(a cura dell’Arch Maurizio Ulisse, esperto grandi emergenze ANPPE Vigili del Fuoco)  L’emergenza, per definizione generale, è uno scostamento più o meno grave dalle normali condizioni di vita o di lavoro che può causare danni a cose e/o persone.

Questa condizione eccezionale necessita di un intervento tempestivo e mirato per essere risolta in tempi brevi e con i minori danni possibili. In relazione la stessa deve essere affrontata con una fase attiva di azioni che a loro volta sono supportate da una pianificazione a priori, metodica e scientifica.

In poche parole, sostanzialmente, alla fase temporale di emergenza deve essere contrapposta una fase operativa che è specifica alla stessa, e non può che essere altrimenti.

A contorno di quanto detto che è prerogativa degli organi istituzionali vi è la percezione comune non solo a chi agisce nell’emergenza ma anche della popolazione coinvolta nella stessa.

La percezione è il processo mediante il quale traiamo informazioni sul mondo nel quale viviamo. Essa avviene in maniera selettiva, costruttiva e interpretativa.

Pertanto, c’è sempre differenza tra ciò che percepiamo e ciò che la nostra mente ricava dalle percezioni, in parole povere un divario tra la realtà fisica e fenomenica e l’idea che soggettivamente ci facciamo di essa. 

Questo preambolo vuole porre delle basi per una prima analisi in merito alla situazione emergenziale che si è presentata con il Nuovo Corona Virus (COVID-19). 

Una emergenza di questo tipo, e quindi del tipo Batteriologico/Chimico ha un tempo di impatto e poi di successiva propagazione medio alto. Significa che può avere o un tempo di impatto immediato ( Attacco militare/terroristico) oppure medio termine (COVID-19), valutabile da alcuni giorni ad alcune settimane.

In entrambi i casi, è fondamentale la prevenzione, che nel primo caso ha una serie di variabili di non facile definizione, mentre nella seconda, queste variabili sono molto ridotte se non assenti.

Di conseguenza nel nostro caso l’improvvisazione dovrebbe essere completamente assente. Una improvvisazione assente permette di dare una risposta positiva ed immediata, a tutto vantaggio dei soggetti coinvolti, i quali non sono mai passivi in una gestione emergenziale, ma attivi e parti di essa. Quindi una ottima pianificazione, permette di dare dei riferimenti pratici, anche alla popolazione che ne trae beneficio in termini di percezione e quindi di interazione con i soccorsi.

Tutto questo va anche ad incidere su un altro elemento fondamentale che possiamo definire di disturbo è cioè il panico. In un’ottica di effetto domino questi elementi sono collegati tra loro e complementari, non può quindi esistere una risposta emergenziale valida senza uno di questi elementi (Pianificazione, Percezione ed assenza di Panico).

Chiariti questi concetti fondamentali e senza entrare nel merito prettamente tecnico dei singoli elementi, dobbiamo praticare una analisi critico/costruttiva di rispondenza, che ci permetterà di dare dei giudizi in merito, al momento ancora poco opportuno, in quanto in fase di evoluzione. Valutazioni affrettate e poste da chi non è addetto ai lavori va presa con le pinze e analizzata molto molto attentamente, perché una analisi sbagliata è come un vaccino sbagliato che uccide il corpo ospitante ma non il virus. 

Prossimamente e nel momento opportuno sarà nostra cura fare, queste valutazioni in una prospettiva di miglioramento delle tematiche fino a qui esposte.