Cari amici, voi avete «una nobile vocazione orientata a produrre ricchezza e a migliorare il mondo per tutti»; siete perciò chiamati ad essere costruttori del bene comune e artefici di un nuovo “umanesimo del lavoro”. Siete chiamati a tutelare la professionalità, e al tempo stesso a prestare attenzione alle condizioni in cui il lavoro si attua, perché non abbiano a verificarsi incidenti e situazioni di disagio.
La vostra via maestra sia sempre la giustizia, che rifiuta le scorciatoie delle raccomandazioni e dei favoritismi, e le deviazioni pericolose della disonestà e dei facili compromessi. La legge suprema sia in tutto l’ attenzione alla dignità dell’altro, valore assoluto e indisponibile. Sia questo orizzonte di altruismo a contraddistinguere il vostro impegno: esso vi porterà a rifiutare categoricamente che la dignità della persona venga calpestata in nome di esigenze produttive, che mascherano miopie individualistiche, tristi egoismi e sete di guadagno. L’impresa che voi rappresentate sia invece sempre aperta a quel «significato più ampio della vita», che le permetterà di «servire veramente il bene comune, con il suo sforzo di moltiplicare e rendere più accessibili per tutti i beni di questo mondo».
Proprio il bene comune sia la bussola che orienta l’attività produttiva, perché cresca un’economia di tutti e per tutti, che non sia «insensibile allo sguardo dei bisognosi».
Essa è davvero possibile, a patto che la semplice proclamazione della libertà economica non prevalga sulla concreta libertà dell’uomo e sui suoi diritti, che il mercato non sia un assoluto, ma onori le esigenze della giustizia e, in ultima analisi, della dignità della persona. Perché non c’è libertà senza giustizia e non c’è giustizia senza il rispetto della dignità di ciascuno.

Questa è la conclusione del discorso con cui Papa Francesco ha accolto nella Sala Nervi i rappresentanti di Confindustria, guidati da Giorgio Squinzi ed Emma Marcegaglia, nell'udienza giubilare a loro riservata.
 «L'impresa incontra il Santo Padre. Per la prima volta in oltre cento anni di storia la più grande associazione delle imprese italiane incontra il Santo Padre. Per ascoltare parole di speranza e rinnovare il proprio impegno nella costruzione di una società più giusta e più vicina ai bisogni dell’uomo».
Con queste parole l'associazione degli imprenditori ha presentato questo evento, introducendolo con interviste e dichiarazioni rilasciate alla stampa cattolica, tra cui spicca quella di Squinzi a Famiglia Cristiana, "Anche l'impresa è misericordia".

Le parole del Papa, che hanno rimarcato l'attenzione già espressa dal pontefice per una società più giusta in cui siano riconosciuti per tutti rispetto, dignità e giustizia, rivolte a degli industriali che, salvo rare eccezioni, hanno dimostrato di seguire vie del tutto opposte, hanno dato all'evento se non una connotazione grottesca, almeno un po' ironica e alquanto ipocrita.
Infatti, ricordiamo la posizione di Confindustria sulla legge Fornero prima e sul Jobs Act dopo. In entrambi i casi sono stati tolti diritti ai lavoratori, mentre agli industriali sono stati regalati dei soldi per trasfomare dei contratti precari in contratto altrettanto precari ma che sono stati falsamente titolati a tempo indeterminato.

Dove sia la misericordia degli imprenditori è difficile da capire. Quella dei lavoratori, invece, è di più facile comprensione... almeno come imprecazione!