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Il papa, Salvini, i migranti... una relazione esiste

Nell'omelia, in occasione della messa per il Corpus Domini celebrata nella Chiesa di Santa Monica a Ostia, papa Francesco, parlando dell'Eucarestia, ha ricordato:

«Quante persone sono prive di un posto dignitoso per vivere e del cibo da mangiare! Ma tutti conosciamo delle persone sole, sofferenti, bisognose: sono tabernacoli abbandonati. Noi, che riceviamo da Gesù vitto e alloggio, siamo qui per preparare un posto e un cibo a questi fratelli più deboli.

Egli si è fatto pane spezzato per noi; chiede a noi di donarci agli altri, di non vivere più per noi stessi, ma l’uno per l’altro. Così si vive eucaristicamente: riversando nel mondo l’amore che attingiamo dalla carne del Signore. L’Eucaristia nella vita si traduce passando dall’io al tu.

... Anche in questa città, il cui nome – Ostia – richiama proprio l’ingresso, la porta. Signore, quali porte vuoi che ti apriamo qui? Quali cancelli ci chiami a spalancare, quali chiusure dobbiamo superare?

Gesù desidera che siano abbattuti i muri dell’indifferenza e dell’omertà, divelte le inferriate dei soprusi e delle prepotenze, aperte le vie della giustizia, del decoro e della legalità. ...»


Dopo aver ricordato le parole del Papa pronunciate nel pomeriggio di domenica, confrontiamole con quelle del nuovo ministro dell'Interno, Matteo Salvini che sabato in un comizio a Vicenza, riferendosi ad uno sbarco di migranti avvenuto a Pozzallo, ha dichiarato: «Per i clandestini è finita la pacchia, devono fare le valigie, con calma, ma se ne devono andare. E sulle Ong stiamo lavorando e ho le mie idee: quello che è certo è che gli Stati devono tornare a fare gli Stati e nessun vice scafista deve attraccare nei porti italiani.»

Una dichiarazione che ha avuto l'ormai solito strascico legale tra Salvini e Saviano...


Ma a parte questo, evidentemente il neo ministro dell'Interno, il papà Matteo Salvini, oltre a non essere in sintonia con le direttive del "buon Dio" (come direbbe lo stesso Salvini) indicate dal Papa, non ha ben chiaro neppure il ruolo che le Ong svolgono nel Mediterraneo. E per capirlo, oltre che cercare ossessivamente notizie di cronaca da postare su facebook che riguardino migranti, sarebbe sufficiente che il ministro allargasse il proprio sguardo, per vedere che le cose stanno diversamente da come lui le vuole descrivere.

Così avrebbe saputo che una donna soccorsa il 24 maggio da una nave della marina militare italiana e in seguito trasferita a bordo dell'Aquarius, una nave dei "vice scafisiti" di SOS Méditerranée, è nato Miracle, un bambino partorito da una donna che aveva trascorso un anno in Libia, tenuta prigioniera, picchiata, affamata, vittima di estorsioni per ottenere soldi per il rilascio.

Quella donna ha detto di essere fuggita con il suo compagno e centinaia di altre persone all'inizio di quest'anno, di essersi nascosta in casa di un amico in Libia, prima di affrontare giovedì scorso la traversata del Mediterraneo, che non è certo una passeggiata.


Quella narrata dalla madre di Miracle è una situazione abbastanza comune, come ci fa sapere Medici Senza Frontiere.

"La sera del 23 maggio oltre cento rifugiati e migranti che erano stati rapiti e tenuti in prigionia da trafficanti di uomini a ovest di Bani Walid, in Libia, sono riusciti a scappare. Mentre cercavano di fuggire, sono stati inseguiti dai loro carcerieri e uomini armati, che hanno sparato contro di loro, causando diverse vittime e 25 feriti, poi trasferiti all’Ospedale generale di Bani Walid.

I sopravvissuti, in gran parte adolescenti provenienti da Eritrea, Etiopia e Somalia che cercavano di raggiungere l’Europa per chiedere asilo, hanno raccontato di essere finiti nelle maglie di trafficanti che li avevano venduti più volte tra Bani Walid e Nesma.

All’ospedale di Bani Walid, l’équipe di MSF ha supportato lo staff locale nel fornire cure mediche ai 25 feriti. Tra loro, 18 avevano ferite minori e hanno ricevuto primo soccorso e medicazioni, 7 sono stati ricoverati per ulteriori cure a causa di gravi ferite da arma da fuoco e fratture multiple."


Quindi, quando il neo ministro dell'Interno dalla Sicilia dice «non terremo una linea dura, ma di buon senso... il Mediterraneo è un cimitero. C’è un unico modo per salvare queste vite: meno gente che parta, più rimpatri. La vita è sacra e per salvarla bisogna evitare che salgano sulle carrette del mare. Da ministro farò di tutto, lavorando con quei governi, per evitare le partenze di quei disperarti...», dovrebbe anche tener conto di quanto disperati siano quei disperati... specialmente quelli che provengono dalla Libia.


Di sicuro, della situazione in Libia Salvini non è responsabile. Però, se quanto riporta MSF, anche solo in parte, fosse esatto, la situazione è più che preoccupante, oltre ad indicare che il mirabolante piano Minniti è stato fallimentare.

"Ci sono più di 50.000 persone, registrate dall’UNHCR in Libia, principalmente originarie della Siria, bloccate nel Paese. Ma ci sono molti altri rifugiati e richiedenti asilo invisibili, che vengono rapiti, rinchiusi e a volte persino uccisi. È difficile stimarne il numero ma, secondo alcuni osservatori, il numero dei migranti, rifugiati e richiedenti asilo in Libia arriverebbe a 700.000".

Se questo è lo stato delle cose, è chiaro che con la propaganda di Salvini non può certo essere risolto ed è chiaro che l'unica possibilità è che l'Europa e l'Onu intervengano direttamente in Libia con mezzi e personale per provvedere in loco a gestire in centri di accoglienza ad hoc quelle persone adesso detenute nelle prigioni libiche, gestendone il rimpatrio e, dove possibile, l'accoglienza ripartita tra i vari Paesi in Europa e non solo.

Autore Angelo Zanotti
Categoria Politica
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