Non proprio in preda all'ottimismo, venerdì il direttore aggiunto dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, Ranieri Guerra, ospite della trasmissione Agorà in onda su Rai 3, ha illustrato un possibile scenario futuro sugli sviluppi della pandemia nei prossimi mesi, ipotizzando un'emergenza tutt'altro che finita:

"Sparendo il virus dalle cliniche sembra tutto sia finito, ma non è così. Rispetto alla nuova categoria dei debolmente positivi non entro nelle classificazioni e definizioni artificiose che colleghi insigni di varie discipline possono fare. Guardo i fatti e i fatti dicono che il genoma del virus è ancora lo stesso e i fatti dicono che l'andamento di una epidemia come questa è ampiamente previsto e prevedibile. C'è una discesa che coincide con l'estate. E' vero che le terapie intensive si sono svuotate, ma si sono svuotate come previsto che accadesse e non vogliamo si riempiano di nuovo in autunno. Tutte le precauzioni che stiamo prendendo hanno l'obiettivo di circoscrivere la circolazione del virus quando questa riprenderà".

Un fatto, quest'ultimo, che Guerra dà per certo: 

"La Spagnola si comportò esattamente come il Covid: andò giù in estate e riprese ferocemente a settembre e ottobre, facendo 50 milioni di morti durante la seconda ondata".


Previsioni allarmistiche? 

In Europa, l'OMS ha parlato di una ripresa del contagio, anche grazie all'andamento della Svezia dove la gestione "easy" del lockdown ha fatto sì che adesso il numero dei casi giornalieri sia praticamente raddoppiato rispetto ad un paio di mesi fa, mentre in percentuale il numero dei decessi si aggira su una media vicina al 10% del numero dei contagiati.

Ma è la Russia, terzo Paese al mondo per numero di contagiati (finora 620mila), il Paese dove il Sars-CoV-2 è maggiormente presente con 7mila nuovi casi ogni 24 ore, anche se l'andamento del contagio adesso risulta in calo.


Nell'est del mondo, a preoccupare è sopratutto l'andamento del contagio in India con un totale di quasi mezzo milione di contagiati, 15mila morti e quasi 17mila nuovi casi ogni 24 ore, senza che il picco sia stato raggiunto. Grave anche la situazione in Pakistan, anche se da alcuni giorni il contagio è in diminuzione.


Cresce il contagio anche in Africa, soprattutto in Sudafrica, che raccoglie in questo momento circa la metà delle infezioni registrate nel continente con 118.375 casi finora accertati, con una ripresa record di nuovi casi nelle ultime 24 ore, 6.570, dopo che sono state allentate all'inizio di giugno le misure di confinamento, tra l'altro tra le più severe al mondo e caratterizzate da numerosi episodi di violenza da parte delle forze di polizia.


Ma la vera emergenza è in America, in tutto il continente, ad esclusione del Canada. In Brasile, sono circa 1,25 milioni le persone finora contagiate, 55mila i morti e 40mila ogni 24 ore i nuovi casi di infezione. Non bisogna però dimenticare che questi dati non includono test diagnostici a tappeto, soprattutto tra le fasce meno protette della popolazione, e pertanto sono da considerarsi sicuramente parziali.

Il Messico ha riportato nelle ultime 24 ore numeri più alti di sempre con 6.104 nuovi casi e 736 ulteriori decessi, su 203mila casi confermati e 25mila morti.

Gli Stati Uniti, infine, rappresentano oramai un vero e proprio incubo con quasi 2,5 milioni di contagiati e 125mila morti, la nazione con i numeri più alti al mondo.

Il 25 giugno i nuovi casi negli Stati Uniti sono stati 41.113, il 54% in più nelle ultime due settimane, e quello registrato ieri è il numero di casi in 24 ore più alto di sempre. Ed altissimo è stato anche il numero dei decessi in un solo giorno: 2.467.

In pratica gli Stati Unuiti sono di nuovo in piena emergenza. Un fatto che avrà conseguenze non solo sull'economia statunitense, ma anche su quella degli altri Paesi per i collegamenti e le sinergie esistenti.

I dipartimenti sanitari di quattro stati - Texas, Alabama, Missouri e Nevada - hanno registrato ieri il picco massimo di nuovi casi in un giorno. Il Texas ha riportato 5.996 nuovi contagiati da coronavirus. Complessivamente, sono dodici gli Stati americani dove si sono registrati nuovi massimi, tra questi Arizona, California, Florida, Georgia, Utah e Carolina del Sud.

E che cosa fa il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, per contrastare il problema? Nega l'evidenza di quanto sta accadendo e lancia accuse contro la Cina, mentre continua a promuovere il contagio con la sua campagna elettorale per le presidenziali 2020, che ieri lo hanno portato in Wisconsin. Parlando in un cantiere navale a Marinette, Trump ha dichiarato: "Abbiamo dei casi di contagio perché facciamo i test. I decessi sono in calo". Poi ha aggiunto: "[Il virus] è venuto dalla Cina e ha colpito 188 Paesi: non buono, non buono".

Sempre giovedì, in questo caso in Ohio, il vicepresidente Mike Pence - che è il capo della Task Force anti coronavirus della Casa Bianca e che non ha tenuto un briefing pubblico dal 27 aprile - ha dichiarato che l'amministrazione sta "lavorando ininterrottamente", cercando di minimizzare il pericolo rappresentato dall'attuale ripresa dei contagi sostenendo che "in circa 38 Stati, i casi sono stabili o addirittura in diminuzione".

A corollario della sconclusionata gestione dell'epidemia da parte della Casa Bianca, va aggiunto che l'amministrazione Trump mercoledì ha deciso di iniziare ad interrompere il supporto federale per i test Covid-19 in 13 siti, tra cui sette che si trovano nello stato del Texas. Il finanziamento e il supporto per i siti in Texas, New Jersey, Illinois, Pennsylvania e Colorado si concluderanno entro la fine del mese. Quattro dei siti che si trovano in Texas, che ogni giorno effettuano migliaia di test, sono nella contea di Harris, di cui fa parte Houston, dove i medici hanno affermato che gli ospedali stanno raggiungendo il massimo della loro capacità di accoglienza. I ricoveri ospedalieri da coronavirus in Texas sono aumentati del 60% nell'ultima settimana.

Giovedì, i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) hanno dichiarato che il numero di americani infettati da coronavirus è probabilmente circa 10 volte superiore rispetto ai casi finora segnalati. Robert Redfield, direttore dei CDC, in una conferenza stampa, ha dichiarato: "La nostra migliore stima in questo momento è che per ogni caso segnalato, in realtà ci siano altre 10 infezioni".

Redfield ha poi aggiunto: "Ovviamente siamo preoccupati. Potremmo avere un ritardo in ciò che vediamo nei ricoveri e nelle morti perché ciò può essere differito di tre o quattro settimane, ma sto cercando di far capire che oggi siamo in una situazione diversa rispetto a marzo o aprile", invitando gli americani a mantenere la distanza interpersonale ed indossare la mascherina quando escono di casa, senza dimenticare poi di lavarsi accuratamente le mani.