Il Governo emanerà all’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (Aran) gli atti di indirizzo di propria competenza per il riavvio della stagione contrattuale. I rinnovi contrattuali relativi al triennio 2019-2021 interessano oltre 3 milioni di dipendenti pubblici e vedranno confluire l’elemento perequativo delle retribuzioni all’interno della retribuzione fondamentale. Il Governo, poi, individuerà le misure legislative utili a promuovere la contrattazione decentrata e a superare il sistema dei tetti ai trattamenti economici accessori.
Con riferimento al lavoro agile, nei futuri contratti collettivi nazionali dovrà essere definita una disciplina normativa ed economica che garantisca condizioni di lavoro trasparenti, che favorisca la produttività e l’orientamento ai risultati, conciliando le esigenze delle lavoratrici e dei lavoratori con le esigenze organizzative delle pubbliche amministrazioni. Saranno quindi disciplinati aspetti di tutela dei diritti sindacali, delle relazioni sindacali e del rapporto di lavoro quali il diritto alla disconnessione, le fasce di reperibilità, il diritto alla formazione specifica, la protezione dei dati personali, il regime dei permessi e delle assenze.Attraverso i contratti collettivi del triennio 2019-2021, si procederà alla successiva rivisitazione degli ordinamenti professionali del personale, ricorrendo a risorse aggiuntive con la legge di bilancio per il 2022 e adeguando la disciplina contrattuale ai fabbisogni di nuove professionalità e competenze. È necessario, inoltre, valorizzare specifiche professionalità non dirigenziali dotate di competenze specialistiche ed estendere i sistemi di riconoscimento delle competenze acquisite negli anni, anche tramite opportune modifiche legislative.Il Governo si impegna a definire politiche formative di ampio respiro, con particolare riferimento al miglioramento delle competenze digitali e di specifiche competenze avanzate di carattere professionale. Formazione e riqualificazione assumeranno il rango di investimento strategico e non saranno più considerati come mera voce di costo.Nell’ambito dei nuovi contratti collettivi saranno adeguati i sistemi di partecipazione sindacale, valorizzando gli strumenti di partecipazione organizzativa e il ruolo della contrattazione integrativa.Le parti concordano sulla necessità di implementare gli istituti di welfare contrattuale, con riferimento al sostegno alla genitorialità e all’estensione al pubblico impiego di agevolazioni fiscali già riconosciute al settore privato, relative alla previdenza complementare e ai sistemi di premialità diretti al miglioramento dei servizi.

Questi i punti indicati dal Governo per riassumere i contenuti del "Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale", firmato questa mattina nella Sala Verde di Palazzo Chigi dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi, dal Ministro per la Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta e dai Segretari generali di Cgil, Cisl e Uil: Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri. 

Enorme, forse persino sopra le righe, la soddisfazione espressa dalle parti per quella che finora è , semplicemente, una dichiarazione d'intenti i cui contenuti non sono certo stati specificati e che, oltretutto, potrebbero persino rischiare di essere interpretati in senso del tutto opposto da governo e sindacati.

In ogni caso, volendo farsi coinvolgere dal clima di festa e di ottimismo che ha caratterizzato l'evento per il Governo, "il Patto si colloca nel solco di un’azione di rilancio del Paese, volta a realizzare gli obiettivi cruciali della modernizzazione del “sistema Italia” e dell’incremento della coesione sociale, a partire dalla straordinaria opportunità offerta dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Innovazione e coesione sono obiettivi centrali dello storico programma Next Generation EU e saranno perseguiti simultaneamente. Un Paese più moderno, infatti, può offrire servizi migliori e maggiori opportunità di sviluppo ai propri cittadini; al contempo, un Paese più coeso assicura che ogni persona possa sentirsi parte del processo innovativo e che ciascuno possa trarre beneficio dagli sforzi comuni. I pilastri fondamentali di ogni riforma e ogni investimento pubblico contenuti nel PNRR saranno la coesione sociale e la creazione di buona occupazione".

