«Siamo chiamati ad una nuova prova, che non è mai scontata e richiede l'impegno di tutti noi. Dobbiamo rovesciare la crisi in opportunità: questa è la sfida, perché per molti anni si è pensato che il mercato potesse risolvere tutto da solo, una ideologia che è nata a destra, ma che è arrivata anche nel campo progressista.Questa è la più straordinaria opportunità che abbiamo: dobbiamo superare un modello di programmazione della spesa costruito per silos. Non lo dico solo perché penso sia un modello sbagliato, ma anche perché penso che dia una illusione di risparmio, ma non produce risparmio. Dobbiamo finirla di considerare i soldi che si mettono sulla salute come semplice spesa pubblica e dobbiamo considerarli come investimento sulla vita delle persone. Con questa seconda ondata l'età media di chi viene contagiato dal coronavirus è attorno ai quarant'anni e questo spiega il minore impatto sulle terapie intensive. Siamo messi meglio di altri paesi europei ma la circolazione è significativa, dobbiamo alzare il livello di attenzione. C'è una fase di resistenza e di convivenza, io sono ottimista e penso che il vaccino e le cure arriveranno presto, ma questo non significa domani, bensì nella primavera del prossimo anno.Alcune restrizioni – ha detto poi Speranza in merito al prossimo Dpcm – le abbiamo già fatte, altre le valuteremo in queste ore.Nelle prossime ore abbiamo riunioni permanenti con il nostro mondo scientifico e riunioni politiche. È chiaro che per me bisogna avere la forza di prendere in carico questa fase nuova immediatamente, avendo anche un piccolo vantaggio rispetto ad altri Paesi ma non ci si devono fare illusioni e se siamo veloci a capire che c'è un cambio di fase possiamo evitare misure più drastiche».

Così è come il ministro della Salute Roberto Speranza, intervenendo ad una iniziativa della Cgil a Roma sulla sanità pubblica, ha commentato l'attuale situazione del contagio Covid in Italia, situazione che sta ulteriormente peggiorando, in base ai dati giornalieri provenienti dalle singole regioni e non ancora aggregati.

Il nuovo scenario, come dimostra un sondaggio Dire-Tecnè, ha fatto di nuovo crescere la paura degli italiani, con il 75% che è molto o abbastanza timoroso di ammalarsi di Covid ed il 62,5% teme ripercussioni economiche sulla propria famiglia.

E più aumenta l'allerta per il rischio contagio da Covid 19, più cresce il consenso per il Governo, con il 37,3% degli intervistati che ha dichiarato di aver fiducia nell'attuale esecutivo rispetto al 34,5% del 2 ottobre. Non ha fiducia il 58%, mentre una settimana fa era il 60,9%. Sostanzialmente invariata la cifra di chi si dichiara senza opinione, al 4,7%. Negli ultimi dodici mesi la fiducia nell'esecutivo è cresciuta di quasi 6 punti, dal 31,5% al 37,3%.