Nella notte del 24 agosto si è ricordata la prima delle scosse sismiche che per settimane, nel 2016, hanno sconvolto molti piccoli comuni al confine tra Lazio, Unbria, Marche e Abruzzo.

Un evento che ha distrutto, letteralmente radendo al suolo, interi paesi, causando decine e decine di vittime. Dopo un anno dal sisma, le macerie causate dal terremoto sono ancora lì dove le scosse le hanno accatastate, trasformando quelle che prima erano abitazoni in cumuli di sassi, mattoni, calcinacci, tegole, travi, da cui spuntano letti, frigoriferi, sedie... tetsimonianze di famiglie sconvolte e di vite spezzate.

L'inefficienza del governo e della sua "eccellente" burocrazia della programmazione ha fatto sì che a poche settimane dall'avvio dell'anno scolastico molti edifici scolastici siano adesso in grado di ospitare ragazzi di ogni ordine e grado per far seguire loro le lezioni nei paesi di appartenenza.

Purtroppo, però, come faceva notare un dei sindaci del cratere del terremoto, probabilmente quelle scuole rimarranno in gran parte deserte perché le famiglie non potranno lasciare le residenze di fortuna in cui adesso sono ospitate... in genere sulla costa a 50/70 km. di distanza dai paesi d'origine.

Infatti, non essendo ancora arrivate le "mitiche" casette - solo una piccola parte ne sono state consegnate - i genitori hanno iscritto i figli a scuola nei luoghi dove attualmente risiedono... con buona pace di quelle scuole ricostruite che rimarranno desolatamente vuote.

Ed anche in ques'ottica diventa importante la denuncia di Telefono Azzurro che continua a raccogliere le preoccupazioni dei bambini e delle loro famiglie, colpiti dal sisma, come riportato in un r ecente comunicato rilasciato dall'associazione: «Hanno bisogno di ascolto e di supporto, vedono solo camion e macerie, mentre loro tutti hanno bisogno di case, scuole sicure, spazi di aggregazione e campo gioco, vedere rinascere il loro paese, percorrere le strade e riaprire i negozi....una vita normale che sta diventando per loro un sogno, più che un bisogno...

Bisogna ricostruire il senso di comunità e la gente deve poter contribuire a questa riflessione, per far sì che la ricostruzione sia efficace, tenendo presente le esigenze anche dei bambini e degli adolescenti. I bambini hanno bisogno di sentirsi parte del gruppo. Perciò è importante che ripartano le attività scolastiche e sportive al più presto, così come dare loro uno spazio di aggregazione come il parco giochi. Ora non c’è nulla per loro ad Amatrice e dintorni. Devono andare lontano dal paese. I ragazzi hanno bisogno di ritrovarsi tra di loro e gli educatori devono ritrovare con loro percorsi di identità del gruppo.»