In 62 "stakeholder" intorno ad un tavolo... che cosa potevano ottenere? Questo è quello che si è provato a capire dalle parole di Luigi Di Maio nella conferenza stampa seguita all'incontro da lui organizzato questo lunedì al Mise per parlare del destino di Ilva.

Proviamo ad andare per ordine, partendo da che cosa si è discusso nell'incontro.

Principalmente del piano ambientale, di cui, ha detto Di Maio, sono state anticipate da parte di Arcelor Mittal le date per il raggiungimento di alcuni obbiettivi. Inoltre si è parlato, un po', anche del piano occupazionale.

Per quanto riguarda il piano ambientale, le migliorie, in base a come stato fatto il bando di gara e in base a come è avvenuta l'assegnazione, riguardano solo la produzione di acciaio eccedente le 8 milioni di tonnellate. Per l'acciaio prodotto fino a quella quota, nulla cambia.

Per il piano occupazionale, saranno però i sindacati a vedersela con ArcelorMittal... il governo potrà fare da mediatore su richiesta delle parti.



In base a quanto dichiarato da Di Maio, allora, Ilva continuerà a produrre acciaio anche in futuro? E vallo a capire! Infatti, non è da sapere neppure se l'assegnazione dell'acciaieria ad ArcelorMittal sarà confermata.

Infatti, Di Maio ha detto che i ministeri interessati al bando con cui è avvenuta l'assegnazione dell'Ilva ad ArcelorMittal, compreso quello dell'ambiente, stanno lavorando per capire se quanto scritto sia stato rispettoso delle premesse che hanno portato alla realizzazione del bando stesso. Se così non sarà, Di Maio ha detto che porterà le carte in procura... e si presume che a quel punto la gara verrebbe annullata, e così l'assegnazione di Ilva ad ArcelorMittal, che quella gara ha vinto.

A quel punto, però, il destino dell'acciaieria sarebbe a rischio, ancora di più di quanto non lo sia adesso.

Il problema, infatti, dopo l'incontro odierno, nonostante il numero di "stakeholder" presenti è che Di Maio non ha fatto sapere nulla di concreto sul destino di Ilva: se continuerà o meno a produrre acciaio, in che termini, chi sarà il proprietario, quante persone occuperà, quali ricadute ci saranno sull'ambiente...

Insomma, a parte la necessità di capire e stabilire se le regole in passato siano state rispettate, nessuno è in grado di dare risposte sul futuro dell'azienda. Non solo... non è neppure possibile conoscere quando queste risposte arriveranno.

Va bene la legalità, ma quando cozza con il contingente ed il lavoro di 14mila persone, oltre a quello della salute di molti tarantini, forse decidere anche per il meno peggio non sarebbe poi così assurdo... nanche per un ministro 5 Stelle.