Si svolgerà dalle 20:30 la seconda parte del Consiglio dei Ministri riunito questo lunedì per la seduta n. 59. Ed in quell'occasione, Lega e 5 Stelle si affronteranno sugli ennesimi provvedimenti bandiera indicati da entrambi come imprescindibili per il prosieguo dell'esecutivo:

il decreto legge relativo a disposizioni urgenti in materia di ordine e sicurezza pubblica (in quota Lega),

il decreto legge relativo a disposizioni urgenti in materia di famiglia (in quota 5 Stelle).

Sul decreto sicurezza bis, i 5 Stelle hanno dichiarato che non avrebbero approvato altro al di là di nuove misure per il rimpatrio di migranti privi di documenti e permesso di soggiorno. Decreto, va ricordato, su cui ha espresso il proprio giudizio negativo anche l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani.

Sul decreto famiglia, che dovrebbe spendere il miliardo di euro "avanzato" dal reddito di cittadinanza a favore di bonus per le famiglie, i 5 Stelle avevano denunciato ostruzionismo da parte della Lega.

Già i due temi promettono scintille tra i due vicepremier Salvini e Di Maio, ma non saranno gli unici argomenti a giustificare l'interesse sull'esito del CdM.

Stamani, il vicesegretario leghista 5 Stelle, Giorgetti, ha dichiarato che Conte è un premier di parte che non garantisce più la Lega. Conte gli ha risposto, anch'egli facendo ricorso ai media e dichiarando: "Non possiamo accettare allusioni, insinuazioni affidate a una mezza intervista o a un video su Facebook. La grammatica costituzionale richiede che chi lo fa si assume responsabilità.

Non possiamo dare agli italiani - ha continuato Conte - esempio di massima coesione, come è accaduto recentemente in Consiglio dei ministri, dove all'unanimità è stata ribadita piena fiducia nel mio operato e pochi giorni dopo metterlo in discussione in termini di imparzialità".

Crisi di governo in vista? Non sarebbe credibile prima del voto alle europee... ma in base a come si concluderà la riunione di questa sera una delle due forze politiche, o addirittura entrambe, rischia di perdere credibilità di fronte ai propri elettori.