importo 11 milioni di euro.

Questo accade al tempo del Governo del cambiamento, con i 5 Stelle che gonfiano il petto definendosi così tanto anticasta e così tanto anticorrotti, da non accorgersi di aver portato ai vertici delle istituzioni, che intendevano "ripulire", persone con procedimenti giudiziari in corso, e non di poco conto.