Un prete abusatore tra i partecipanti al convegno sul sacerdozio in Vaticano. Fa giustamente scalpore la presenza di monsignor Tony Anatrella, un presbitero dell’arcidiocesi di Parigi sanzionato canonicamente per abusi sessuali, al simposio internazionale Per una teologia fondamentale del sacerdozio, promosso dal cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi, e dal Centro di ricerca e di antropologia delle vocazioni. L’evento, che si svolge nell’Aula Paolo VI in Vaticano, è stato aperto da un lungo intervento di Papa Francesco. Monsignor Anatrella, come spiegano Oltretevere, non è stato invitato al simposio né dalla Congregazione per i vescovi, né dagli organizzatori dell’evento, ma si è semplicemente registrato come partecipante al convegno. Una presenza come la sua, però, doveva quantomeno essere vagliata e approvata e non banalmente ratificata visto il suo passato. (Il Fatto Quotidiano)
Per il Movimento Internazionale dei sacerdoti sposati l'incoerenza di molti uomini di Chiesa contribuisce al declino ormai inesorabile della comunità dei credenti cattolici. Occorre un cambiamento immediato dei vertici vaticani. Papa Francesco poi si è dimostrato insensibile alle ansie di rinnovamento che salgono da larga parte degli episcopati mondiali e delle comunità cattoliche sparse per il mondo. Nel suo intervento al Simposio Bergoglio aveva taciuto su scandali e rinnovamento considerando tabù la riammissione dei preti sposati, grande risorsa per la Chiesa.
“La sua presenza è inopportuna e ad ogni modo ferisce nuovamente le vittime”, afferma ad askanews Nadia Debbache, legale di diverse vittime di monsignor Anatrella. Gli abusi dei quali il prelato è accusato si sono svolti in un ampio arco di tempo, tra gli anni Settanta e la fine del primo decennio degli anni Duemila.
Le “aggressioni sessuali” si sarebbero svolte nel contesto delle attività di psicoterapia condotte da Anatrella, vocale critico dell’omosessualità. Nel luglio del 2018 un’indagine affidata dall’allora arcivescovo Michel Aupetit al suo vicario generale, Eric de Moulins Beaufort – attuale vescovo di Reims nonché presidente della conferenza episcopale francese – giunse ad accertare che le accuse erano fondate e decise la sospensione “a divinis” di mons. Anatrella. Il presule, è stato sanzionato con il divieto di svolgere la funzione di psicoterapeuta, di celebrare i sacramenti, di intervenire ad eventi pubblici senza il previo accordo dell’arcivescovo. Anatrella ha fatto appello presso la Signatura apostolica, la “corte di cassazione” del Vaticano. In passato opinionista rinomato sia in Francia che in Vaticano (dove è stato consultore del pontificio consiglio per la Famiglia e, fino al 2016, collaboratore della congregazione dei Vescovi), dal luglio 2018 Anatrella “ha l’obbligo della discrezione”, sottolinea l’avvocato Debbache. Dopo quella prima sentenza, comminata dal tribunale ecclesiastico di Parigi, è stata depositata una nuova denuncia per un’aggressione sessuale che – lo ha raccontato Liberation – sarebbe avvenuta nel 1974 ai danni di un ragazzo allora minorenne.
Essendo la vittima minorenne all’epoca dei fatti la questione è arrivata a Roma, dove la congregazione per la Dottrina della fede – il dicastero responsabile per i processi canonici sugli abusi sessuali e sugli altri “delicta graviora”, i delitti più gravi – ha deciso di aprire un processo, che è tuttora in corso e, spiega l’avvocato Debbache, “una sentenza è attesa entro l’anno”. L’apertura del processo canonico è già significiativa. Il processo è stato temporaneamente sospeso nel 2020 perché sulle stesse accuse anche la procura di Parigi ha aperto un’inchiesta, conclusa però per prescrizione. Il processo romano è conseguentemente ripreso, perché, dato che per questi reati il diritto canonico ha tempi di prescrizione più lunghi, “la congregazione per la Dottrina della fede ha deciso di procedere”.
Ora monsignor Anatrella è spuntato tra coloro che assistono al simposio presieduto dal cardinale Marc Ouellet, prefetto della congregazione per i vescovi, e aperto ieri dal papa in persona, organizzato in Vaticano dal “Centro di ricerca e di antropologia delle vocazioni” (communio-vocation.com).
Giovedì mattina il cardinale Ouellet ha aperto il simposio – al quale Anatrella non interviene tra gli oratori – sottolineando come gli abusi sessuali del clero abbiano messo in discussione la stessa configurazione del sacerdozio. “Siamo tutti lacerati e umiliati da queste domande cruciali che ogni giorno ci interrogano come membri della Chiesa di Gesù Cristo. Questa occasione è propizia per esprimere il nostro sincero rammarico e domandare ancora perdono alle vittime che soffrono per la loro vita distrutta da comportamenti abusanti e criminali rimasti per troppo tempo nascosti e trattati con leggerezza per la volontà di proteggere l’istituzione e i colpevoli in luogo delle vittime. Questo simposio prende atto di clamore e rabbia del popoplo di Dio. Siamo qui per unire la nostra voce a quella di coloro che reclamano verità e giustizia”, ha detto il porporato canadese.
“Alla base di questi fenomeni vi è uno squilibrio: la sopravvalutazione di una forma di sacerdozio alle spese dell’altra forma, battesimale, ahimé quasi dimenticata nel mondo cattolico. Storicamente – ha detto Ouellet – la difesa ad opera del magistero del sacerdozio ministeriale in opposizione alla riforma protestante ha lasciato nell’ombra l’altra dimensione essenziale avallando in qualche modo una mentalità clericale di potere e un atteggiamento di eccessivo controllo da parte dei chierici sull’insieme della comunità ecclesiale. L’attuale ricerca sinodale risveglia la speranza di un nuovo equilibrio”.
La notizia dell’iscrizione al convegno di mons. Anatrella, lanciata dapprima via social network dal domenicano francese Philippe Lefevre, esperto di contrasto agli abusi sessuali nella Chiesa (“Questo ritorno vergognoso sulla scena pubblica manifesta il suo ‘stile’ abituale: l’assenza totale di vergogna, di pudore, di discrezione”), è stata confermata dall’autorevole quotidiano La Croix. Che, in un articolo apparso oggi, ha anche riferito del commento pronunciato al proposito dal cardinale Ouellet in una pausa dei lavori con alcuni interlocutori: “Ho saputo che tra i francesi c’è una certa agitazione e che La Croix ha fatto un articolo a causa di un personaggio che sarebbe presente e che sarebbe persona non grata”, ha detto il prefetto della congregazione dei Vescovi. “Non mi sono occupato delle iscrizioni e ripeto che non è stato invitato”.
Una versione che non soddisfa l’avvocato Nadia Debbache: “Il fatto che le autorità religiose non abbiano controllato chi si iscriveva non mi sembra affatto opportuno”, afferma. “E, ad ogni modo, il fatto che egli ricompaia in pubblico ferisce nuovamente le vittime, tutte le vittime”.