Nessuno, sicuramente, può azzardarsi a  non essere d'accordo con quanti osannano, a forza di peana, le capacità di Mario Draghi e dei suoi ministri, ma non si riesce a capire come una banale lista di intenzioni su quello che (teoricamente) in futuro dovrebbe esser fatto per migliorare la Pubblica Amministrazione possa generare così tanto entusiasmo. 

Comunque, a merito del neo-presidente del Consiglio è doveroso citare il passaggio finale del suo intervento odierno in occasione della cerimonia di firma:"Il Patto è sicuramente un evento di grande importanza per il metodo, per il contenuto, per questa relazione di dialogo che c’è. Ma è,  ricordiamocelo, il primo passo. Molto, se non quasi tutto, resta da fare. Ed è con l’augurio che sapremo tener fede al contenuto di questo piano, alle aspettative e alle promesse di questo piano, che vi ringrazio di nuovo tutti, per oggi".

Così, invece,  il ministro Brunetta, al riguardo un po' meno sobrio di Draghi:"Con la firma di oggi vogliamo mettere le basi per la costruzione di una nuova Italia, partendo dalle intuizioni di Carlo Azeglio Ciampi per avviare un percorso che investa sulle parti sociali, sull'innovazione. La firma assegna alla coesione sociale non una semplice ripetizione retorica, ma un valore fondante di uno Stato che si rinnova, si modernizza sul valore della persona e della partecipazione".

Per riassumere la soddisfazione dei sindacati, si riportano le parole del segretario della Cisl, Luigi Sbarra:

"Grazie a Brunetta che ha negoziato questo patto in modo intenso e grazie a Draghi che ha aperto un dialogo costruttivo con il sindacato. L’accordo esprime valori e contenuti importanti sia per il mondo del lavoro pubblico sia per il Paese, guardando al presente e al futuro. Al presente per vincere la sfida immediata della pandemia e della crisi economica, sociale, produttiva, occupazionale, cogliendo in pieno le esigenze di cambiamento della Pa e per rispondere in maniera efficace con maggiore tempestività ai bisogni, alla qualità, la quantità dei servizi verso i cittadini, le famiglie e le imprese. Ma offre  risposte importanti anche ai lavoratori, alle lavoratrici , creando le condizioni per rilanciare l’occupazione, per riformare gli ordinamenti professionali, per rinnovare i contratti collettivi nazionali di lavoro e finalmente disciplinare le forme di lavoro eseguite in modalità agile. Inoltre offre risposte importanti sul futuro perché punta su un rinnovato ruolo della Pubblica Amministrazione come vero grande motore propulsivo di cambiamento, di modernizzazione del Paese. Punta a grandi investimenti sull''innovazione tecnologica, attraverso la digitalizzazione, sul cambiamento dell'organizzazione del lavoro attraverso la riqualificazione professionale  e l'aggiornamento delle competenze"."Dall'intesa emergono due grandi temi di metodo perché entriamo in una fase nuova che esalta il ruolo delle relazioni sociali e sposta il baricentro del diritto amministrativo alla contrattazione collettiva e affida l'ammodernamento della Pa a una impostazione non calata dall'alto ma realmente condivisa". "Nel merito ci sono aspetti di assoluto rilievo. Chiudiamo dopo tanti anni una vertenza sui temi che riguardano i processi di valorizzazione del lavoro pubblico, acceleriamo l'azione di reclutamento ai territori, si riconosce il diritto soggettivo alla formazione, si valorizzano le professionalità interne e poi si da una spinta forte al rinnovo dei contratti nazionali e si ripristina l'esperienza della contrattazione di secondo livello con un sistema di detassazione, di defiscalizzazione del welfare negoziato e dei premi di risultato. Penso che su queste linee condivise oggi imprimiamo insieme una spinta partecipata alla ripartenza del Paese nel segno di una nuova concertazione, di un nuovo dialogo sociale."